Il pasticcio politico del ponte e la necessità di un modello alternativo per il sud

Il pasticcio politico del ponte e la necessità di un modello alternativo per il sud

Marco Olivieri

Il pasticcio politico del ponte e la necessità di un modello alternativo per il sud

Tag:

lunedì 01 Dicembre 2025 - 07:00

Archiviato il corteo a Messina, rimangono i rilievi pesanti della Corte dei conti. E l'esigenza di sfidare il governo nella questione meridionale

di Marco Olivieri

Anche chi è un fautore del ponte dovrebbe ammetterlo. L’operazione ponte sullo Stretto è stata, ed è, un enorme pasticcio politico e legale. Archiviato il corteo a Messina contro la grande opera, bisogna fare i conti con il principio di realtà: la Corte dei conti ha evidenziato molte e gravi falle. Le tre principali violazioni contestate attengono al rispetto delle normative europee (Direttiva Habitat e Direttiva appalti) e all’esclusione di un’autorità di regolazione nazionale: l’Autorità di regolazione dei trasporti (Art). Diversi aspetti, su questo giornale, sono stati sviscerati grazie all’apporto del giurista Nicola Bozzo.

Serve un progetto per il sud

In questo scenario pieno di pasticci governativi, l’opposizione, se davvero vuole candidarsi come seria alternativa al governo Meloni, deve elaborare un piano alternativo per il sud d’Italia. In assenza di una politica capace di affrontare la questione meridionale, dal tema del lavoro che non c’è all’eterno precariato e alla profonda crisi sociale ed economica, si continuerà a vegetare. Il tutto mentre ci prepariamo a una fase delicatissima e al rischio recessione per un Paese che affonda nella palude dell’immobilismo. Una stasi che favorisce l’enorme sperequazione, in crescita, tra i pochi ricchissimi e i tanti sempre più in difficoltà.

Per invertire la rotta serve un progetto concreto, a breve e medio termine, a favore di un Meridione da resuscitare contro il divario nord-sud. Le infrastrutture e i trasporti, la patrimoniale, il reddito di base universale, la valorizzazione delle Zes (Zone economiche speciali), la fiscalità di vantaggio per le imprese, una nuova burocrazia adeguata ai tempi, i poli tecnologici innovativi, gli scambi universitari internazionali nel segno del sapere, il turismo e la formazione per il lavoro a ogni livello. Si tratta di un programma vasto e necessario.

Quanto al progetto ponte sullo Stretto, tocca alle opposizioni dimostrare che un altro modello di sviluppo è possibile. “Rifare un’altra gara significa dire di no al ponte che serve a tutti. L’obiettivo è aprire il cantieri nel 2026”, ha dichiarato nel frattempo il ministro Matteo Salvini (fonte Ansa). Ma è un modo per eludere una delle questioni centrali: la mancata gara come peccato originale alla base dell’operazione.

Le forzature sull’operazione ponte e la destra refrattaria alle regole

Da parte sua, la Corte dei conti ha posto l’accento sulle carenze delle verifiche riguardo alle alternative al Ponte e all’interesse pubblico imperativo. E le modifiche apportate ai contratti originari risultano sostanziali. E avrebbero imposto la necessità di una nuova competizione concorrenziale. Inoltre, non è stata fornita “la documentazione necessaria per dimostrare che l’aggiornamento dei costi non avesse superato il limite del 50% previsto dalla stessa direttiva, al di sopra del quale una gara diventa obbligatoria”.

In sostanza, risultano numerosi i rilievi della Corte dei conti. E ce ne siamo già occupati. Soprattutto l’allarme Anac sui costi è rimasto inascoltato dal governo Meloni. Ma c’è un perché. Ed è legato alla natura di questa destra e di questo centrodestra alla guida del Paese. Una destra refrattaria alle regole e ai sistemi di controllo. Al bilanciamento dei poteri e ai meccanismi costituzionali e legislativi che regolano uno Stato.

Da qui le forzature sull’operazione ponte. E non solo. Ne riparleremo.

Corteo no ponte, foto Fb Cgil Messina.

8 commenti

  1. Direttore, lo Stretto è un gigantesco collo di bottiglia nell’ambito dei trasporti, non si può fare finta di non vederlo. Se dovessero mai chiudere la rada San Francesco saremmo tutti vincolati ad attraversare lo Stretto in un’ora da Villa a Tremestieri, 3 km in un’ora nel 2025 non è sostenibile. È evidente che se una persona vive di stipendio pubblico o lavoro analogo, e a Messina sono tantissimi, non può capire le possibilità che derivano direttamente da una maggiore facilità nei trasporti, negli approvvigionamenti, negli scambi in genere. Nell’ultimo decennio il trasporto su gommato in Italia ha avuto un incremento importante – si vedano i numeri di Conftrasporti – contro tutte le profezie declamate negli anni dai professori nopontisti. Il ponte rimane una grande opportunità, serve come il pane in questi territori. È chiaro che deve essere realizzato seriamente, a regola d’arte, nel rispetto di ogni norma vigente. Serve una classe dirigente seria, competente, che ancora una volta sembra mancare.

