Buzzanca e Tomasello, obiettivo comune: rimanere saldi ai “posti di comando” il più a lungo possibile

Buzzanca e Tomasello, obiettivo comune: rimanere saldi ai “posti di comando” il più a lungo possibile

Danila La Torre

Buzzanca e Tomasello, obiettivo comune: rimanere saldi ai “posti di comando” il più a lungo possibile

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venerdì 23 Marzo 2012 - 21:51

Sul primo cittadino pende inesorabile la questione del doppio incarico ed una lunga serie di sentenze ma lui continua a decidere di non decidere; la sorte del rettore è indissolubilmente legata alla proroga concessa dalla legge Gelmini ed alle osservazioni del Ministero, ma dipendesse dalla sua volontà resreterebbe in sella sino al 2103

Giuseppe Buzzanca, dal 2008, è il sindaco di Messina; Francesco Tomasello, dal 2004, è il rettore dell’Ateneo peloritano . A capo delle due istituzioni cittadine più importanti, il Comune e l’Università, il loro destino sembra incrociarsi: le sentenze dei tribunali fanno traballare le loro poltrone, ma entrambi non mollano la presa e rimangono ai “posti di comando” . Sia Buzzanca che Tomasello governano, nei rispettivi ambiti, in virtù di un mandato che presenta molte “ombre” se non addirittura veri e propri vizi di illegittimità nel caso del rettore, che tuttavia- va sottolineato – trova ad oggi un paracadute nella Riforma Gelmini, e di incostituzionalità nel caso del primo cittadino, che ha deciso di “scalare” tutti i gradi di giudizio pur di prendere tempo e non arrendersi all’evidenza.

Tomasello, il cui secondo mandato “naturale” sarebbe scaduto il 31 ottobre 2011, è ancora alla guida dell’Università forse, ma è ancora tutto da vedere, grazie alla legge 240/2010, che prolunga di dodici mesi il mandato dei rettori dal momento dell’adozione del nuovo statuto d’Ateneo, ma molto più probabilmente per effetto dell’autoproroga votata da Senato accademico e Cda tra aprile e maggio 2010, che però è già stata giudicata illegittima dal Tar di Catania e dal Cga. Il sindaco Buzzanca, che è contemporaneamente deputato all’Assemblea regionale Siciliana, amministra la città e siede all’Ars sapendo di non poter svolgere entrambi i ruoli perché così ha stabilito la Corte costituzionale e così hanno deciso , in ottemperanza alle sentenze della Corte costituzionale, i tribunali ordinari.

I nodi delle due vicende sono inestricabili ed evidenti a tutti , eppure il primo cittadino non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro ed il magnifico vorrebbe adiirittura prolungare il proprio mandato il più a lungo possibile . Tomasello ha deciso di indossare gli abiti del “missionario” e come tale vuole portare a termine la sua “missione” : traghettare l’Università di Messina dal vecchio al nuovo corso. In più occasioni pubbliche ha ripetuto il medesimo concetto: «Non lascerò il percorso intrapreso a metà». Altrettanto risoluto il sindaco che, a chiusura del 2011, nell’intervista video realizzata per Tempostretto, dichiarava: «Non ci può essere alcuna legge che annulli il volere del popolo», dimenticando che non siamo più nell’età moderna e che lui non è un sovrano legibus solutus, ma come il resto dei cittadini è soggetto alle leggi.

Ciechi dinnanzi a fatti acclarati, sordi alle critiche più aspre, immobili di fronte alle sentenze dei tribunali, Buzzanca e Tomasello dicono di agire nell’esclusivo interesse della collettività, il primo di quella cittadina e il secondo di quella accademica. Ma è davvero così o a guidare le azioni dei due rappresentanti delle istituzioni c’è un unico “nobile” sentimento: l’attaccamento alle poltrone? Ai posteri l’ardua sentenza .

Per il momento “accontentiamoci” delle sentenze già emesse, quelle dei tribunali, e ripercorriamo brevemente le vicende di Tomasello e Buzzanca, legate alla proroga e al doppio incarico.

