Unime. “Mafie tra continuità e mutamento”: uno sguardo intersettoriale sul problema

Unime. “Mafie tra continuità e mutamento”: uno sguardo intersettoriale sul problema

Emanuela Giorgianni

Unime. “Mafie tra continuità e mutamento”: uno sguardo intersettoriale sul problema

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giovedì 30 Settembre 2021 - 06:30

Il Convegno internazionale dell’Università degli Studi di Messina ha accolto, in due giornate, studiosi provenienti da tutto il mondo per confrontarsi sulla questione

Nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Messina, il Convegno internazionale su “Mafie tra continuità e mutamento: analisi, esperienze, narrative” ha visto studiosi provenienti da prestigiosi Atenei italiani e stranieri, giornalisti, magistrati ed altri esponenti delle Istituzioni confrontarsi sulla questione mafiosa in un’ottica interdisciplinare e intersettoriale.

Mafie tra continuità e mutamento

Al centro del dibattito, il tema delle mafie in relazione ai processi di trasformazione e agli elementi di continuità che le caratterizzano. L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto di ricerca MessCa: “Mafia-type organised crime in the Province of Messina”, di cui è responsabile scientifica la dottoressa Rossella Merlino (Bangor University-UK) sotto la supervisione del professore Luigi Chiara presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche dell’Università di Messina, e finanziato della European Research Executive Agency (REA) della Commissione Europea.

La prima giornata

I lavori sono stati inaugurati il pomeriggio di lunedì 27 settembre dai saluti istituzionali del Rettore dell’Università di Messina, Salvatore Cuzzocrea, il quale ha sottolineato la necessità di “alzare il livello di guardia sulle mafie, anche da parte di chi lo fa sul piano della cultura”. A seguire, l’introduzione ai lavori da parte di Luigi Chiara, che ha evidenziato il modo in cui il mutamento occorso nell’universo mafioso si accompagna storicamente a quello che attiene alla sua rappresentazione culturale e politica, e alla percezione che la società e le istituzioni pubbliche hanno avuto, ed hanno, del fenomeno. Per cui, la scelta di focalizzare l’attenzione su questo argomento nasce dalla consapevolezza che, per comprendere il fenomeno mafioso, non si può prescindere dal contesto di più ampie relazioni di potere e processi di mutamento esterno in cui si inserisce.

In questa cornice prospettica, si inseriscono gli interventi del primo panel moderato da Luigi Chiara: da quello del professore Francesco Benigno, che ha problematizzato la definizione del termine mafia in relazione alla sua costruzione discorsiva nel tempo, all’intervento del professore Enzo Ciconte, che in una logica di continuità ha parlato di Mafia Capitale dai “bulli di Roma al Mondo di Mezzo”, all’intervento della professoressa Felia Allumsulla dimensione transnazionale e locale della criminalità organizzata. A chiudere il panel, l’intervento della dottoressa Rossella Merlino sul contesto di Messina e sui motivi per cui questo è stato trascurato dal discorso storico a fronte di una forte presenza criminale.

La seconda giornata

La seconda giornata di lavori si è aperta con un panel, moderato dal Prorettore vicario, Giovanni Moschella, dedicato alle attività di contrasto alle mafie a fronte dei processi di mutamento che le interessano. Il Procuratore Distrettuale Antimafia Maurizio De Lucia, il primo ad intervenire, ha parlato dei “pilastri” della strategia repressiva dello Stato, mentre l’intervento di Ornella Pastore, Presidente della Sezione GIP del Tribunale di Messina, si è concentrato sulle misure di prevenzione personali e patrimoniali e gli strumenti alternativi alla confisca. A seguire, la Prefetta di Messina, Cosima di Stani, ha presentato una relazione sulle interdittive antimafia e sull’esperienza messinese per i protocolli di legalità, mentre il Sostituto Procuratore Nazionale Marco del Gaudio ha chiuso il panel con un intervento sull’evoluzione del metodo mafioso.

La seconda sessione della giornata, moderata dal procuratore di Barcellona PG Emanuele Crescenti, si è aperta con gli interventi della professoressa Gabriella Gribaudi e del professore Luciano Brancaccio, entrambi docenti dell’università di Napoli, che hanno sollevato delle questioni importanti sulla realtà della camorra e della sua relazione con il territorio. Il professore Marcello Ravveduto è intervenuto a proposito dell’auto-rappresentazione mafiosa sui social network, mentre la relazione della professoressa Ombretta Ingrascì dell’università di Milano ha portato il tema del ruolo delle donne nella mafia, e di nuove ipotesi interpretative, al centro del dibattito.

Tema, quello delle dinamiche di genere nel fenomeno mafioso, che è stato anche al centro degli interventi della professoressa Robin Pickering-Iazzi dell’Università del Wisconsin e di Clare Longrigg, Deputy Editor del Guardian, che hanno parlato della dimensione femminile da una prospettiva letteraria e giornalistica, rispettivamente. Nello stesso panel, moderato dal giornalista Nuccio Anselmo, sono intervenuti anche il professore Emiliano Morreale sull’evoluzione della rappresentazione mafiosa nel cinema dal secondo dopoguerra ad oggi, e il Procuratore di Patti, Andrea Apollonio, sulle anomalie della Sacra Corona Unita.

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