Villa Pace. “Un luogo dell’anima”, un tesoro da scoprire

Villa Pace. “Un luogo dell’anima”, un tesoro da scoprire

Redazione

Villa Pace. “Un luogo dell’anima”, un tesoro da scoprire

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sabato 05 Dicembre 2009 - 13:39

Dai Sanderson a Vismara, dai Bosurgi all’Università. Storia e curiosità di uno dei gioielli di Messina. In photogallery le immagini

Un luogo dell’anima. Così Franz von Wantoch Rekowoski, diplomatico tedesco e fidanzato di Luisa Leila Sanderson, descrive villa Pace ricordando i suoi periodi di soggiorno in riva allo Stretto. Siamo alla fine dell’Ottocento, nella Messina ricca ed operosa in cui l’imprenditore britannico William Sanderson aveva trasferito i propri affari (1817), specializzandosi in seguito nel commercio degli estratti agrumari. Un’epoca in cui la facoltosa borghesia cittadina – ben distante dalla misera speculatrice odierna – trovava modo di sostanziare il proprio peso economico e sociale con l’impianto, in particolare lungo la cosiddetta “strada del Faro”, di pregevoli residenze di villeggiatura che ne riaffermassero rango e prerogative. A questo proposito, è bene ricordarlo, la presenza di dimore extra moenia risulta assiduamente testimoniata sin dalla prima metà del XIV secolo, sebbene si conoscano analoghi fenomeni già in età classica.

L’epopea dei Sanderson e dei Bosurgi

Collocato proprio lungo la via Consolare Pompea, il complesso architettonico di villa Pace costituisce in tal senso una delle tracce più importanti di una Messina d’antan che ha vissuto l’epopea dei Sanderson e dei Bosurgi, le cui fortune si accompagnano inscindibilmente a quelle della fabbrica in cui si succedettero (la ”Sanderson & Sons”). Sontuosa cornice per i ricevimenti in cui i componenti di queste storiche famiglie si mostrarono abili anfitrioni, la Villa è stata testimone di visite illustri che hanno caratterizzato gli oltre centocinquanta anni trascorsi dalla sua costruzione, potendo annoverare tra i suoi ospiti più celebri il Kaiser Guglielmo II e diversi esponenti reali di Casa Savoia.

Per scoprire le tappe che hanno portato ad annoverare questo straordinario bene culturale tra quelli posseduti dall’Ateneo messinese, appare interessante affrontare un “viaggio” che ne ripercorra i percorsi e le ragioni più significative della sua esistenza.

I Sanderson

Era il 25 settembre del 1850, quando Robert Sanderson, figlio di William, per 500 onze, acquistò dai fratelli Marini una “porzione di fondo rusticano” nel villaggio Pace. Nel 1853, anno del matrimonio di Robert con Amalia Sarah Child, la preesistente “casina” grazie ai lavori di ampliamento e ristrutturazione era già diventata una prestigiosa residenza estiva (chiamata villa “Amalia”). Al contempo, intorno all’abitazione, si procedette alla sistemazione scenografica di piante rare e alberi pregiati, i quali costituiranno il fondamento di ciò che – nel tempo – diverrà un vasto e lussureggiante giardino.

Il terremoto del 1908

Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 il grande parco di villa Amalia viene esteso con la costruzione di un nuovo ed elegante villino detto “Castelletto” o “Casa dei giovani”, funzionale all’ospitalità dei numerosi componenti della famiglia. Pressappoco un anno dopo la morte di Robert Sanderson, le ville vengono colpite dal sisma del 1908. Villa Amalia è parzialmente ma irrimediabilmente danneggiata, mentre il “Castelletto” è totalmente distrutto. La prestigiosa costruzione che solo nove mesi prima aveva ospitato l’Imperatore di Germania, si presenta come un insieme di macerie. Il terremoto distrugge anche il palazzo che i Sanderson possedevano in città, cancellando in questo modo i simboli più evidenti della posizione economica e sociale che la famiglia aveva raggiunto in quasi un secolo di vita a Messina.

