Dopo quasi 10 anni si chiude l'era del sistema perverso delle cooperative

Dopo quasi 10 anni si chiude l’era del sistema perverso delle cooperative

Rosaria Brancato

Dopo quasi 10 anni si chiude l’era del sistema perverso delle cooperative

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mercoledì 21 Novembre 2018 - 10:45

Avviato con la migliore delle intenzioni il sistema delle coop si è rivelato un assalto alla diligenza clientelare. A pagare sono stati i lavoratori e gli assistiti.

Era la notte del 10 febbraio 2009 quando il Consiglio comunale poneva fine ad un balletto di posizioni e delibere che andava avanti sin dal 2005, sciogliendo, tra le polemiche l’Istituzione dei servizi sociali (leggi qui). Non si sapeva ancora quale percorso la giunta Buzzanca avrebbe intrapreso, ma in realtà quel carrozzone chiuso perché diventato strumento di clientelismo e sprechi, si trasformò nei 9 anni successivi in una diligenza, sulla quale i più furbi riuscirono a salire per guidarla.

Quasi 10 anni dopo un altro consiglio comunale pone fine con la votazione di ieri al sistema perverso delle cooperative e apre le porte all’internalizzazione del servizio.

Passando dall’istituzione dei servizi sociali al sistema delle cooperative si pensava forse di porre fine al clientelismo, invece si è creato il “clientelismo diffuso”, una rete da manuale Cencelli che ha visto esponenti politici costruire carriere sulla gestione delle coop ma soprattutto sul fatto che a quelle coop venivano affidati i servizi. Al Cencelli delle coop hanno contribuito tutti, sindacati, dipendenti del Comune, controllori e controllati, ma a pagare sono stati gli operatori e gli assistiti.

Già, perché l’intermediazione delle cooperative ha un costo, non solo in moneta sonante. L’intermediazione ha aperto maglie nel sistema che si sono fatte voragini.

Si sono creati “ruoli e posti” aggiuntivi, con tanto di stipendio, per amministrativi e figure che sono un sovrappiù nel settore dell’assistenza (il cui perno è l’operatore del servizio). Ma quei ruoli erano indispensabili per il sistema clientelare, per avere la certezza dell’affidamento dell’appalto, delle risorse. Ogni singola cooperativa è diventata un mini carrozzone, un piccolo centro di potere e di scambio, soprattutto elettorale. Si è arrivati al punto che si sapeva benissimo a quale consigliere comunale o politico faceva riferimento la singola cooperativa ed è accaduto anche che il consigliere stesso fosse strettamente legato al vertice della coop.

Questo non soltanto nel settore dei servizi sociali.

Non a caso dall’operazione Terzo Livello, che ha portato in carcere l’ex presidente del consiglio comunale Emilia Barrile, viene fuori uno spaccato dal quale è evidente il ruolo ed il percorso delle due cooperative a lei vicine.

E non sono mancate inchieste analoghe. Se l’amministrazione comunale affida i servizi tramite i bandi alle cooperative ed i politici sono legati alle coop di riferimento, il sistema diventa drogato.

Quel che disse l’ex deputato Franco Rinaldi a proposito degli Enti di formazione, la famosa frase: “E i voti dove si prendono, sulla luna?” vale per i corsi d’oro ma anche per le cooperative di questi ultimi 9 anni. Fingere di non saperlo è da ipocriti.

Quando si arriva alle gare vinte con il 100% dei ribassi chi si pensa ne pagherà le conseguenze? Anche su questo aspetto ci sono state inchieste ed arresti.

Chi paga è il lavoratore. Abbiamo dimenticato le lacrime e le proteste per quegli operatori le cui coop finivano con l’essere in regola con il durc? O le buste paga che non rispondono all’effettivo stipendio pagato? O i licenziamenti ai cambi di gara che corrispondevano sempre alle nuove esigenze “politico-clientelare”? Le manifestazioni quando i soldi non arrivavano in tempo alle cooperative? Ricordo che ci fu chi, come nei bandi per gli asili, scappò da Messina a gambe levate, inorridito per il metodo del ribasso al 100%, dicendo “è impossibile garantire un servizio così”.

