Tari troppo alta, servizi scadenti, la beffa dell'impianto di Pace

Tari troppo alta, servizi scadenti, la beffa dell’impianto di Pace

Tari troppo alta, servizi scadenti, la beffa dell’impianto di Pace

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mercoledì 10 Gennaio 2018 - 12:35

L'associazione di categoria scende in campo per fare un'analisi dell'attuale gestione dei rifiuti in relazione al costo ancora troppo alto a carico dei cittadini

A Messina la Tari è troppo alta e le scelte politiche sulla gestione di servizio e impianti non hanno messo in moto sistemi virtuosi che potessero abbassare il costo dei rifiuti a carico dei cittadini, né tantomeno migliorare la qualità dei servizi resi. Per questo è Confedilizia a voler scendere in campo per riaccendere i riflettori su un tema che tocca da vicino le tasche dei messinesi.

Confedilizia è al fianco di proprietari, condomini, esercenti e di tutti coloro che quotidianamente si scontrano con il muro di gomma costituito dal disservizio del sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti a Messina. Qualità del servizio che, com’è ormai noto, è quella che è. Difficilmente, infatti, può parlarsi di “qualità”.

L’associazione di categoria vuole rammentare come il pagamento della Tari costituisce il pagamento di una tassa, ossia di una somma che tecnicamente ha il valore di corrispettivo per un servizio pubblico reso al singolo contribuente e, quindi, alla collettività. Allo stato, però, si ha l’impressione di pagare tasse salate a fronte di un servizio scadente, se non addirittura inesistente.

In linea di principio, inoltre, le determine comunali prevedono che la mancata utilizzazione o l’interruzione temporanea del servizio di gestione dei rifiuti urbani non comporterebbero la riduzione o l’esonero dal pagamento del tributo. Il che, ovviamente, avrebbe un senso se l’amministrazione in primis portasse a termine il proprio compito e svolgesse adeguatamente il servizio. Nonostante ciò, la Cassazione ha invece stabilito che a fronte di disfunzioni nella prestazione del servizio di raccolta dei rifiuti che non siano temporanee ma che siano invece apprezzabilmente protratte nel tempo, né derivanti da imprevedibili impedimenti organizzativi, il tributo sia dovuto in misura ridotta, ossia nella misura massima del 40% rispetto alla tariffa ordinaria.

Tale riduzione non avrebbe finalità sanzionatoria nei confronti dell’amministrazione, ma sarebbe uno strumento di tendenziale “riequilibrio impositivo”. Riduzione applicabile, quindi, indipendentemente da eventuali responsabilità dell’amministrazione.

«Che questo possa aprire qualche spiraglio per una possibile riduzione della tariffa?». Confedilizia continua a chiedere all’amministrazione comunale un corposo abbassamento della tariffa, già costosissima a fronte dell’inqualificabile servizio erogato ai cittadini.

La lente di ingrandimento viene posta anche sugli impianti. Dopo la notizia del guasto alla pressa dell’impianto di Pace e il rischio per la differenziata, Confedilizia vuole porre l’attenzione sull’altro impianto di Pace, quello nuovo ma mai utilizzato.

«L’impianto di Pace, gestito da Messinambiente, risulta sottodimensionato rispetto al fabbisogno di Messina e provincia, poiché in esso confluiscono rifiuti non solo da Messina, ma anche da altri comuni limitrofi. Sebbene Messinambiente sia una società in liquidazione e in costanti difficoltà finanziarie, la politica cittadina, con un’ordinanza dopo l’altra, continua ad affidarle il servizio. Salta all’occhio l’evidente sottodimensionamento dell’impianto di Pace, e ciò assume quasi i contorni della beffa considerando che esiste un impianto di smaltimento realizzato dall’Ato3, nuovissimo, che è ancora fermo e che è costato ai contribuenti la bellezza di circa 7 milioni di euro. Il Commissario di Messinambiente ha ripetutamente chiesto al sindaco e all’assessore Ialacqua il permesso di utilizzare il nuovo impianto, servendosi persino della collaborazione dei propri operatori in assenza di altro personale disponibile. L’ultima richiesta risale allo scorso 28 dicembre, anche in virtù di un’ordinanza del Presidente della Regione (datata addirittura giugno 2016) che prevedeva l’attivazione di tutti gli impianti sul territorio al fine incrementare la raccolta differenziata. Cosa poi non avvenuta».

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