L'acceso confronto tra i candidati a sindaco organizzato dalla Fondazione di Comunità

L’acceso confronto tra i candidati a sindaco organizzato dalla Fondazione di Comunità

Sara Faraci

L’acceso confronto tra i candidati a sindaco organizzato dalla Fondazione di Comunità

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mercoledì 15 Maggio 2013 - 10:52

Ieri a confronto presso l’aula multimediale dell’Istituto Savio i sei candidati alla carica di sindaco della città di Messina. Pregevoli gli interventi del presidente e del segretario generale della Fondazione di Comunità di Messina, organizzatrice dell’evento

Intercettazione dei fondi europei, presa d’atto dell’impossibilità del Comune di offrire ulteriori posti di lavoro, creazione di nuove opportunità attraverso le potenzialità specifiche del territorio. Sono gli startup attraverso i quali dare nuovo fiato alle dinamiche finanziarie della città. Punti di partenza imprescindibili sui quali tutti i candidai a sindaco di Messina hanno mostrato di voler soffermare la propria attenzione, nel corso della conferenza tenutasi ieri presso l’aula multimediale dell’Istituto Savio e organizzata dalla “Fondazione di Comunità di Messina”.

I candidati alla posizione di vertice nell’amministrazione di Palazzo Zanca, hanno colto l’occasione per confrontarsi, mettendo nero su bianco le linee direttrici dei programmi di partito sulle quali verrà plasmata la loro attività in caso di vittoria delle elezioni.

Così, proprio parlando di peculiarità su cui fare perno per rialzarsi, Renato Accorinti, del movimento “Cambiamo Messina dal basso”, ha sottolineato l’opportunità di introdurre il Comune, con navi di sua proprietà, nel business del trasporto marittimo lungo lo Stretto, riducendo così i costi di attraversamento del fazzoletto di mare e inventando, allo stesso tempo, una nuova fonte di introiti per le magre casse di Palazzo Zanca. Alla perenne ricerca di una continuità territoriale che fomenti lo spirito di coesione e consolidi una cultura comune, il candidato che “da quarant’anni lavora dal basso, accanto alla gente” – come lo stesso ama definirsi – alza i toni del confronto con accuse mirate ai cinquant’anni di mala gestione che hanno trasformato la “città giardino” in “città cemento”, alle abbarbicate presenze di mafia, ‘ndrangheta, traffico di droga e d’armi, alla mancanza di un serio e trasparente confronto con i cittadini che metta in moto meccanismi di credibilità, facendo partecipare la gente alla politica. “’O sistema!”. Come Accorinti lo ha etichettato, non risparmiando accuse alla precedente gestione Buzzanca, reo di avere issato un invalicabile muro di vetro, frapponendolo tra l’amministrazione e i cittadini.

Non meno sentito l’intervento del candidato Pd, Felice Calabrò, attualmente impegnato nella stipula del contratto di servizio con l’AMAM, uno dei pochi grimaldelli rimasti nelle mani della città per scardinare il vizioso circolo di tracollo finanziario, mettendo sul tavolo un piano di riequilibrio che eviti il dissesto. Ha una visione più pragmatica Calabrò. “Registrare solo le criticità senza avere idee e prospettive per invertire il trend, non ha senso” – ha detto. Vocazione turistica della città e ricchezza del suo mare vanno certamente messe a frutto – ha dichiarato lo stesso – ma di prioritaria importanza è, al momento, catalizzare i finanziamenti europei previsti per il 2014-2020 anche alla luce dell’attuale impossibilità da parte del Comune di garantire occupazioni pubbliche per i suoi cittadini e dell’esigenza, quindi, di partorire delle nuove opportunità che comportino introiti significativi nel breve termine. Peraltro – ha sottolineato Calabrò – il reperimento dei fondi stanziati dalla Comunità Europea, di cui bisogna in ogni modo scongiurare la perdita – come tra l’altro già avvenuto con la precedente gestione – comporterà un’assunzione di responsabilità di non poco conto dato che le 20 città selezionate come possibili candidate a ricevere le sovvenzioni, dovranno dialogare direttamente, senza alcuna mediazione di Stato o Regione, con i vertici europei.

Ma che la crisi del sistema sia incipiente, è una circostanza che non sfugge nemmeno ad Enzo Garofalo, candidato del Pdl, che batte sui medesimi temi di interrelazione della politica con la cittadinanza e abolizione dei costi di intermediazione per lo svincolamento del sistema economico dalla sua endemica atrofia. Previsti dal suo programma anche un ammodernamento della macchina burocratica, relazioni stabili tra le istituzioni – Università in primis, vista come generatore di sviluppo all’interno del territorio – e istituzione di un apposito gruppo di esperti consulenti esterni che guidino Palazzo Zanca verso l’acquisizione dei finanziamenti comunitari.

Vuole invece partire da progetti piccoli ma reali, Maria Crstina Saija, candidata per il “Movimento 5 Stelle”, che prende atto di una “spersonalizzazione e perdita d’identità” della città di Messina, puntando sulla realizzazione di fiere e mercati che rendano più agevole lo smercio dei prodotti locali e la loro valorizzazione anche agli occhi dei turisti. Accanto ai progetti di breve termine, però, anche quelli che richiederanno più tempo. Oltre al tentativo di convogliare verso la nostra città le sovvenzioni comunitarie, il programma 5 Stelle prevede anche la costruzione di asili famiglie e l’utilizzo dei beni immobili di proprietà del Comune per la prestazione dei servizi sociali, di modo da evitare il pagamento mensile dei fitti presso altri locali.

