Traffico di rifiuti per l'edilizia, 10 arresti e 15 costruttori "sospesi" a Messina NOMI E VIDEO

Traffico di rifiuti per l’edilizia, 10 arresti e 15 costruttori “sospesi” a Messina NOMI E VIDEO

Alessandra Serio

Traffico di rifiuti per l’edilizia, 10 arresti e 15 costruttori “sospesi” a Messina NOMI E VIDEO

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venerdì 14 Ottobre 2022 - 09:46

Ai domiciliari i Mancuso di Gravitelli, gestori della discarica di Portalegni dove i cantieri cittadini continuavano a riversare materiale. Una "bomba" per la città, in caso di alluvione

MESSINA – E’ scattata stamane all’alba l’operazione della Guardia di Finanza di Messina che ha portato agli arresti domiciliari di 10 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere dedita al traffico ed alla gestione abusiva (raccolta, trasporto, sversamento ed occultamento) di ingenti quantitativi di rifiuti speciali. Altri 15 imprenditori delle costruzioni non potranno temporaneamente esercitare attività di impresa. Sequestrati inoltre beni e aziende per oltre due milioni di euro.

Al centro degli accertamenti del Comando Provinciale, con il supporto del Reparto operativo aereonavale di Palermo e col coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, ci sono i Mancuso di Gravitelli, il padre Daniele e i figli Giuseppe e Andrea, gestori della discarica di Portalegni, nel rione del centro cittadino.

Nel 2019 la discarica era stata sequestrata proprio dai finanzieri: parte della collina di San Corrado, secondo l’accusa, era stata fatta sparire per far posto al sito di stoccaggio. L’inchiesta ha scoperto che malgrado quei provvedimenti i Mancuso continuavano ad utilizzare la discarica, di cui si servivano molti imprenditori per smaltire materiale di risulta di edilizia. I mezzi entravano ed uscivano, spiega la Finanza, senza neppure i formulari di accompagnamento. In più, spiegano ancora gli inquirenti, il pentito Biagio Grasso ha rivelato che i Mancuso fossero gli imprenditori del settore rifiuti di riferimento del clan Romeo-Santapaola, al centro del processo Beta.

E’ stata la Stazione navale della Guardia di Finanza di Messina ad individuare e segnare alla Procura la discarica abusiva di Gravitelli, peraltro in una zona sottoposta a vincolo. Da qui l’inchiesta, anche sulla scorta delle rivelazioni di Grasso. Le immagini satellitari della zona, relative agli anni 2011 – 2019, avevano documentato come l’area avesse progressivamente occupato oltre 38 mila metri quadri di rifiuti, in assenza di qualunque comunicazione all’Arpa o autorizzazione.

I finanzieri hanno quindi monitorato gli scarichi abusivi, eseguiti principalmente mediante l’utilizzo di mezzi intestati ad altra società cooperativa, sempre riconducibile ai componenti dell’organizzazione. A Portalegni veniva poi smaltiti i materiali di diversi cantieri edili cittadini, formalmente smaltiti da un’altra società, intestata ad un altro indagato, regolarmente autorizzato. A Portalegni finivano quindi “sterro”, mattonelle, laterizi, plastiche di qualsiasi genere, contenitori, buste e teli, polistirolo, cartone, cartongesso, tubi, pietrisco vario, scarifica, ruote di autovetture, pedane di legno, parti di mobili e altro, per circa 2.978 mc, pari a 5.333.400 kg, per un corrispondente guadagno illecito, limitatamente a quanto oggetto di puntuale ricostruzione, pari a circa 220 mila euro.

La discarica di Portalegni, a monte del centro cittadino, al centro di un’area fortemente urbanizzata, in caso di alluvione si sarebbe tramutata in una vera e propria bomba ecologica e pericolosa per la città.

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