Messina. Blitz Cesare, Irrera parla. Quella volta dai Santapaola: sembrava Gomorra

Messina. Blitz Cesare, Irrera parla. Quella volta dai Santapaola: sembrava Gomorra

Alessandra Serio

Messina. Blitz Cesare, Irrera parla. Quella volta dai Santapaola: sembrava Gomorra

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venerdì 13 Novembre 2020 - 07:30

Ha scelto di rispondere al giudice Giuseppe Irrera, arrestato nell'operazione antimafia a Messina detta Cesare come reggente del clan di Giostra

Operazione Cesare

Ha deciso di rispondere Giuseppe Irrera, il genero del boss storico di Giostra Luigi Galli arrestato due giorni fa nell’operazione Cesare e accusato di essere il nuovo reggente del clan messinese. Accusa che l’uomo ha respinto con forza, rispondendo punto per punto alle domande del giudice per le indagini preliminari Maria Militello.

avv salvatore silvestro
Avvocato Salvatore Silvestro

Accompagnato dagli avvocati Antonello Scordo e Salvatore Silvestro, Irrera ha respinto le accuse di portare avanti affari illeciti, di aver sempre lavorato come fruttivendolo senza per questo compiere atti che possono avere a che fare con la mafia, malgrado la parentela “pesante”.

Il suo è stato uno dei primi interrogatori di garanzia che hanno portato il GIP Militello ieri al carcere di Gazzi, e che proseguiranno anche oggi e domani con gli altri arrestati dell’operazione Cesare.

La DDA di Messina e i Carabinieri non gli credono affatto. Le conversazioni intercettate in carcere col suocero e quelle captate grazie alle cimici piazzate alla Boutique della Frutta nel 2016, infatti, li hanno convinti che sia proprio lui il reggente della famiglia di Giostra,e che il suo spessore criminale sia ormai fatto noto e acquisito da tutti.

Anche dal potente clan Santapaola di Catania. Tanto che in occasione di una corsa di cavalli tenuta a Castiglione di Sicilia tra il suo cavallo e Santino “Iannuzzo” Grillo, un nome del catanese noto agli investigatori, Irrera si convince che la gara è stata truccata e dopo aver protestato senza paura, viene ricevuto dai santapaoliani e gli viene accordato quanto richiesto. Un segno inequivocabile, secondo gli investigatori, di quanto il fruttivendolo ormai conti negli ambienti criminali isolani.

Corsa di cavalli aCatnia
Corsa di cavalli a Catania

A raccontare l’episodio è lui stesso, ignaro di essere ascoltato dalle cimici dei Carabinieri. E’ l’agosto 2016 e, dopo un braccio di ferro con Iannuzzo che pare voler rimandare la gara, la corsa si fa a Castiglione di Sicilia, e si imbastiscono come al solito le scommesse. Con quote che vanno da 500 fino a 50 mila euro.

Malgrado la richiesta di entrambi di correre senza auto e motorini, i due ruote invece ci sono e il cavallo di Irrera perde. Inizialmente la causa della sconfitta viene attribuita alla mancata conoscenza delle strade del catanese da parte del fantino messinese.

Ma guardando i video Irrera si accorge che due ragazzi in motorino si erano avvicinati troppo al cavallo di Iannuzzo, lo spingevano con la gamba, incitandolo ad andare più veloce. Si convince perciò che la gara è stata truccata, va su tutte le furie e pretende di non pagare, o che si ricorra. “Qua non si deve dormire, qua si deve chiamare e andare subito”, decreta “io questa non me la tengo”.

Quelli accanto a lui gli fanno notare che le quote delle scommesse sono ormai confluite nelle casse dei Santapaola. Meglio, quindi, che non crei tensioni con i catanesi. Ma Irrera non ha paura, e organizza l’incontro con Roberto Vacante, marito di una nipote di Nitto SAntapaola, che accetta di riceverlo nella sua abitazione-bunker e gli accordano la ripetizione della gara.

Il giorno dopo Irrera racconta ad uno dei suoi com’è andata. “C’era il nipote di Santapaola, questo è agli arresti domiciliari in una casa bunker, soldati di qua soldati di là, telecamere di qua, telecamere di la, Ma la cosa che mi è rimasta impressa è che ci hanno fatto lasciare le macchine al bordello del tram, e loro ci hanno portati con le motociclette, abbiamo fatto un mare di strada con le motociclette. Siamo entrati in una traversa e c’erano (…)le sentinelle (…) hanno fischiato e si apre un cancello che tu vedi un corridoio, in una traversa che si apre un cancello chiuso, con i soldati fuori e ci hanno fatto entrare dentro, muoviti muoviti e siamo entrati dentro (…)tipo un film, non ha i capito io ho rivisto il film Gomorra, era un macello . Gli ho detto qua se non sia mai Dio fanno bordello, ci smantellano….ci sparano, ci smantellano il cervello.”

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