Si schiera invece contro le sterili scaramucce politiche, il candidato di “Nuova Alleanza”, Gianfranco Scoglio, il quale vede prospettive di crescita per la città di Messina nella creazione di un polo tecnologico che coniughi la ricerca nei diversi campi cantieristico, edile e delle energie rinnovabili. Attenzione focalizzata anche sulla formazione effettiva delle giovani leve, soprattutto di quelle che decidano di intraprendere corsi di studio prettamente tecnici, nell’ottica, ancora una volta, dell’impossibilità dell’ente locale di diventare volano dell’economia del territorio facendosi carico di nuove assunzioni. Non è poi assente, nell’ottica di Scoglio, la necessità di una rigenerazione urbana attraverso la realizzazione di piani regolatori che intervengano sostanzialmente anche nei quartieri maggiormente degradati.

Poche parole invece per Alessandro Tinaglia, il candidato a sindaco per il movimento “Reset!” che ha espresso il proprio sdegno per la scarsa attenzione della politica alla qualità della vita delle persone. “Si deve costruire un’altra comunità, un altro modo di stare assieme – ha affermato Tinaglia – scoprendo che il reddito non è l’unico misuratore della felicità”.

Pregevoli, nel corso del confronto tra gli aspiranti alla poltrona più importante di Palazzo Zanca, anche gli interventi dei rappresentanti della fondazione organizzatrice. Con un saluto introduttivo, il presidente della fondazione, Nando Centorrino, ha posto l’accento sulle criticità palpabili che tengono soggiogata la nostra città, precludendole la crescita e costringendola, anzi, a un progressivo sfacelo. Sotto la lente di ingrandimento, quindi, un fisco a tratti selvaggio, la distruzione del patrimonio storico – culturale, la frammentazione del tessuto sociale con conseguente deprivazione di spirito di identità ed emarginazione di alcune frange sociali. Sotto il mirino d’accusa anche l’acuirsi del tasso di povertà dovuto all’impennarsi dei livelli di disoccupazione giovanile così come il languire di servizi di qualità scadente, a volte, del tutto inesistenti. Peraltro, in un panorama che offre una prospettiva sempre più stringente di globalizzazione e interdipendenza delle politiche dei singoli, Centorrino non ha potuto non guardare all’Europa, rea di adottare uno sterile tecnocratismo, allontanandosi dagli intenti di democrazia e federalismo che inizialmente avrebbero dovuto contraddistinguerla.

Non meno significativo l’apporto di Gaetano Giunta, segretario generale della fondazione stessa, nell’individuare i nodi gordiani allo scioglimento dei quali il futuro sindaco dovrà dedicarsi. Indice puntato da parte di Giunta su un servilismo all’ideologia smithiana che poco giova nelle attuali contingenze. Se è vero, difatti, che, in linea di massima, diversità e disuguaglianza dovrebbero portare competizione e, per effetto domino, crescita dei mercati, d’altra parte è altrettanto vero che “quando la disuguaglianza diventa estrema, le dinamiche economiche finiscono per intrappolarsi”.L’idea è, dunque, quella di abbandonare i vecchi trend di promozione atomistica dell’economia. Non supportare il singolo imprenditore o società o comunità ma invertire la tendenza e volgersi alla creazione di “sistemi socio – economici con alta fiducia interna”. Una dichiarazione programmatica solo apparentemente complessa ma che ruota, nella pratica dei fatti, su cardini organizzativi ben noti quali l’agevolazione dell’incontro tra domanda e offerta, troncando ogni intermediazione mafiosa all’interno della rete di distribuzione per giungere a un pagamento più equo verso chi produce e al contempo a una flessione dei costi per chi acquista, nonché l’attrazione delle forme di investimento specializzate e dedicate di matrice europea. (Sara Faraci)

2 commenti

  1. Nei suoi scritti, Smith dimostra quanto siano per lui importanti il realismo e l’assenza di preconcetti. Egli non dipinge le persone in un una luce migliore di quella che meritano, come pure non le fa apparire più crudeli di quanto non siano. In entrambe le opere, Smith parte dall’idea, assolutamente incontrovertibile, che l’uomo, semplicemente, agisce con l’intenzione di raggiungere scopi determinati e che il soggetto più qualificato per prendere le necessarie decisioni è egli stesso, piuttosto che altre persone o entità. Nella Teoria dei sentimenti morali, l’illuminista scozzese espone un fondamentale assunto psicologico: siamo naturalmente dotati della capacità di condividere e capire le emozioni e i sentimenti degli altri, cioè, della empatia (nel linguaggio dell’epoca, Smith utilizza la parola “sympathy”). «Per quanto egoista si possa ritenere un uomo, ci sono evidenti principi nella sua natura per cui è interessato alle sorti del prossimo suo e che gli rendono indispensabile l’altrui felicità, benché egli non ne guadagni nulla se non il piacere di contemplarla».

    Smith ritiene anche che per natura tutti ambiscano a soddisfare il prossimo. «La natura, quando ha creato l’uomo perché vivesse in società, lo ha dotato di un innato desiderio di soddisfare e un’avversione a ferire i suoi fratelli. Essa gli ha insegnato a provare piacere per i loro momenti propizi e dolore per quelli infausti». Ancor di più, noi desideriamo assicurarci di meritare un giudizio positivo. Ci educhiamo con impegno di modo che possiamo sperare di essere veramente degni di encomio. Nell’ingegnoso esperimento teorico smithiano, noi realizziamo ciò facendo affidamento su un fittizio “spettatore imparziale”, il quale altri non è che la nostra stessa coscienza.

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  2. …ha ha ha ha ha ha ha…perchè non dicono il VERO scopo per il quale si sono messi tutti in bella mostra….ha ha ha ha ha….che pena che mi fa la città di messina….che pena….ma d’altronde è quello che si merita….e che si merita AMPIAMENTE !!!

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