Caso Alival, il tavolo romano al Mise fa ben sperare. Anche se…

Caso Alival, il tavolo romano al Mise fa ben sperare. Anche se…

mario meliado

Caso Alival, il tavolo romano al Mise fa ben sperare. Anche se…

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martedì 07 Giugno 2022 - 17:00

"Rottura" immediata della Cgil: una semplice “cabina di regia” è reputata inadatta alla salvaguardia dei livelli occupazionali nei siti di Reggio e Pistoia

REGGIO CALABRIA – Come andrà a finire la vicenda dello stabilimento reggino Alival di San Gregorio?
Ieri, intanto, ha debuttato il ‘tavolo’ al Ministero per lo Sviluppo economico. Strano ma vero, questa fiammella riaccesa di speranza già contiene in sé però alcuni germi profondamente divisivi.

«Mera cabina di regia». E la Cgil prende la porta…

Alival - Lactalis, lo stabilimento di San Gregorio

Poche battute dopo l’inizio dell’incontro animato da Flai-Cgil, Fai-Cisl, Uila-Uil e la controparte datoriale «Lactalis, a cui la B.U. Castelli fa capo», i dirigenti del Mise hanno infatti precisato che «a seguito di recenti disposizioni interne» il Ministero retto dal leghista Giancarlo Giorgetti «non può convocare il tavolo di crisi richiesto dai sindacati».
Si tratterebbe, per certi versi, di una tecnicalità: visto che l’insieme degli addetti interessati alla vertenza (il sito reggino di San Gregorio e quello di Ponte Buggianese, alle porte di Pistoia) non arriva a toccare le 200 unità, non di “tavolo di concertazione” ministeriale si può propriamente parlare, ma di mera “cabina di regia”. Pur col coinvolgimento di «tutte le competenze in capo al Ministero, compresa la disponibilità del Ministero del Lavoro».

Epperò, stando a quanto informalmente si apprende, per i cigiellini del sindacato di categoria Flai lo strumento si presta assai meno a perseguire efficacemente la salvaguardia dei livelli occupazionali. Ragion per cui la Flai-Cgil quasi immediatamente ha operato una brusca “rottura”, lasciando l’incontro in attesa che sia il Ministero a comprendere la gravità della situazione e ad adeguarsi anche in termini di iter e di relativa “cassetta degli attrezzi” a tutela delle maestranze, e non il contrario. Ma anche Uila-Uil e Fai-Cisl hanno espresso netta «contrarietà» a una decisione che rischierebbe, a loro parere, di «frammentare la vertenza nazionale».

“Apertura”, possibile adesione a progetti per reindustrializzare

Va giusto ricordato rapidamente che infatti il gruppo Nuova Castelli (di cui Alival fa parte), pur prospettando la chiusura dei siti produttivi di Reggio Calabria e Pistoia «entro il primo trimestre del 2023» (cosa che, come già evidenziato su queste colonne digitali, viene ‘letta’ da molti come «dal primo gennaio» del 2023, e non come «dal primo aprile» dell’anno prossimo…), solo agli addetti del polo toscano aveva offerto un prezioso percorso di ricollocazione occupazionale.
Frangente che, ovviamente, ha fatto esplodere nei mesi scorsi la rabbia e l’indignazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti sindacali, pronti anche in sede di Mise a ribadire l’esigenza assoluta di «un tavolo unico nazionale, alla presenza delle rappresentanze, delle strutture territoriali e delle Istituzioni regionali, affinché ci sia la più ampia partecipazione e il contributo di tutti i soggetti coinvolti».

L’azienda, per parte sua, s’è mostrata intransigente riguardo alla prospettata chiusura dei due siti e gli esuberi in quello di Santa Rita (a Cinigiano, cioè sempre in Toscana però in provincia di Grosseto), tuttavia operando un’apertura. Nuova Castelli, in pratica, sarebbe «disponibile a individuare ogni strumento possibile per ridurre l’impatto sociale, compresa l’adesione a un progetto di reindustrializzazione per il sito di Reggio Calabria».

Addio ai formaggi a pasta semidura: è questa la via?

Luca Annibaletti, coordinatore della Struttura per le crisi d’impresa

Cosa questo ‘esattamente’ voglia dire, occorrerà testarlo alla prova del tempo e delle prospettive per le maestranze. Ma le tesi più accreditate riassumono così questa “pista”: 1) abbandono ‘in ogni caso’ da parte di Alival-Nuova Castelli entro il periodo a suo tempo comunicato; 2) incentivazione di ogni possibile acquisizione, in primis attraverso la formula della cessione del ramo d’azienda; 3) agevolazione di formule anche diverse, inclusa quella – complessa da praticare – del workers buyout, ovvero l’acquisizione da parte dei lavoratori riuniti in cooperativa, come accaduto di recente con successo in altro segmento produttivo per la NextElettronica di Piano Lago, nel Cosentino; 4) possibile riconversione produttiva ‘interna’, ad esempio dalla produzione di formaggi a pasta semidura – grande specialità dello stabilimento di San Gregorio – a quella di mozzarelle o di formaggi d’altro tipo che aprano una più favorevole “finestra di mercato”.

Certo, in questa chiave, non è insignificante che a tessere le fila sul fronte-Ministero ci fosse direttamente Luca Annibaletti, cioè il superesperto di ristrutturazioni finanziarie aziendali scelto un anno fa – fra 166 profili da head hunters – dal ministro Giorgetti quale coordinatore della Struttura per le crisi d’impresa.

Principale mission della struttura: agevolare i percorsi di reindustrializzazione e riconversione delle aziende in crisi. «Nonché», tutelare i lavoratori.

Lo “zampino” di UnionFood

I vertici di UnionFood appaiono decisamente interessati

C’è anche da dire che, sebbene rimanga «la continuità produttiva e occupazionale» l’obiettivo prioritario da perseguire, gli stessi dirigenti del Ministero per lo Sviluppo economico hanno caldeggiato a entrambe le parti «un approfondimento di merito, da realizzarsi però a livello periferico».

E non solo.
Nel silenzio dell’ufficialità dei documenti in rigoroso sindacalese, si apprende però che era informalmente presente all’incontro capitolino una significativa rappresentanza di UnionFood, realtà fra le più importanti d’Europa nel segmento della rappresentanza diretta di categorie merceologiche alimentari.
Un “segnale” impossibile da trascurare: forse, il potenziale acquirente dei siti in Calabria e in Toscana ha già fatto silenziosamente capolino.

Verso l’istituzionalizzazione della crisi

Di certo nel pomeriggio di lunedì prossimo 13 giugno, fanno sapere le forze sociali, «sarà convocato il coordinamento sindacale per fare il punto sulla vertenza e decidere le prossime mosse».
Ma come rapportarsi alla presenza “invisibile” ma pesantissima di UnionFood?
Già lunedì 13 i sindacati proporranno unitariamente – si apprende per le vie brevi – che la sede dell’approfondimento a seguire sia non certo UnionFood, come pure già trapelato in chiave d’attendibile ipotesi…, bensì una sede istituzionalmente cruciale: la Conferenza delle Regioni. Tutta da verificare, però, la concreta percorribilità di questa “istituzionalizzazione” della crisi.

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