Intercettazioni, avvocati in allarme: ristabilire i limiti nel rispetto della riservatezza

Intercettazioni, avvocati in allarme: ristabilire i limiti nel rispetto della riservatezza

Intercettazioni, avvocati in allarme: ristabilire i limiti nel rispetto della riservatezza

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venerdì 24 Giugno 2011 - 08:24

Se ne è discusso al Tribunale in occasione della tappa del Consiglio nazionale forense itinerante che ha fatto tappa nella città dello Stretto

“E’ preoccupante l’orientamento emerso nella giurisprudenza sia europea che italiana, che tra il diritto all’informazione e diritto alla privacy sembra ritenere predominate il primo. Lo ha fatto la Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2007 e lo ha ribadito di recente la Corte di Cassazione, con una sentenza del 2010”.
Così il presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa ha chiuso i lavori del seminario che si è tenuto a Messina, in occasione della seduta itinerante del Cnf, dal titolo Il diritto alla libertà e alla segretezza delle comunicazioni. Limiti e garanzie: l’esperienza delle intercettazioni”. Il seminario è stato organizzato dall’Ordine forense di Messina guidato da Francesco Marullo.

Alpa ha parlato da civilista, riferendosi principalmente “alla faticosa ascesa e veloce declino” del diritto alla privacy. “Solo nel 1996 è stato introdotto nel nostro ordinamento tale diritto, oggi già disgregato da molteplici fattori: espansione delle tecnologie informatiche; la normativa di reazione all’allarme sicurezza; il ruolo della stampa”. Nel corso della giornata di lavori, il confronto tra magistratura e avvocatura sul tema delle intercettazioni e dei loro limiti, che ciclicamente torna alla ribalta, nonché del difficile bilanciamento tra i tanti principi costituzionali coinvolti è stato acceso. A spiegare le ragioni della prima è intervenuto Nicola Gratteri, procuratore aggiunto a Reggio Calabria, che proprio a Reggio ha creato la sala ascolti più grande d’Europa inaugurando il sistema di intercettazione digitale tramite computer.

“Sistema che ha consentito la remotizzazione degli ascolti, superando il limite del luogo dove debbono avvenire”. ha spiegato Gratteri che ha attaccato: “Oggi il sistema costa 10 euro più Iva al giorno per ciascun telefono. E’ il più economico e garantito tra gli strumenti di indagine. E i dati sul numero degli intercettati (7 milioni di italiani nel 2010) è artatamente falsato: per arrivare a questo occorrerebbero ben 250mila persone che ascoltano ed è impossibile. Il fatto è che questi numeri si riferiscono alla schede telefoniche e non alle persone fisiche. Ogni indagato arriva a cambiare scheda ogni 48 ore”, ha detto il procuratore. “Il sistema è garantito perché le intercettazioni fanno parlare gli attori protagonisti. Quanto alla fuga di notizia, ogni sala di ascolto ha un responsabile e ogni passaggio di file lascia traccia. Se si volesse intervenire, si potrebbe farlo con una relativa semplicità”, provoca. Quanto alla stampa, Gratteri incalza: “molte volte i giornali non riferiscono del reato ma fanno gossip. Basterebbe definire i confini della corretta informazione”.

“L’utilizzo di un legittimo strumento di indagine dovrebbe fare i conti con la saggezza, l’equilibrio e la conoscenza tecnica”, ha avvertito Carlo Vermiglio, vicepresidente Cnf mentre Luigi Autru Ryolo ha sottolineato l’irrinunciabile necessità della separazione delle carriere anche in funzione di un controllo imparziale sull’uso della intercettazione. “L’avvocatura dovrebbe imporsi per reclamare che alle conferenze stampa indette dalle procure partecipasse anche il difensore dell’indagato per ristabilire equilibrio anche nella informazione”, ha detto. Il consigliere nazionale Aldo Morlino ha colto il nocciolo della questione: “sulle intercettazioni e sulla loro disciplina si tratta di compiere delle scelte politiche atteso che il bilanciamento dei diritti in gioco risulta difficile; una scelta che impone il sacrificio di qualcuno di essi. E se Marco Stefenelli, avvocato a Trento, ha sottolineato come da un punto di vista esegetico l’articolo 15 (libertà e segretezza delle comunicazioni) della Costituzione sembra prevalere sull’articolo 21 (libertà di manifestazione del pensieri e di stampa), Eugenio Cricrì, penalista di Napoli, ha sottolineato come le norme ci siano ma non siano rispettate. “Trovo inutile e dannosa la proposta da ultimo avanzata di sottoporre l’autorizzazione delle intercettazioni alla presenza di gravi indizi di colpevolezza”, avverte. “Quanto alle regole processuali sul segreto, non è corretto sostenere che l’ordinanza di custodia cautelare fa cadere il segreto istruttorio: cade il segreto interno ma non dovrebbe essere pubblicità esterna fino al dibattimento”. Alberto Gullino, del foro di Messina, ha proposto di aumentare le sanzioni previste dall’articolo 684 del codice penale (pubblicazione arbitrari di atti del processo).

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