Abbiamo dimenticato che a pagare oltre ai lavoratori sono gli utenti?

Gli anziani, i fragili, i minori a rischio, le fasce deboli?

Nel passaggio dall’Istituzione al sistema delle cooperative non solo il lupo non ha perso il vizio, ma lo ha affinato.

Cancellare il sistema delle cooperative equivale a rendere liberi i lavoratori dalla sindrome di Stoccolma che spesso li ha spinti a non denunciare, ad accettare lo stato delle cose e spesso a diventare “burattini” usati in fasi calde o elettorali.

Ha ragione Alessandro Russo quando dice: Chiudiamo una pagina vergognosa. Fin quando la politica usa lo sfruttamento del bisogno non abbiamo una città libera e così non è stato. Se facciamo finta che questa roba qui non sia accaduta non saremmo degni di stare in quest’aula. Non sono stato eletto per fare il giudice o l’avvocato, faccio politica, devo impegnarmi perché la libertà degli individui possa essere raggiunta. Apprezzo politicamente l’obiettivo di questa strada. Togliamo di mezzo un immenso caso di necessità. Per anni ho chiesto che i servizi sociali tornassero in capo al controllo politico e non fossero lasciate nelle mani di esterni con interessi privati e non pubblici".

Per il risultato è stato determinante anche l'emendamento proposto da un altro esponente del Pd, Libero Gioveni, che sin dal 2016 si è impegnato per arrivare all'internalizzazione del servizio e quindi al passaggio dei lavoratori dalle cooperative per chiudere questa pagina di storia che non è andata come all'inizio si pensava.

L’aspetto più bizzarro è che nel 2009 l’attuale sindaco De Luca era deputato regionale dell’MPA e nella giunta Buzzanca esprimeva in quota l’assessore ai servizi sociali Pinella Aliberti. Proprio sull’abolizione dell’Istituzione servizi sociali si consumò lo scontro con il sindaco Buzzanca, sebbene De Luca contestasse “manovre occulte” per spostare di epicentro l’Ente, affidandolo ad altri “controllori” (leggi qui).

Un mese fa si contestava all’amministrazione di voler fare, sui servizi sociali, macelleria sociale.

Ieri si è chiusa una pagina di storia nata sicuramente per migliorare le condizioni di lavoro e di servizio e per eliminare clientelismi ma che nei fatti si è rivelato l’affinamento del controllo dei bacini elettorali. Ed ha fatto lievitare i costi di milioni di euro l’anno. Perché l’intermediazione costa. Eccome se costa.

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. Sig.ra Brancato, il Suo brillante articolo, è molto chiaro nella sua esposizione, ma risultano delle inesattezze palesi, e per le quali le chiedo di documentarsi prima di scrivere. Nella parte che riguarda la creazione di “ruoli e posti aggiuntivi”, è importante che Lei sappia che taluni amministrativi che fanno parte del sistema delle cooperative, sono entrati in virtu di una delibera (la n. 68/c del 1991) adottata dal consiglio comunale del tempo e vistata con parere favorevole dall’Ufficio Regionale di controllo della Regione Sicilia. Ritengo che non sia corretto fare degli amministrativi in generale di tutta l’erba un fascio……….. Grazie per la la precisazione che le chiedo voler aggiungere all’articolo . Cordiali saluti.

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  2. Finché il lavoro sarà una chimera, e quindi prezioso bene di scambio, la condizione generale non muterà. Esisteranno sempre i ricattabile ed i ricattatori. Io testo perplesso, perché ho avuto modo di sperimentate la scarsa qualità degli operatori. Penso che molti approfitteranno anche dei diritti leciti, in modo illecito, così come molti altri prima di loro. Il circolo vizioso del disservizio a mio avviso non muterà sostanza ma solo forma. Spero di sbagliare con tutto il cuore, ma sono moto pessimista comunque.

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