Pippo Isgrò: "Leggendo la cronologia della riforma si capisce perchè votare no"

Pippo Isgrò: “Leggendo la cronologia della riforma si capisce perchè votare no”

Pippo Isgrò: “Leggendo la cronologia della riforma si capisce perchè votare no”

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sabato 26 Novembre 2016 - 13:31

L'ex assessore Pdl ed attuale coordinatore del movimento Popolari per l'Italia spiega il suo no al Referendum attraverso la cronologia che ha portato, dal 2013 ad oggi all'approvazione della Riforma Costituzionale

Basta guardare la successione degli eventi e fare la cronologia della Riforma Costituzionale per capire ciò che è successo e ciò che sta succedendo, senza bisogno di aggiungere alcun commento.

28 aprile 2013: giura il Governo presieduto da Enrico Letta, che otterrà la fiducia nei due giorni successivi.

28 maggio 2013: Documento JP Morgan (dal titolo: “La regolazione della zona Euro: circa a metà strada”, in cui sostanzialmente si afferma che le costituzioni del sud Europa sono troppo democratiche); vi si può leggere, in particolare, alle pagine 12-13, quanto segue:

“I sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea”……. “Le costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo”….. “I sistemi politici e costituzionali presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo; e la licenza di protestare se sono proposte modifiche sgradite dello status quo. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche”…..La prova decisiva sarà l’anno prossimo in Italia, dove il nuovo governo ha chiaramente un’opportunità di impegnarsi in significative riforme politiche. Ma, parlando come di un viaggio, il processo di riforme politiche è appena iniziato

subito dopo il “sistema” guidato da Napolitano prova a scardinare la Costituzione attraverso la deroga all’art. 138 Costituzione

29 maggio 2013: la Camera approva la mozione Speranza ed altri (Brunetta, Dellai, Pisicchio) con cui, in deroga all’art. 138 Cost., delibera di istituire una Commissione bicamerale (20 deputati e 20 senatori) incaricata di redigere entro 18 mesi, in sede referente, un progetto di revisione dei Titoli I, II, III e V della Costituzione (ma non il IV, La Magistratura, e il VI, Le Garanzie Costituzionali), da trasmettere alle Camere per l’approvazione definitiva, e salva la possibilità di successivo referendum confermativo

04 giugno 2013: Letta istituisce un comitato di 35 esperti per indicare i punti critici della Costituzione a una commissione parlamentare di 40 fra deputati e senatori per predisporre i progetti di legge Costituzionale.

10 giugno 2013: Deposito in Senato del DDL costituzionale per la temporanea deroga all’art. 138 della Costituzione. Iter velocissimo (altro che pantano del bicameralismo perfetto).

11 luglio 2013: il Senato approva in prima lettura il ddl costituzionale.;

10 settembre 2013: la Camera approva in prima lettura il ddl costituzionale;

21 ottobre 2013: Renzi vince le primarie, con risultato boom; oltre tre milioni di votanti, il 70% per Matteo Renzi.

23 Ottobre 2013: il ddl costituzionale approda alla Camera per la seconda lettura; durante l’iter parlamentare l’occupazione del tetto di Montecitorio da parte del Movimento 5 Stelle.

25-27 ottobre 2013: si tiene la riunione la Leopolda, in cui Renzi dice tra l’altro che “ci vuole una legge elettorale educativa”.

19 novembre 2013: l’Ambasciata USA avvisa Washington di possibili “riorganizzazioni” nelle dinamiche del Governo italiano,

11 dicembre 2013: durante l’intervento alla Camera sulla fiducia al suo governo, dopo l’uscita dalla maggioranza di Forza Italia, Enrico Letta comunica che, dato il mutamento di situazione politica, non ci sono più le condizioni per portare avanti il ddl di deroga all’art. 138. Dice in particolare:

