C'è un progetto per la frana ma i tempi sono ancora lunghi. "Costretti a trovare una casa in affitto, non possiamo più vivere così"
servizio di Silvia De Domenico
MESSINA – Una frana ha interrotto via Caprera, in contrada Scoppo, lo scorso 2 febbraio. Da allora una famiglia che abita nel borgo abbandonato è rimasta isolata. Per raggiungere casa propria sono costretti a scavalcare a piedi la montagnetta di fango. E quando piove evitano di uscire per non rischiare ulteriormente.

“Dopo 4 mesi è diventato invivibile”
Il Comune di Messine e la Protezione civile sono intervenuti più di una volta per rimuovere parte della frana e permettere alla famiglia di transitare almeno a piedi. “Dopo quasi 4 mesi però è diventato invivibile”, racconta la signora Rosanna Amato. “Soprattutto per portare le buste della spesa o i sacchi dei croccantini per i nostri animali”. Ed è proprio per amore dei cani e della colonia felina di cui si occupa che la signora si è sempre ostinata a non lasciare casa sua.

Due ordinanze di sgombero temporaneo
Nelle ultime settimane, però, sia la signora Rosanna che la figlia sono state raggiunte da due ordinanze di sgombero. La prima ad aprile e la seconda nei giorni scorsi. “Non abbiamo altra scelta che trovare una casa in affitto, ma non è facile anche perché ogni giorno bisognerà salire quassù a piedi per dare da mangiare ai gatti”, aggiunge la signora.

“Per ripristinare la strada ci vorranno anni”
A spingerla a trovare un’altra casa in cui abitare è anche il fatto che per riparare la frana e ripristinare l’unica strada di accesso al borgo probabilmente ci vorranno anni. C’è un progetto pronto ma mancano ancora le risorse e tutte le autorizzazioni per vederlo realizzato. Ci vorrà un intervento da circa 1 milione e 900mila euro per mettere in sicurezza il costone franato.

“Indagini geognostiche e poi richiesta dei pareri”
“Già a febbraio avevamo fatto richiesta alla Protezione civile regionale. Adesso c’è un progetto pronto e si dovranno avviare le indagini geognostiche”, dichiara l’assessore alla Difesa del suolo, Francesco Caminiti. “Solo dopo le indagini potremo richiedere i pareri a Genio civile, Soprintendenza, Forestale e Autorità di Bacino”, aggiunge Caminiti. Il progetto quindi prevede il coinvolgimento di altri 4 enti, oltre al Comune di Messina.
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