Il giornalista Gianni Bonina a Tempostretto.it: «Il segreto di Camilleri? Spiazza il lettore, innova e si ricongiunge alla tradizione letteraria siciliana per eccellenza»

Il giornalista Gianni Bonina a Tempostretto.it: «Il segreto di Camilleri? Spiazza il lettore, innova e si ricongiunge alla tradizione letteraria siciliana per eccellenza»

francesco musolino

Il giornalista Gianni Bonina a Tempostretto.it: «Il segreto di Camilleri? Spiazza il lettore, innova e si ricongiunge alla tradizione letteraria siciliana per eccellenza»

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martedì 17 Aprile 2012 - 07:31

Con un volume esaustivo edito da Sellerio, il giornalista catanese restituisce il senso univoco del corpus letterario di Camilleri

Il giornalista siciliano Gianni Bonina, torna in libreria con “Tutto Camilleri”, un prezioso volume edito da Sellerio (pp. 836; €26). Bonina ha saputo riporre in questo esaustivo volume enciclopedico le trame, le ascendenze letterarie e persino l’interpretazione critica di tutti i libri già pubblicati di Andrea Camilleri, del quale, a ragion veduta, è considerato il più importante biografo. Un libro imperdibile per tutti gli amanti di Camilleri ma anche per chi, vuol capire le ragioni del suo successo letterario, che lo ha reso celebre in tutto il mondo.

Tempostretto.it ha intervistato Gianni Bonina.

Com'è nata l'idea di questo libro?

«Probabilmente dal fatto che mancasse qualcosa del genere: una guida al lettore dell'enorme opera di Camilleri che desse conto non solo di ogni trama o sinossi di ciascun libro ma che riferisse, titolo per titolo, l'opinione dell'autore e del critico».

Cosa ha scoperto studiando l'universo di Camilleri? Ci sono delle costanti, qual è, a suo avviso, il segreto del suo successo?

«Per rispondere a tali domande ho scritto un libro di 850 pagine. Difficile rispondere in breve. In linea del tutto generale possiamo fissare alcuni punti certi. Nel panorama letterario di questi anni (dopo la grande triade siciliana Sciascia-Bufalino-Consolo), Camilleri rappresenta l'autentico fatto nuovo oltre a costituire l'erede legittimo di una tradizione che rimanda innanzitutto a Verga e poi a Pirandello. E non solo per la sua vena fortemente sperimentalista, quanto per alcuni temi che sembravano appartenere a mondi diversi e che lui ha saputo sintetizzare e riconfigurare. Un esempio su tutti: la frantumazione dell'io interiore, propria di Pirandello, e la nobilitazione dei faits divers che viene da Sciascia trova in Camilleri una sistemazione riuscita e inattesa. Un altro motivo di novità è dovuto allo stile: diversamente da come abbiamo sempre letto, è lui che si esprime in dialetto mentre talvolta i personaggi parlano in lingua. Questo rovesciamento dei ruoli determina astrazione nel lettore, che se fosse uno spettatore si troverebbe davanti a una scena dove il regista sta con gli attori e parla loro in una pronuncia che suscita ilarità e sorpresa. Il segreto del suo successo è forse nella forza che ha messo nel rompere la macchina narrativa e di ricomporla con gli stessi pezzi. Una superficiale critica letteraria da tempo lo ha relegato nel novero degli autori di intrattenimento, destinati a vivere il tempo della loro vita, ma arriverà il momento in cui la sua opera formerà oggetto di una ricerca più attenta e intelligente».

C'è un libro che, per antonomasia, lei consiglierebbe per approcciarsi da neofita alla lettura di Camilleri?

«A me piacciono le sue favole realistiche, quelle della "trilogia della metamorfosi": Maruzza Musumeci, Il casellante e Il sonaglio. Ma la scelta è vastissima, al punto che dell'opera camilleriana si può parlare di generi. Figurano i romanzi borghesi, in pretto italiano, gli apocrifi, gli apologhi, la memorialistica, la saggistica, l'interventistica. E poi c'è Montalbano. Concordo comunque con quanti ritengono Il birraio di Preston e La concessione del telefono i suoi lavori migliori. Ma, ad una spanna, possono situarsi Il tailleur grigio, Le pecore e il pastore, L'intermittenza, Il nipote del Negus. Potremmo continuare».

Tempo fa, l'assessore alla formazione della regione Sicilia, Mario Centorrino, invitò a lasciar perdere Camilleri e Lampedusa per preferirgli una letteratura più "lieve". Scatenò forti polemiche ma lei cosa ne pensa?

«Centorrino fa parte di un governo il cui presidente avrebbe voluto invece che Camilleri presiedesse il suo nuovo partito, mai nato. Se vuole, il segno di quanto questo governo sia sconclusionato e schizofrenico. Non credo che né Centorrino né Lombardo possano occuparsi di letteratura e tantomeno di Camilleri».

É corretto dire che Camilleri ha lanciato un movimento di rivalutazione del dialetto, siciliano ma non solo?

«Nessuno credeva possibile quanto è avvenuto. Eppure era già successo ad Odessa dove Angelo Musco recitò in catanese facendo ridere tutto il teatro. Sciascia sconsigliava a Camilleri di scrivere in dialetto e Brancati aggiungeva sempre a ogni parola la versione in italiano. Camilleri ha scommesso sulla capacità del dialetto di nobilitarsi e fa comprendere anche in Veneto termini come "gana" e "tambasiare" semplicemente suggerendone il significato semantico. Le antiche tragedie greche venivano recitate in dialetto, dorico o ionico, e la gente non risulta che facesse mostra di non gradire o non comprendere. Probabilmente Camilleri ha fatto la più ardita delle operazioni: ha schiacciato come Colombo l'uovo per farlo stare in piedi. Mi pare ci sia riuscito».

L'ha fatta sorridere la lettera che il commissario UE spedì a Camilleri per convincerlo a non far più mangiare "la novellata" a Montalbano? Forse è il segnale che il commissario è diventato tanto celebre da uscire fuori dal libro?

«Mi fanno più sorridere – e riflettere – le lettere che Camilleri riceve da lettrici che pretendono di dettargli le mosse: non solo di Montalbano ma anche di Livia, di Augello e persino di Catarella. E' il segno che il personaggio è diventato reale: come avvenne ad Anna Karenina per esempio. Oscar Wilde disse che non si era più ripreso dal dolore per la sua morte.

(di Francesco Musolino)

Gianni Bonina, giornalista, vive a Catania dove dirige il magazine letterario «Stilos». Ha pubblicato l'inchiesta Il triangolo della morte (Meridie, 1992), il romanzo Busillis di natura eversiva (Lombardi, 1997), la raccolta di racconti L'occhio sociale del basilisco (Lombardi, 2001), il reportage L'isola che trema (Avagliano, 2006), il saggio Maschere siciliane (Aragno, 2007). Per il teatro ha scritto Ragione sociale (Premio Pirandello 2000) e ha curato l'inedito di Serafino Amabile Guastella Due mesi in Polisella (Lombardi, 2000). Con questa casa editrice ha pubblicato il saggio I cancelli di avorio e di corno(2007) e Tutto Camilleri (2012).

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