BUZZANCA ED IL DOPPIO INCARICO

Il sindaco Buzzanca , che è anche deputato regionale, riveste un doppio ruolo che è incompatibile. Lo ha detto e ribadito la Corte costituzionale. Una prima volta con la sentenza n. 143 dell’aprile 2010, che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della modifica apportata nel dicembre 2007 (pochi mesi prima delle elezioni) alla legge regionale n. 29 del 20 marzo 1951, nella parte in cui taceva sull’incompatibilità tra l’ufficio di deputato regionale e la sopravvenuta carica di sindaco e assessore di un Comune con popolazione superiore a ventimila abitanti. Una seconda volta con la sentenza n. 277 del 22 ottobre 2011 con cui ha decretato che la decadenza sopravvenuta per incompatibilità può riguardare entrambe le cariche per effetto del «naturale carattere bilaterale dell’ineleggibilità il quale finisce per tutelare non solo la carica per la quale l’elezione è disposta, ma anche la carica il cui esercizio è ritenuto incompatibile con la candidatura in questione». Una terza volta con sentenza n. 294 del 7 novembre 2011, con la quale è stata confermata l’incompatibilità tra le cariche di sindaco e di deputato e “stracciata” la leggina che rinviava l’obbligo di optare al terzo grado di giudizio nella parte in cui stabilisce che «ove l’incompatibilità sia accertata in sede giudiziale, il termine di dieci giorni per esercitare il diritto di opzione decorre dal passaggio in giudicato della sentenza».

In mezzo alle sentenze della Corte costituzionale ci sono, poi, anche quelle dei Tribunali (vedi articolo correlato). L’ultima in ordine di tempo la sentenza emessa dai giudici della prima sezione civile del Tribunale di Palermo che, accogliendo il ricorso di Antonio D'Aquino, primo dei non eletti alle Regionali del 2008 nella lista Pdl e nel frattempo passato nell’Mpa, ha dichiarato Buzzanca decaduto da deputato regionale.

Nessuna sorpresa ma solo l’ennesima conferma, se mai ci fosse bisogno dopo i diversi pronunciamenti della Corte costituzionale, massimo organo giurisdizionale chiamato a far rispettare la legge suprema del nostro paese, cioè la costituzione, che la cariche di deputato e di sindaco di una città con più di ventimila abitanti non possono “convivere” nella medesima persona. Ma Buzzanca che fa? Si appella e prende tempo, sapendo già che nulla cambierà nella sostanza. E’ vero, appellarsi è nei diritti del sindaco-deputato, ma esistono ragioni di opportunità che troppo spesso vengono ignorate.

TOMASELLO E LA PROROGA

Il secondo mandato del rettore Francesco Tomasello ha un inizio certo, ottobre 2007, ma non è ancora possibile dire con sicurezza quando finirà. Molto dipenderà dall’esatta individuazione del momento in cui si considera adottato il nuovo statuto d’Ateneo (approvato da Senato accademico e consiglio d’amministrazione lo scorso 29 ottobre), a partire dal quale scatteranno i 12 mesi di proroga concessi dalla legge Gelmini ai rettori di tutti gli atenei italiani. Diverse a questo proposito le interpretazioni di illustri avvocati amministrativisti: secondo alcuni, il nuovo Statuto può essere considerato adottato dal momento in cui viene approvato dagli organi di governo (nel caso dell’ Università di Messina il 29 ottobre 2011); secondo altri, dal momento in cui sono rese note le osservazioni ministeriali e, quindi, nel caso del nostro Ateneo lo scorso 7 marzo.

Tuttavia, le due diverse interpretazioni non solo pongono un problema di date ma aprono scenari totalmente diversi tra loro, soprattutto alla luce della specifica osservazione ministeriale che ha bocciato la norma, contenuta nell’art.62 comma 5 secondo periodo del nuovo statuto, che anticipa da novembre ad ottobre la data di inizio dell’anno accademico. Anticipando ad ottobre l’inaugurazione dell’anno accademico e partendo dal presupposto che il nuovo statuto si sarebbe considerato adottato al momento dell’approvazione da parte del Senato e del Cda, Tomasello aveva messo a punto un piano apparentemente perfetto, che gli avrebbe consentito di restare in carica addirittura sino ad ottobre 2013. L’adozione del nuovo statuto d’Ateneo da parte dei due organi di governo , avvenuta il 29 ottobre 2011, sarebbe infatti rientrata – in virtù di quella modifica temporale – nell’anno accademico 2011- 2012 e non più in quello 2010 – 2011. Cassando l’art.62 comma 5 secondo periodo, il Ministero ha mandato all’aria la strategia messa a punto dal rettore. Che ora rischia di rimanere a bocca asciutta, anche se lui questa ipotesi non la prende neanche in considerazione.

Se l’interpretazione prevalente dirà che lo statuto si considera adottato solo dopo che il Ministero ha inviato le proprie osservazioni , la proroga concessa al rettore dell’Università di Messina partirebbe dal 7 marzo 2012 e scadrebbe nel marzo 2013. Un finale ipoteticamente ideale per il magnifico se non per un “piccolo” particolare e cioè che dal 31 ottobre 2011, giorno in cui è scaduto il suo mandato naturale, al 7 marzo (ma in realtà sino ad oggi) , Tomasello avrebbe continuato a guidare l’Università probabilmente illegittimamente , usufruendo dell’autoproroga votata nel 2010 e che il Tar di Catania ha annullato con una sentenza i cui effetti sono stati confermati anche dal Cga.