Emirico Vismara

Dopo il cataclisma William R. Sanderson, figlio di Robert, ormai trasferitosi a Roma, manifesta l’intenzione di vendere la Villa di contrada Pace. Nel febbraio del 1915, ultimati i lavori di ricostruzione su progetto dell’Ing. Caneva, egli formalizza con atto notarile la vendita della Villa con tutte le strutture realizzate. Proprietario della residenza diventa l’ingegnere Emilio Enrico Vismara (detto Emirico), chiudendo così di fatto l’era dei Sanderson in riva allo Stretto. Vismara nasce a Modena il 27 luglio del 1873 e si trasferisce in Sicilia nel 1904 come dirigente della Società Tirrena, dedita alla progettazione di impianti elettrici. La sua attività nell’isola è molto intensa, diventando – tra il resto – direttore della Società Generale Elettrica della Sicilia. Dal 1910 è tra i finanziatori della Società in accomandita semplice “Sanderson & Sons, Oates e Bosurgi successori”, con l’intento di dare impulso alla produzione dell’acido citrico.

La partecipazione di Vismara alla vita cittadina non si limita soltanto ai settori economici ma si estende anche nel sociale. E’ infatti tra i promotori della realizzazione dell’Istituto Marino di Mortelle per bambini tisici e rachitici, entrando a far parte del Consiglio di Amministrazione fin dalla sua costituzione. Nel 1929, nondimeno, in seguito all’entrata massiccia nelle aziende elettriche di capitale estero e all’emarginazione subita dai suoi referenti politici, Emerico Vismara abbandona la direzione della SGES e la Sicilia. Vende la sua parte di proprietà di villa Pace ai Bosurgi – che già nel 1921 erano entrati in comproprietà – e in seguito, ormai insofferente al regime, si trasferisce in Francia dove morirà alla fine della guerra.

I Bosurgi

Nuovo proprietario della Villa diviene Giuseppe Bosurgi, facoltoso farmacista discendente da una famiglia originaria di Rometta, allora ben inserita nella città dello Stretto. Egli avvia un progetto per l’ampliamento dell’immobile, affidato all’Ing. Viola, che tuttavia resterà in parte incompiuto. In ambito sociale, già nel 1918, i Bosurgi riuscirono a realizzare l’Ospizio di Mortelle con collaborazione di Emirico Vismara e del dott. Domenico Faucello, che ne fu primo direttore sanitario. Tale Istituto, che nel tempo verrà ampliato sino ad ospitare circa 750 ricoverati, diventerà per i Bosurgi uno dei loro punti di forza: sia perché consentirà un intenso dialogo con il duce Benito Mussolini al quale lo stesso è intitolato, sia perché contribuirà a rafforzare di fronte all’opinione pubblica l’immagine di una famiglia benefattrice e socialmente impegnata.

Alla morte di Giuseppe Bosurgi, nel 1935, l’opera di assistenza verrà perpetuata dalla moglie Adriana Caneva, donna impegnata e di profonda religiosità. Ella riuscirà anche a dirigere egregiamente l’azienda del marito, sempre in continua espansione, che l’anno prima aveva assunto l’intestazione “Sanderson & Sons, Bosurgi e successori”. Negli anni sessanta il compito di dare un’ulteriore sistemazione al complesso architettonico è affidato allo studio AERRE, che realizza una piscina scoperta nello spazio prima adibito a campo da tennis e una piscina coperta, con sauna annessa, sotto il terrazzo, ampliando l’originaria casa colonica.

L’Università

Nel 1981 viene dichiarato d’ufficio il fallimento della fabbrica di famiglia e, nel 1992, il Tribunale di Messina cede alla locale Università, in persona del Magnifico Rettore prof. Guglielmo Stagno d’Alcontres, l’intera villa allora di proprietà dei fratelli Leone ed Emilio Bosurgi. Frattanto, con Decreto Assessoriale del febbraio 1989, villa Pace era stata dichiarata di interesse naturale, naturalistico, storico, artistico e architettonico, dunque soggetta alle prescrizioni di tutela previste dalla Legge.

Dopo l’acquisizione della Villa, l’Ateneo ha intrapreso un importante progetto di recupero che ha previsto la ristrutturazione del fabbricato “A” lungo la via Consolare Pompea, delle palazzine gemelle “B1”-“B2” e dell’edificio “C” collocati a quota lievemente più alta, nonché della palazzina “D” trasformata in zona museale. Il parco, che si estende su una superficie di oltre 34000 mq tra la strada costiera e la via Panoramica dello Stretto, rappresenta oggi un raro esempio di giardino siciliano ispirato, appunto, ai modelli del romanticismo anglosassone.

Diego Buda, Giusi Marabello

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