Per il sindacato, ricordare l'operaio caduto nel cantiere è un modo per mantenere viva la memoria di tutti i morti sul lavoro
MESSINA – Il 12 ottobre rappresenta una data di profondo dolore e riflessione per il mondo del lavoro messinese. Esattamente tre anni fa, in quella triste giornata, si consumava la tragica scomparsa di Salvatore Ada, un lavoratore edile e delegato della Feneal Uil, che perse la vita nel cantiere del Viadotto Ritiro.
Ivan Tripodi, segretario generale della Uil Messina, e Pasquale De Vardo, segretario Feneal Uil Tirrenica Messina-Palermo, esprimono in un comunicato stampa la loro vicinanza alla madre e ai familiari di Salvatore, che non riescono a trovare pace dopo la perdita del loro caro. “La Uil ritiene il ricordo di Salvatore Ada un dovere morale,” – hanno dichiarato – “in quanto significa ricordare tutti i morti sul lavoro, un numero impressionante di innocenti lavoratori che, anche nel nostro territorio, sono usciti di casa per guadagnarsi da vivere e non sono più tornati.”
“Le morti sul lavoro, un’indecente mattanza”
I rappresentanti sindacali della UIL, descrivono questa situazione come un’indecente mattanza, con un inarrestabile contatore delle vittime che è inaccettabile per un Paese civile e democratico. I sindacalisti ricordano che per porre un freno a questa dolorosa deriva, la UIL nazionale ha recentemente promosso una campagna nazionale chiamata “Zero Morti sul Lavoro”. L’iniziativa, lanciata dal segretario generale Pierpaolo Bombardieri, punta a chiedere con forza l’approvazione di norme rigorose per tutelare la vita dei lavoratori.
Intitolare il viadotto Ritiro a Salvatore Ada
Tripodi e De Vardo hanno, infine, reiterato la richiesta ai vertici del Consorzio per le autostrade siciliane di intitolare il Viadotto Ritiro a Salvatore Ada. Questa proposta ha trovato supporto e consenso pubblico da parte dell’assessore regionale alle Infrastrutture, Alessandro Aricò. L’esponente politico è stato sollecitato a velocizzare l’iter necessario per rendere omaggio a Salvatore. “Si tratta di un piccolo e doveroso gesto per mantenere viva la memoria di una vittima innocente caduta sul lavoro,” hanno concluso Tripodi e De Vardo.