Con sentenza 29 ottobre 2911 n. 2586 il Tribunale ammnistrativo ha, infatti, accolto il ricorso presentato da una trentina di professori ordinari, ricercatori e personale tecnico- amministrativo dell’Ateneo peloritano, giudicando nulli gli atti relativi alla modifica dell’articolo 57 e all’inserimento dell’art.57 bis , con cui Senato accademico e Cda avevano concesso, ormai quasi due anni fa, la proroga di 12 mesi al mandato del rettore Francesco Tomasello e di quello di tutti gli organi elettivi . Il rettore è ricorso in appello, ma la sentenza del tribunale ammnistrativo ha trovato conferma nell’ ordinanza n. 132/2012 del 24 febbraio del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione siciliana che, in sede cautelare, ha confermato l’efficacia e la validità delle statuizioni del T.A.R. catanese, precisando che «l’appello non è assistito da adeguato fumus boni juris, nella parte in cui è volto a censurare il capo n. 2 della sentenza gravata, potendo apparire (che) la modifica dell’art. 57 dello Statuto universitario (pur con il modesto temperamento dell’art. 57–bis) si atteggi come una <>, priva di ogni generalità e astrattezza, e come tale in contrasto con il principio che nessun organo collegiale può, al di fuori di una previsione normativa che lo preveda e consenta, prorogare se stesso con provvedimento amministrativo».

Buzzanca e Tomasello , protagonisti indiscussi della scena cittadina, sembrano gli attori ideali di un’opera pirandelliana. Come diceva Luigi Pirandello COSI’ E’ SE VI PARE… (Danila La Torre)

12 commenti

  1. due facce di xxxxxxx,che uniti diventano di acciaio inossidabile.Non si ossidano ne con la vergogna ne con la scarsa xxxxxxx di uomini che sono tenuti,proprio per l’incarico ricoperto,al rispetto delle leggi e degli ordinamenti.

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  2. Invece di scrivere sempre e’ contro il Sindaco perché non scrivete contro di chi vuole male la città ed i cittadini di Messina? L’altra volta avete pubblicato un articolo a sfavore del Vostro carissimo presidente della regione sicilia, riguardante la zona falcata. La cosa mi incuriosì che mi lessi immediatamente i commenti e poi l’articolo. Bene i commenti erano tutti ha sfavore del presidente Sicilia. Cosa accadde passate poche ore? Avete tolto di mezzo l’articolo. Conclusione lasciate lavorare chi vuol far del bene per la nostra comunità. La politica in Italia non va avanti anche grazie ai nostri giornalisti. P.S. Sicuramente mi aspetto un commento sfavorevole dal signor Burrascanu e tanti altri accecati dalle male scritte dei nostri giornalisti.

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  3. X fredd il Sab.sA COSA SONO I BUDDACI? U Buddaci” è un pesce che vive alla giornata, dotato di grossa testa e di una bocca grande e piena, capace di inghiottire di tutto. Ironicamente alla stessa specie appartengono i messinesi, o buddace, perché creduloni, chiacchieroni a vuoto e politicamente indifferenti. Finchè Messina è èpopolata da quasta specie sara’ sempre una cloaca di Buddaci morti.

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  4. X burrascanu. Io so bene cosa sono i buddaci ma le posso assicurare visto che ho vissuto in giro per l’Italia che questo soprannome non ci si addice a noi. Le posso dire che il nostro soprannome più azzeccato può essere la provincia babba. Ma secondo lei, le due città più importanti della Sicilia quindi Palermo e Catania sono nella loro posizione grazie a che cosa? La parola la conosciamo bene tutti quanti. Le posso dare la prima lettera “M” ed anche l’ultima “A”. La seconda città citata da me nel commento di cui lei ora sta leggendo in tutta la storia della Sicilia cosa c’entra con Messina? Secondo lei Catania su chi ha fatto le proprie fortune? Io penso che anche questa risposta la conosciamo in tanti. Bene se chi governa ancora la nostra regione guarda solo da una direzione sempre a discapito della nostra comunità. Allora io mi schiero con chi vuol fare ma non può fare. Sicuramente anche il nostro caro sindaco ha le sue colpe, ma penso che sta cercando di stravolgere questo modo di far tacere i diritti di Messina e dei Messinesi. In giro per l’italia c’è ne sono di buddaci in primis la maggior parte dei nostri politici nazionali. Concludo se vogliamo riprenderci la nostra città i nostri diritti la nostra gente che se ne andata per colpa di chi ci ha governato non spariamo su qualche persona che ha la voglia di cambiare il sistema.

