Sequestro al pentito delle scommesse, sigilli al tesoro di Fabio Lanzafame

Sequestro al pentito delle scommesse, sigilli al tesoro di Fabio Lanzafame

Alessandra Serio

Sequestro al pentito delle scommesse, sigilli al tesoro di Fabio Lanzafame

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venerdì 12 Dicembre 2025 - 17:20

Gdf congela beni e palazzi di pregio tra Sicilia e Romania al siracusano che aveva contribuito al caso calcioscommesse a Messina

Catania – Scatta il sequestro milionario per il “pentito delle scommesse” Fabio Lanzafame. La Guardia di finanza di Catania ha sigillato oltre 40 milioni di euro riconducibili al 53enne siracusano, residente a Pitesti in Romania. L’uomo, ritenuto vicino alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano e al clan Cappello-Bonaccorsi, avrebbe accumulato beni e attività grazie a un articolato sistema illecito legato al settore dei giochi online, delle scommesse e del riciclaggio internazionale.

Il sequestro

Sotto chiave sono finiti 20 attività commerciali, dodici italiane, tra Sicilia e Gorizia, e otto straniere, insieme a 89 immobili distribuiti tra Italia e Romania compongono la rete patrimoniale bloccata dai finanzieri. I sigilli sonos cattati per una parte di un palazzo storico a Ortigia, poco lontano dal Duomo, una palazzina neoclassica di 900 mq nel centro di Pitesti e una villetta signorile nella stessa città. Sequestrati anche due auto, 20 conti correnti e denaro contante. Il provvedimento è stato eseguito con il supporto dell’Agenzia europea Eurojust e della magistratura rumena.

Il coinvolgimento di Lanzafame

Il sequestro colpisce beni formalmente intestati a Lanzafame o a prestanome. L’uomo era già emerso come figura centrale nelle inchieste “Revolution Bet” e “Crypto”, che ne avevano evidenziato la “spiccata pericolosità sociale”. Nel 2020 e nel 2022 è stato condannato complessivamente a circa sette anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo del gioco, truffa aggravata, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio e riciclaggio, con l’aggravante mafiosa.

Non inserito nel clan ma aiutò i gruppi criminali

Sebbene non inserito stabilmente nei clan, Lanzafame avrebbe progettato e gestito l’infrastruttura informatica che permetteva alle consorterie di infiltrarsi nel mercato delle scommesse online, diffondendo prodotti di gioco illegali in parallelo a quelli autorizzati nelle agenzie e nei Ctd siciliani. In cambio, riconosceva ai clan una quota degli ingenti profitti. Questa almeno l’ipotesi degli inquirenti, che ora andrà al vaglio dei giudici.

Il filone messinese

Le dichiarazioni dell’uomo, che alla fine del decennio scorso aveva collaborato con la giustizia, erano stati fondamentali per dare il via all’inchiesta sul calcio scommesse a Messina. Più recentemente le sue dichiarazioni sono entrate nella così detta operazione K, sempre relativa alle scommesse on line.

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