Maxi sequestro da 135 milioni per l'imprenditore messinese Pietro Mollica

Maxi sequestro da 135 milioni per l’imprenditore messinese Pietro Mollica

Veronica Crocitti

Maxi sequestro da 135 milioni per l’imprenditore messinese Pietro Mollica

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giovedì 25 Giugno 2015 - 09:02

L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Roma, ha ricostruito tutte le vicende legate al crack del consorzio romano Aedars Scarl, dichiarato fallito lo scorso 12 maggio, appurando come, nel corso del decennio tra il 2003 ed il 2013, l’Ente si fosse aggiudicato una serie di importanti appalti pubblici su scala nazionale.

Dieci aziende con sedi a Roma e Venezia, 40 beni immobili tra Messina, Roma e Varese, quote societarie, 11 tra automobili e moto, rapporti bancari, postali, assicurativi e azioni. Il tutto per un totale di 135 milioni di euro. E’ una maxi stangata quella inflitta all’imprenditore messinese Pietro Mollica, originario di Gioiosa Marea, raggiunto oggi da un provvedimento disposto dal Tribunale di Roma (sezione Misure di Prevenzione) ed eseguito dagli specialisti del GICO del Nucleo di Polizia Tributaria della Capitale.

Le indagini, scattate nel 2014, avevano evidenziato come esistesse una struttura delinquenziale e perfettamente organizzata di cui l’imprenditore Mollica rappresentava il fulcro. Utilizzando diverse società, formalmente amministrate da “prestanome”, l’inchiesta ha evidenziato come Mollica sia riuscito, negli ultimi 20 anni, ad assicurarsi numerosissime commesse pubbliche su tutto il territorio italiano, nel settore edile. Ed è stato proprio grazie a questa sua “holding” che l’imprenditore è riuscito ad accumulare un patrimonio mobiliare ed immobiliare vastissimo, oggi finito nel mirino delle Fiamme Gialle.

L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Roma, ha ricostruito tutte le vicende legate al crack del consorzio romano Aedars Scarl, dichiarato fallito lo scorso 12 maggio, appurando come, nel corso del decennio tra il 2003 ed il 2013, l’Ente si fosse aggiudicato una serie di importanti appalti pubblici, su scala nazionale, tra cui spiccano le commesse indette dall’Ufficio del Commissario Nazionale Delegato per il rischio idreogeologico della Regione Calabria, dall’Adr – Aeroporti Roma Spa, dall’Anas Spa – Sicilia, dalla Regione Sardegna, dalla Provincia di Reggio Calabria, dalla Provincia di Siracusa, dal Comune di Sessa Aurunca (CE), dal Comune di Rosarno (RC) e dal Comune di Ciampino (RM). Il tutto, per un totale di appalti già vinti pari a quasi 120milioni di euro.

In tale contesto prese avvio la maxi operazione Variante Inattesa che, lo scorso 10 marzo 2015, si concluse per Pietro Mollica con un’ordinanza di custodia cautelare nel Carcere di Regina Coeli. La scarcerazione avvenne comunque qualche giorno dopo e Mollica tornò libero. All’imprenditore vennero anche contestati gli stretti rapporti, personali e d’affari, con Francesco Scirocco, ritenuto esponente della cosca mafiosa dei barcellonesi (nonché tra i soci fondatori dello stesso consorzio Aedars), e Vincenzo D’Oriano, pregiudicato mafioso e presunto affiliato del clan camorristico dei Cesarano (nonché amministratore di fatto di una consorziata dell’Ente). Per il Consorzio Aedars va precisato come, precedentemente alla dichiarazione fallimentare, l’Ente avesse subito le interdittive antimafia emesse dalla Prefettura di Roma, tuttavia annullate prima dalla sentenza del TAR Lazio e, successivamente al ricorso proposto dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Roma, dalla sentenza del dicembre 2014 del Consiglio di Stato. Qualche settimana fa i legali avevano anche richiesto il concordato per il fallimento dell'Ente, ma il Tribunale aveva scelto per il rigetto. (Veronica Crocitti)

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