Per questo propongo che si lavori sulla procedura dell'attuale articolo 138 della Costituzione e che ci si concentri su quattro obiettivi di cambiamento. IL PRIMO: la riduzione del numero dei parlamentari, priorità largamente condivisa in questo Parlamento e che necessita di un intervento di cambiamento della Carta costituzionale. IL SECONDO: l'abolizione delle province dalla Costituzione. Il disegno di legge in materia l'abbiamo depositato nei mesi scorsi. Si aspettava l'approvazione definitiva del disegno di legge costituzionale che istituiva procedure ad hoc per le riforme costituzionali; questo oggi è impossibile, quindi è bene, oggi, procedere subito sul disegno di legge costituzionale già presentato sull'abolizione delle province. IL TERZO: la fine del bicameralismo perfetto, con un'unica Camera che dia la fiducia e faccia le leggi e l'altra che esprima più compiutamente il disegno di raccordo con le autonomie, già presente nella Carta costituzionale. IL QUARTO: una riforma del Titolo V della Costituzione che metta ordine nel rapporto tra centro e poteri decentrati, migliori il ruolo delle specialità e chiarisca le responsabilità di ciascun livello di governo, limitando al massimo quelle concorrenti in favore della competenza esclusiva dello Stato oppure delle regioni”.

Ma tutto ciò non basta, Letta ha fallito e viene scaricato.

8 Gennaio 2014: Documento UBS che preannunzia Renzi alla Presidenza del Consiglio (a un mese dal fatidico #enricostaisereno). Con il preciso incarico di portare a termine le riforme;

12 febbraio 2014: nell’estremo tentativo di assicurare continuità al suo governo, Letta rende ufficiale il documento denominato “IMPEGNO ITALIA”, in cui prende ufficialmente 50 impegni programmatici, individuando strumenti, responsabilità e tempistica,; non prevede la riforma dello legge sul lavoro, ma solo piccoli ritocchi, e nulla sul piano delle riforme istituzionali.

13 Febbraio 2014: La Direzione del PD licenzia il governo Letta, approvando un documento in cui afferma tra l’altro: “invita gli organismi dirigenti, legittimati dal Congresso appena svolto, ad assumersi tutte le responsabilità di fronte alla situazione che si è determinata per consentire all’Italia di affrontare la crisi istituzionale, sociale ed economica, portando a compimento il cammino delle riforme avviato con la nuova legge elettorale e le proposte di riforma costituzionale riguardanti il Titolo V e la trasformazione del Senato della Repubblica e mettendo in campo un programma di profonde riforme economiche e sociali necessarie alla promozione di sviluppo, crescita e lavoro per il nostro Paese

14 febbraio 2014: Il governo Letta si dimette

17 Febbraio 2014: Napolitano affida a Renzi l’incarico di formare il Governo. Fin qui ne ho già scritto

19 febbraio 2014, prima visita di Renzi a Washington (a soli due giorni dall’accettazione con riserva dell’incarico a formare il Governo).

08 aprile 2014: Il Governo Renzi presenta il ddl di riforma della Costituzione.

14 gennaio 2015: Napolitano si dimette da Presidente della Repubblica.

20 gennaio 2015: il Senato (presenti e votanti 293, favorevoli 180, contrari 112, astenuto 1) approva in seconda deliberazione il ddl1429-D di modifiche alla Costituzione.

31 gennaio 2015: Mattarella viene eletto Presidente della repubblica, al quarto scrutinio, con 665 voti.

04 maggio 2015: la Camera approva definitivamente la legge elettorale c. d.. italicum.

12 aprile 2016: la Camera (presenti 370, votanti 368, favorevoli 361, contrari 7) approva in seconda deliberazione le modifiche alla Costituzione.

Pippo Isgrò

2 commenti

  1. MessineseAttento 26 Novembre 2016 18:39

    Non capisco come si fa a confutare il documento JP Morgan, nel quale si dice la sacrosanta verità; forse un po’ scomoda, ma pur sempre la verità.

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  2. MessineseAttento 26 Novembre 2016 18:39

    Non capisco come si fa a confutare il documento JP Morgan, nel quale si dice la sacrosanta verità; forse un po’ scomoda, ma pur sempre la verità.

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