Messina. “Rifugiati… nel basket”, il Castanea accoglie giovani migranti

Messina. “Rifugiati… nel basket”, il Castanea accoglie giovani migranti

Redazione

Messina. “Rifugiati… nel basket”, il Castanea accoglie giovani migranti

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venerdì 11 Marzo 2022 - 10:05

Il Castanea Basket, supportata dall'Agenzia Nazionale dei Giovani e la Congregazione dei Padri Rogazionisti, allenerà in primavera 10 ragazzi rifugiati che a settembre disputeranno il campionato

MESSINA – “Rifugiati… nel basket” è la nuova iniziativa della società Asd Castanea Basket di Messina, che, grazie al supporto dell’Agenzia Nazionale dei Giovani, ha lanciato un progetto che prevede l’inclusione dei rifugiati attualmente presenti sul territorio di Messina attraverso la pallacanestro. L’obiettivo è quello di formare una squadra con i ragazzi che aderiranno al progetto per partecipare ad uno dei campionati della federazione italiana.

Per realizzare l’iniziativa, la società gialloviola ha stipulato un protocollo d’intesa con la “Atslc Lighthouse s.r.l. – Congregazione dei Padri Rogazionisti” che nasce per tutelare i giovani rifugiati al loro arrivo in Italia. L’azienda si occuperà di selezionare una decina di ragazzi e li accompagnerà in palestra, al PalaRitiro, casa della squadra gialloviola, per farli allenare.

Frisenda: “Sport strumento di condivisione”

Si seguirà un percorso che durerà fino a dicembre del 2022. Marzo, aprile, maggio e giugno saranno dedicati all’insegnamento della disciplina sportiva. Poi si interromperà per la pausa estiva e si riprenderà a settembre, quando potranno unirsi agli atleti della prima squadra per disputare il campionato di promozione o un campionato a libera partecipazione.

«Abbiamo dato vita a questa iniziativa perché abbiamo sposato i valori dell’Agenzia Nazionale dei Giovani e del Corpo Europeo di Solidarietà – commenta il dirigente dell’Asd Castanea Basket, nonché coach,
Filippo Frisenda –. Crediamo nello sport come strumento di condivisione dei valori, in primis quelli di inclusione sociale e coesione. Da qui nasce anche la scelta del nome, “Rifùgiati (o rifugiàti)… nel basket”: un gioco di accenti per evidenziare come ogni sport, in questo caso specifico la pallacanestro, può essere un campo accogliente che regala spazio a chiunque senza guardare il colore della pelle o le condizioni e lo stato sociale».

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