Reggio. Al Cilea un'esplosione di mine vaganti e applausi

Reggio. Al Cilea un’esplosione di mine vaganti e applausi

elisabetta marciano

Reggio. Al Cilea un’esplosione di mine vaganti e applausi

venerdì 13 Gennaio 2023 - 18:56

La famiglia Cantone si muove tra il palco e il pubblico. Lo coinvolge, lo interroga o forse cerca solo comprensione per le proprie debolezze e pregiudizi.

REGGIO CALABRIA – La stagione 2023 de I Volti e le Maschere, promossa dal Polis Cultura, ha aperto i battenti del Teatro Cilea decisamente con il botto. Sold out pieno, infatti, insieme a reazioni di un pubblico completamente rapito dal primo degli spettacoli in cartellone: la trasposizione teatrale del film Mine Vaganti. Chi ha visto il film uscito nel 2010 diretto da Ferzan Ozpetek non è rimasto deluso, chi non lo ha visto ha trovato sul palco una versione convincente e ben riuscita, a tratti esilarante. Il mondo ha bisogno di “mine vaganti”. Persone capaci di vivere felici al di fuori delle convenzioni, delle ipocrisie sociali e del giudizio altrui. E’ questo il messaggio che trapela per tutto lo spettacolo all’interno di veli bianchi. Invenzione scenografica che porta il pubblico dentro un viaggio introspettivo oltre che interattivo. La famiglia di Antonio (Carmine Reccano) e Tommaso (Erik Tonelli) infatti, si muove davvero tra il palco e il pubblico. Lo coinvolge, lo interroga o punta il dito quasi a cercare risposte o forse solo comprensione per le proprie debolezze.

Gli amori impossibili

Una favola contemporanea, quella di Ozpetek, in cui la famiglia italiana esce malconcia e dolorante nonostante i momenti di forte umorismo. Un padre, una madre, una zia e due fratelli. Un pastificio come unica ragione di vita per tutti, per chi resta e per chi prova ad andare via. Le vite segrete perché ognuno dei protagonisti ne ha una. Gli amori impossibili come filo conduttore di tutta la trama. Amori destinati a vivere per sempre perché non vissuti e non consumati, ma che urlano vita eterna. Rinunce, cose non dette che diventano macigni e rimpianti, luoghi comuni e paura del giudizio. Antonio e Tommaso sono entrambi omosessuali. Antonio lo confessa precedendo il fratello che a quel punto, viste le reazioni del padre (Francesco Pannofino), si perde tra i sensi di colpa e il senso del dovere. La figura del padre, infatti, è dominante, devastante per entrambi i figli. Incurante dei loro bisogni, delle ambizioni si ostina a vederli come produttivi solo in virtù della gestione del pastificio, di eredi maschi e di buona reputazione.

Un finale amaro

Attorno ai due fratelli una madre (Iaia Forte) che sa, ma che preferisce tacere combattuta tra l’amore materno e il perbenismo sociale. Una zia ninfomane (Sarah Falanga) di cui nessuno si “accorge”; gli amici e il compagno di Antonio (Francesco Maggi, Luca Pantini, Jacopo Sorbini) un tris vincente tra ironia e profonde riflessioni. E ancora la governante, (Mimma Lovoi) l’amica d’infanzia (Alba Brunetti) da sempre innamorata di Tommaso. Un mondo, quello della famiglia Cantone, in cui spicca la figura anticonformista e saggia della nonna (Simona Marchini). E’ lei che accoglie tra le braccia, che conosce il potere delle parole, il valore e la natura dell’amore in ogni forma; che “vaga” da un personaggio all’altro, da un ricordo all’altro dentro le storie di tutti e che anche se non si rivolge mai al pubblico sembra parlare proprio ad ognuno di noi, dalla platea ai palchi. Sembra entrare nelle nostre vite e pretendere il risveglio, una presa di coscienza mentre cala il sipario bianco su una famiglia che ha capito, ma preferisce non sapere.

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