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  5. Meritiamo quello che siamo
    d’altra parte se ancora qualcuno li difende, di che parliamo?
    Da qualche anno in qua sto seriamente dubitando che la Democrazia sia il sistema di governo migliore.
    Se la gente vuole suicidarsi con i vari Buzzanca e via discorrendo, i pochi “normali” rimasti che alternativa hanno?
    NESSUNA ….

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  6. liliana parisi 24 Marzo 2012 12:02

    La colpa di tutto è del Parlamento che non stabilisce che chi ricopre un incarico(politico o amministrativo)può candidarsi ad altra carica, ma appena eletto DECADE AUTOMATICAMENTE dalla carica precedente; e chi ha due cariche deve optare SUBITO.Così non ci sarebbero più nè il caso Buzzanca,nè i parlamentari sindaci o consiglieri comunali o provinciali(spesso al nord).E così si eviterebbero contenziosi e la legge comincerebbe ad essere uguale per tutti.

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  7. L'Osservatore 24 Marzo 2012 13:17

    Mi perdoni sig.Fredd (ma mi ricorda tanto qualcun’altro a cui avevo risposto sullo stesso argomento)ma Lei è davvero convinto che le sventure, i problemi non risolti, il disastro in bilancio del comune sia colpa di Lombardo e della regione sicilia?
    E il sig.sinnaco di Messina? L’uomo che ha il dono dell’obiquità? L’uomo che riesce ad essere “utile”(parole sue) per la città sia a Palermo che a Messina? E’ davvero un uomo senza macchia e senza peccato?
    Contento lei che ci crede…
    I messinesi sono “buddaci” e “muccalapuni”, ma non credo (e spero) fino al punto di essere autolesionisti, ma lo vedremo alle prossime elezioni dove (sono certo) si ricandiderà per qualche altra poltrona il dott.on.pres. e sinnaco di Messina.

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  8. X l’osservatore Io non ho mai detto che il problema del dissesto finanziario del comune di Messina sia colpa del piccolo presidente della regione siciliana. Comunque nell’ultimo commento che ho scritto può trovare tutte le risposte anche per Lei. Un’ultima cosa, invece di essere uniti noi siciliani contro chi non vuole il progresso in sicilia mi riferisco al governo nazionale ci mettiamo il bastone tra le ruote. Quindi si preferisce tirare l’acqua per il proprio mulino. Perché tutti i finanziamenti della regione Sicilia vengono dirottati verso e solo Catania? Dai non mi dica che tutto questo e falso. Il presidente della regione non guarda solo ed esclusivamente in una sola direzione? Perché tiene ancora vivo il punto franco nella zona falcata? Perché non lo fa nella sua città? Ma non mi riferisco solo al punto franco ma ci sono tantissime cose che le potrei citare. Comunque ho capito che chi come Lei parla solo ed esclusivamente per difendere la Vostra posizione politica. Io invece di destra sinistra centro non mi interessa niente. Guardo solo come vanno le cose, e come potrebbero cambiare la nostra città la Sicilia ed il sud.

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  9. x fredd,lei avra’ girato l’italia,avrà girato il mondo,ma se non si è accorto dell’incapacità du SINNUCU di Messina è anche lei della famiglia dei “buddaci”. scusi ma lei continua a difendere l’indifendile con scuse veramente da circo equestre.Si svegli e vedrà che Messina,non merita questa gente,ci vuole ben altro e non certamente un pugno di affaristi.Passo e chiudo.

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  10. Concluderei l’articolo cosi:…COSI E’ SE VI PARE…e se non vi sta bene, fatevi una ragione, siamo a Messina…vero?
    Ha visto cara La Torre che se vuole inchieste valide in città ne trova a volontà?
    Altro che Attack alle poltrone… NON si schioderebbero a nulla dal loro consolidato potere!
    Sono preoccupato semmai del dopo, non riesco proprio a vedere,e non faccio populismo,un RENZI di Messina.Perchè a Firenze, Cagliari per citare città equiparabili alla nostra ci sono riusciti?
    Abbiamo forse perso la coscienza politica e civile?
    Questi figuri presto o tardi se andranno, e poi?
    Poi facilmente in questo tessuto cittadino incancrenito appariraranno tomasellini e buzzanchini e… forza signori, la giostra riparte per un altro giro!

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  11. Per Burrascanu si vada a leggere il commento che le ho lasciato sull’articolo riguardante l’aeroporto di Reggio Calabria. Grazie.

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  12. puzza di bruciato 25 Marzo 2012 16:26

    So per certo che “la saratoga” sta chiedendo ai due “soggetti” citati in articolo, quale sia la formula della colla spalmata sulle poltrone da loro occupate!!!!! A casa… a casa… loro e tutti i loro galoppini…

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