CapitaleMessina: «La norma “SalvaRoma” potrebbe essere estesa anche a Messina»

CapitaleMessina: «La norma “SalvaRoma” potrebbe essere estesa anche a Messina»

Redazione

CapitaleMessina: «La norma “SalvaRoma” potrebbe essere estesa anche a Messina»

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domenica 05 Maggio 2019 - 08:00

Paolo Bitto e Pino Falzea invitano la politica a vigilare, affinché eventuali benefici finanziari riguardino anche la nostra città

MESSINA – «Nel clima concitato di attesa delle elezioni europee e mentre il Sindaco di Messina guida la protesta contro il depauperamento delle province siciliane da parte del Governo nazionale, emerge un altro tema vitale per la città, anzi il principe dei temi: il dissesto finanziario». A richiamare l’attenzione su questo importante tema sono Paolo Bitto e Pino Falzea di CapitaleMessina, che in una nota ricordano di essere sempre favorevoli alla dichiarazione del dissesto, «in quanto, alla luce della situazione attuale, la comunità messinese non avrebbe la capacità di rientrare del proprio debito senza incidere profondamente sulla qualità e quantità dei servizi pubblici erogati ai cittadini. Ma se le condizioni dovessero mutare in senso più favorevole, nessuno gioirebbe più di noi per lo scampato pericolo».

A proposito del debito del Comune di Messina,  Bitto e Falzea  prendono in esame il  grafico pubblicato qualche giorno fa da Il Sole 24 ore, che rappresenta il deficit finanziario delle città metropolitane della penisola.

«Al fine di verificare la capacità di un Comune di poter sostenere l’onere finanziario – spiegano – è utilizzato l’indice di sostenibilità del debito finanziario che, per il Comune di Messina è del 6,16%. Tale indice misura il rapporto percentuale fra la spesa per interessi, il gettito dei tributi, dei trasferimenti e delle tariffe. Sorprendentemente tra i 14 comuni capoluogo nelle città metropolitane, il dato del comune di Messina è tra i più bassi e quindi tra i più favorevoli, con un debito pro capite dei messinesi di 643,8 euro, contro i 1823 dei catanesi o addirittura degli oltre 3000 dei torinesi».

«Quanto sopra analizzato riguarda – continuano Bitto e Falzea – solo l’esposizione finanziaria e non il dato complessivo dei debiti inseriti nel piano di riequilibrio del comune di Messina che contiene una dote cospicua di debiti fuori bilancio il cui importo ad oggi non è dato conoscere con certezza. Infatti, negli anni, il valore complessivo dei debiti fuori bilancio non ha mai avuto una quantificazione certa, in quanto fortemente influenzata dal consistente contenzioso il cui esito incide inevitabilmente sull’importo del debito da ripianare».

«Pur tuttavia, nel braccio di ferro tra la Lega ed i Cinquestelle, la norma che i primi chiamano “il salva Roma” ed i secondi chiamano “il salva Italia” forse porterà in regalo ai Comuni capoluogo delle città metropolitane la possibilità di ristrutturare e alleggerire la posizione debitoria finanziaria ammontante a 39 miliardi di euro. Tra i Comuni coinvolti nell’operazione potrebbe rientrare anche il Comune di Messina con il suo debito di natura finanziaria pari a 151 milioni di euro».

«È quindi necessario che tutta la classe politica messinese, e l’opinione pubblica cittadina, vigili costantemente affinché eventuali benefici riguardino anche le casse disastrate del nostro Comune. Perché, se si concretizzerà l’intervento da parte dello Stato sulla parte finanziaria del debito, con l’allungamento a 20 anni del termine per la restituzione, associato ai possibili benefici derivanti dalle trattative in corso per la riduzione del 50% dei debiti fuori bilancio, insieme all’imprescindibile gestione oculata delle spese correnti, si potrebbe aprire un nuovo orizzonte al futuro finanziario del comune di Messina».

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