Santa Lucia e la notte più lunga dell'anno

Santa Lucia e la notte più lunga dell’anno

Daniele Ferrara

Santa Lucia e la notte più lunga dell’anno

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venerdì 13 Dicembre 2019 - 10:32

Porta del Natale e dunque dell’anno nuovo, questa festa è comune anche ad altre parti del mondo

Prima dell’adozione del calendario gregoriano nel 1582 che risolse lo sfasamento fra calendario solare e calendario civile, il 13 Dicembre era il solstizio d’inverno, il dì più breve e la notte più lunga dell’anno.

L’antica tradizione mediterranea insegna che la dea Persefone, signora delle stagioni e dell’oltretomba, regna negli inferi con suo marito Plutone durante la stagione fredda e nella stagione calda torna in superficie al fianco di sua madre Demetra (Madre-Terra), portando letteralmente con sé l’abbondanza; il solstizio quindi è il momento in cui Persefone inizia la sua risalita nella dimensione della vita. Questa credenza è sempre stata ben allacciata alla Sicilia poiché la dea, che nell’età mitica vi dimorava, era fra le più amate nell’isola e a lungo il suo culto fu officiato dalla potentissima dinastia dei Dinomenidi, Tiranni di Siracusa e Re di Sicilia.

Con l’avvento al potere del Cristianesimo Latino entrò in gioco una martire: Lucia, una giovane cristiana siracusana di ricca famiglia, morta durante la persecuzione di Diocleziano dovuta all’infelice ostinazione dei Cristiani a non riconoscere l’autorità divina dell’Imperatore; un avvenimento tragico, giacché la fanciulla sarebbe addirittura stata denunciata alle autorità dal fidanzato. La ragazza fu presto venerata e santificata dai cristiani siracusani; non fu difficile fare interpretare Persefone alla sua controfigura cristiana nel dramma religioso del solstizio, così Lucia fu proclamata patrona di Siracusa: una santa che porta la luce.

Non è accertato quando fu scelto il 13 Dicembre (già legato a Cerere ovvero Demetra, a Roma) per commemorare Santa Lucia ma, forse per una coincidenza, forse perché la religione dei campi segue i ritmi naturali e non i calendarî dei dotti, nel 1582 la festa cadeva proprio sotto il solstizio, e non è mai stata spostata da questa data.

Alla santa si attribuisce il termine di ben due carestie a Palermo e a Siracusa e ciò ha dato inizio all’usanza di non consumare derivati della farina di frumento nel giorno della festa, ma piuttosto ceci o riso nelle pietanze più disparate, come ringraziamento. Perciò il 13 Dicembre è il giorno dei rustici, arancini et arancine in ogni varietà e le fritte panelle ricavate dai ceci; ma anche giorno dei dolci come la cuccìa, a base di ricotta e grano non molato e bollito, nata proprio per questa festività. È il giorno in cui ci si può riunire nella pace e mangiare assieme in vista del periodo natalizio propriamente detto.

Non più il solstizio d’inverno, ma il senso della festa non cambia: la luce nuova si avvicina e nutrirà la sperata prosperità dell’annata che viene. Porta del Natale e dunque dell’anno nuovo, questa festa è comune anche ad altre parti del mondo, Scandinavia in primis, ma può e dev’essere per noi Siciliani una festa nazionale, celebrazione del legame fra il nostro popolo e la candida fanciulla che reca le spighe di grano, che ha molti nomi e una sola essenza.

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