    28
    29
  2. Egregio direttore Olivieri, lei non si smentisce mai, ci dà delucidazioni su come “salvare il Sud”, ma partendo sempre da un presupposto ideologico: il ponte sarebbe un “pasticcio politico e legale”… Prove concrete ?? Attualmente nessuna!
    La Corte dei conti non ha bocciato nulla: ha semplicemente richiesto chiarimenti, come avviene per qualsiasi grande opera. Trasformare rilievi ordinari in “violazioni” dice già molto sul taglio del pezzo.
    Inizia citando 3 presunte colpe(Habitat, appalti, ART ) che però astutame sono raccontate in modo forzato.
    La Direttiva Habitat non vieta opere strategiche, ma prevede compensazioni.
    La Direttiva appalti riguarda gare nuove, non un contratto già valido e confermato da più governi.
    L’ART regola i servizi, non i progetti.
    Ma per costruire il “mostro giuridico” serve esagerare.
    Poi la contraddizione più evidente: si invoca un grande piano per il Sud …ZES, innovazione, fiscalità, turismo ( velo pietoso ed imbarazzo su patrimoniale e reddito di base ) ,ma si ignora l’unica infrastruttura che permetterebbe davvero al Mezzogiorno di agganciarsi al resto del Paese e dell’Europa. Un collegamento stabile cambia i tempi, i costi e l’isolamento. Tutto il resto sono buone intenzioni ripetute da decenni.
    Si dice di voler ridurre il divario Nord-Sud, ma si attacca proprio l’opera che quel divario lo riduce davvero. Si parla di immobilismo, e nel frattempo si difende la situazione che l’ha prodotto.
    La verità è semplice: da trent’anni si promettono piani per il Sud, ma quando si tratta dell’unica opera davvero strategica si torna alle solite scuse: cavilli, gare da rifare, interpretazioni creative delle norme. Intanto il Sud continua a perdere abitanti, investimenti e competitività.
    E la chiusura sull’“avversione della destra alle regole” rivela il senso dell’intero articolo: non è un’analisi, è il suo ennesimo attacco politico che usa il ponte come pretesto.
    Il Sud non ha bisogno di prediche, ma di opere, lavoro e collegamenti reali.
    Ha bisogno di essere connesso, non compatito.
    E chi è davvero libero e realizzato lo vede chiaramente: senza ponte si resta nella stessa palude che l’articolo finge di voler denunciare.
    Saluti

    21
    22
  3. Mah, ma la bandiera della Palestina che stracavolo c’entra?

    9
    5
  4. Concordo totalmente con il commento di Luca che fra l’altro scopre ancora una volta la ideologia dell’articolista nonché’ direttore. Per controbattere alle asserzioni dell’on. Floridia e Sclein , aggiungo che i soldi del ponte , in caso di mancata costruzione, verranno utilizzati per la costruzione di infrastrutture al nord. Così Messina e la Sicilia resteranno come sempre gabbate e umiliate. La sinistra che si definisce progressista invece risulta essere conservatrice dello statu quo nei confronti del meridione.

    8
    9
  5. Caro direttore Dell ‘unità o forse di tempostretto, non credo che la sinistra a lei tanto cara abbia delle alternative per il rilancio del meridione in quanto a loro le idee mancano proprio, l’unica cosa in cui sono maestri è nell’andare contro gli interessi degli italiani.

    9
    9
  6. @Luca chiede le prove concrete che questo affanno, tutto ideologico e affaristico, per un ponte irrealizzabile sia un “pasticcio politico e legale”: le ha fornite la Corte dei Conti, la cui sentenza non è una richiesta di chiarimenti, ma se vuoi chiamarla così, per continuare a sperare…
    Salutami Germanà

    94
    58
  7. ma ci rendiamo conto che la tratta Villa- Tremestieri che personalmente ho preso con Bluferries sia Tremestieri-Villa con la M/N Enotria e Villa- Tremestieri con la M/N Sikania è un viaggio con traversata di 1 ora, già con questa durata di una traversata devo fare più km per arrivare a tremestieri non è sostenibile, se poi meridiano aprisse la possibilità di imbarcare auto verso reggio risparmio tanto in termini di km, se devo andare sulla jonica ho risparmiato reggio porto villa è una cosa folle dirottare tutti a tremestieri

    3
    0
  8. Un direttore di giornale dovrebbe sviluppare un tema ponendosi al centro della notizia sviscerandola nel rispetto di chi vuole fare il ponte e di chi non lo vuole.
    Questo articolo aspli ita una visione marcatamente di parte ponendo questioni ataviche e mai risolte posizionandosi sull ‘assistenzialismo mortificando la possibilità di riscatto di una terra che potrebbe diventare il riferimento europeo dello sviluppo tecnologico innovativo e valutizzare le capacità tecnologiche delle nostre imprese e delle nostre maestranze
    Le inutili lamentele sulle cose mai fatte sono solo strumentalizzazione politica

    3
    4

Rispondi a Luca Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Premi qui per commentare
o leggere i commenti
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Salita Villa Contino 15 - 98124 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007

Questo sito è associato alla

badge_FED