Casalvecchio. Furto dell'oro di S. Onofrio, preghiere e sdegno alla fiaccolata per il vile gesto

Casalvecchio. Furto dell’oro di S. Onofrio, preghiere e sdegno alla fiaccolata per il vile gesto

Carmelo Caspanello

Casalvecchio. Furto dell’oro di S. Onofrio, preghiere e sdegno alla fiaccolata per il vile gesto

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domenica 12 Febbraio 2017 - 23:11

Archeoclub d’Italia e Osservatorio dei Beni culturali: "Uno scempio evitabile, che sia l’ultimo. Da anni rimasti inascoltati gli appelli alla catalogazione e tutela del patrimonio religioso e culturale"

CASALVECCHIO. Riflessioni e preghiere. Nonostante il tempo trascorso dall’1 febbraio, giorno del furto dell’oro di S. Onofrio, Patrono di Casalvecchio Siculo e dell’Annunziata, i volti sono ancora segnati da un dispiacere profondo e dallo sdegno. Ma la fede dei casalvetini non è stata scalfita e lo hanno dimostrato con la fiaccolata in onore del loro protettore. Un corteo sobrio, partito dalla chiesa Madre con in testa il parroco, don Gabriele Sgroi. Un momento fortemente voluto dai giovani della parrocchia per testimoniare che "La speranza unisce i cuori", che si è snodato lungo la via principale della cittadina medievale. Al ritorno in chiesa è stata celebrata una santa Messina in onore del Patrono. Sono presenti le istituzioni, l’Amministrazione comunale, i carabinieri e il comandante della polizia provinciale. C’è il popolo. Ci sono i componenti del Comitato festa. Fra tutti serpeggia molto rammarico e il pensiero che forse quanto accaduto si sarebbe potuto evitare.

E che lo scempio potesse essere evitato lo sostengono anche l’Archeoclub d’Italia e l’Osservatorio dei Beni culturali, i cui presidenti, Domenico Costa e Ninuccia Foti, hanno ricordato gli appelli alla “catalogazione e tutela del patrimonio religioso e culturale, da anni rimasti inascoltati. Ed ora è giunto uno scempio evitabile. Che sia l’ultimo”. Costa e Foti si sono detti “interdetti di fronte all’immensità del danno provocato nella notte tra il 31 gennaio e l’1 febbraio al museo parrocchiale di Casalvecchio Siculo, con il furto degli ori e degli oggetti sacri di S. Onofrio. Abbiamo scelto di non intervenire immediatamente per evitare di aggiungere parole a parole – proseguono all’unisono – in un momento in cui diventa troppo facile puntare il dito. Ma anche a distanza di giorni e soprattutto dopo l’opportuna lettera del sindaco di Casalvecchio alla Curia arcivescovile, che ci sentiamo di sottoscrivere integralmente, non viene meno lo sdegno per quanto accaduto, il rammarico perché si poteva e doveva evitare, la speranza che questo fatto, di una gravità irreparabile, faccia prendere finalmente e definitivamente coscienza della necessità che episodi simili bisogna che non si ripetano più”.

I rappresentanti dell’Archeclub e dell’Osservatorio rimarcano che “quanto accaduto è inaccettabile sul piano del buon senso, oltre che sul piano del diritto, trattandosi di un reato ai danni della Chiesa e quindi moralmente ancora più riprovevole e costituisce un vero e proprio colpo al cuore di ogni cittadino che vede nella devozione al Patrono S. Onofrio l’espressione più alta della propria identità. È un’intollerabile offesa all’arte ed alla cultura giacché viene sottratto un tesoro di inestimabile valore che custodisce il nucleo della nobile storia casalvetina e custodisce altresì i sacrifici ed i gesti di devozione di tantissimi cittadini”.

GLI APPELLI CADUTI NEL VUOTO Viene quindi ricordato che “da tantissimi anni l’Osservatorio dei Beni culturali ed Archeoclub d’Italia hanno evidenziato l’opportunità – divenuta ormai necessità – di una catalogazione precisa, specifica, fotografica di tutti gli oggetti di valore culturale esistenti nelle nostre comunità, soprattutto quelli esistenti all’interno degli edifici religiosi. A maggior ragione in luoghi, come Casalvecchio Siculo, non nuovi, purtroppo, a furti di opere d’arte, favoriti dall’appetibilità del patrimonio artistico esistente e dall’inadeguatezza della sua tutela dovuta principalmente alla non sufficiente consapevolezza del loro valore da parte della comunità”. Domenico Costa e Ninuccia Foti non entrano nel merito delle responsabilità del dolorosissimo evento di alcuni giorni fa “anche se non si può fare a meno di concordare col sindaco, Marco Saetti, circa l’assurda decisione di togliere l’oro dalla banca e la ancora più assurda decisione di non custodire diversamente l’oro nelle ultime settimane quando si era registrato il guasto al sistema di sicurezza ed addirittura era stata disattivata la videosorveglianza. Si vuole però sottolineare la necessità che questo evento diventi l’ultimo di una lunghissima serie che nel comprensorio dura da decenni, se non da secoli”.

LA RICHIESTA DI ARCHEOCLUB E DELL'OSSERVATORIO Costa e Foti chiedono “che tutte le Parrocchie del comprensorio, nessuna esclusa, procedano ad un’immediata catalogazione, con scheda specifica e fotografica, anche digitale, di ogni singolo bene artistico, mettendola a disposizione anche delle Forze dell’Ordine. Come già più volte detto nel corso degli anni scorsi, sia Archeoclub d’Italia che l’Osservatorio per i beni culturali dell’Unione dei Comuni – ma siamo certi anche tutte le altre associazioni che quotidianamente operano sul territorio – si rendono disponibili ad ogni ausilio possibile affinché questo traguardo si raggiunga in tempi brevi”.

I SACRIFICI DEGLI AVI Un’ultima, finale e decisiva considerazione: “I beni artistici presenti delle nostre Chiese, così come tutti i beni culturali del territorio, non sono semplici e noiosi “orpelli” al servizio del parroco o del sindaco di turno ma costituiscono il cuore pulsante delle nostre comunità e sono le comunità, prima ancora dei parroci o dei sindaci, a doversene prendere adeguata cura; costituiscono i sacrifici dei nostri avi, le testimonianze di un passato glorioso di cui dovremmo essere consci ed orgogliosi e non apatici e distratti, costituiscono il nostro futuro, che dovremmo tutelare con attenzione e non permettere che vanga depauperato con tanta facilità”.

Carmelo Caspanello

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