Cooperative Ato3, l’Orsa pronta ad andare dal prefetto

Cooperative Ato3, l’Orsa pronta ad andare dal prefetto

Cooperative Ato3, l’Orsa pronta ad andare dal prefetto

venerdì 31 Luglio 2009 - 08:37

Dopo 5 mesi di disoccupazione e 2 mesi dall’assunzione non è arrivato nemmeno il primo stipendio

Uno stipendio di 480 euro, e nemmeno quello. E’ paradossale la vicenda dei lavoratori delle cooperative dell’Ato3, assunte circa due mesi fa per la cura del verde pubblico e, finora, mai pagati. A segnalarlo l’Orsa, che scrive al presidente della società d’ambito Antonio Ruggeri e avverte: senza risposte ci rivolgeremo al prefetto. «Ai lavoratori delle cooperative sociali, individuate per l’affidamento della cura del verde pubblico – scrive il segretario regionale dell’Orsa Mariano Massaro – non sono ancora state riconosciute le spettanze economiche dei periodi lavorati; a tal proposito, si vuol ricordare che l’affidamento del servizio è stato procrastinato di oltre 5 mesi per volontà dell’Ato3, con lo scopo di reperire tutte le somme necessarie a garantire il puntuale saldo dei salari. Allo stato dell’arte i lavoratori, provenienti da 5 lunghi mesi di disoccupazione e dopo 2 mesi dall’assunzione, non hanno percepito neanche il primo degli irrisori salari quantificabili in circa 480 euro mensili».

«Non è sicuramente questo il modo di programmare il proseguimento del buon lavoro fin’oggi eseguito dagli addetti – aggiunge Massaro – che grazie alla loro certificata professionalità hanno, in poco tempo, rimediato alla precedente situazione di totale abbandono del verde pubblico. Oltre alla mancata erogazione dei salari; voci da piazzale, sicuramente poco attendibili, contribuiscono a rendere incandescente l’ambiente di lavoro; si vocifera infatti che l’Ato3, al primo accenno di protesta, sarebbe pronta a revocare gli affidamenti alle cooperative».

«Conoscendo la professionalità e il rispetto della legalità che vige all’interno dell’Ato3 – conclude il sindacato – non prestiamo alcun credito a tali disinformazioni tese alla destabilizzazione, né ci preoccupa il futuro dei lavoratori svantaggiati che in caso di nuovi affidamenti andrebbero opportunamente ricollocati».

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