Il ferimento di Nunnari nel 2023. Secondo i pentiti del clan di Mangialupi era un confidente. Ancora top secret il mandante
Messina – La gambizzazione di Marcello Nunnari era stata pianificata dal clan di Mangialupi per contrasti nati nel mondo della droga e perché l’uomo era considerato uno “sbirru”, un confidente delle forze dell’Ordine.
Il retroscena sul ferimento del luglio 2023 alla rotonda di viale Europa emerge dalle carte dell’inchiesta Gerarchia, il blitz con 14 arresti della Questura di Messina. Già individuati e condannati i responsabili, Salvatore Maiorana, Natale Lo Duca e Giuseppe Fisichella, coinvolti anche nella retata del 22 luglio. A raccontare cosa è accaduto sono i pentiti. Il mandante però è ancora top secret: in uno dei verbali è indicato il nome di chi ha ordinato il ferimento, ma è stato omissato dagli investigatori, ancora a lavoro per i riscontri sul racconto dei pentiti.
I trafficanti volevano la sua cocaina
A svelare il movente dell’agguato è il collaboratore Giovanni Gangemi. “Mario Mangano è l’esecutore materiale della sparatoria ai danni di Marcello Nunnari, eseguito assieme a Giuseppe Fisichella e su ordine di (…omissis…).+, Natale Lo Duca, Salvatore Maiorana e Santino Di Pietro. Il ferimento nasce quale atto estorsivo ai danni di Marcello Nunnari a cui il gruppo voleva estorcere o del denaro o quantitativi di cocaina visto che Marcello Nunnari era un personaggio di elevato spessore nell’ambiente criminale ed in quello degli stupefacenti. I capi del gruppo che vi ho indicato hanno deciso di sparare a Nunnari, prima di avanzare le pretese estorsive che vi ho riferito… Ho appreso le circostanze che vi sto riferendo da Natale Lo Duca e Salvatore Maiorana poco prima del loro arresto… Tutti i capi del gruppo erano d’accordo sulla commissione dell’atto intimidatorio ai danni di Nunnari…”.
Nunnari era un confidente?
Il pentito Mario Rella precisa altri particolari: “Lo hanno ferito per vari motivi. Una motivazione è che teneva per sé e per i suoi collaboratori i guadagni del traffico di stupefacenti, senza dare conto alle famiglie mafiose e criminali della città. Altro motivo è perché quando Nunnari è attivo nel settore degli stupefacenti non ha mai subito arresti e condanne, pur spostando svariati chili di droga e disponendo di armi, e quindi c’è la voce che sia un confidente”.
