"Offrire una possibilità lavorativa alle nuove generazioni è l'unico modo per dare un futuro a Messina"
servizio di Silvia De Domenico
MESSINA – In un periodo storico in cui Messina si spopola anno dopo anno rincuora sapere che ci sono aziende che vogliono investire sui giovani. I neolaureati dell’Università degli Studi di Messina che trovano un lavoro in città non sono solo un miraggio. Cristina Romeo è una di loro. Si è laureata in Lingue lo scorso anno e dopo 10 giorni è stata assunta dal Mobilificio Marchese. Oggi fa il lavoro per cui ha studiato e lo fa nella sua città.
“Sono contenta di essere tornata nella mia città”
“Mi sono laureata nelle lingue inglese e tedesco, ogni giorno nel mio lavoro le parlo e utilizzo le competenze acquisite durante il percorso di studi”, racconta. Cristina aveva fatto un periodo di Erasmus di sei mesi in Germania per poi trasferirsi a Milano, ma oggi è contenta di essere tornata nella sua città, nella sua terra. “Tutte le aziende dovrebbero credere di più nei giovani e investire sulla loro formazione professionale”, conclude.
La quarta generazione del mobilificio si apre al mercato estero
E’ dello stesso parere Francesco Marchese, che rappresenta la quarta generazione dello storico mobilificio di Messina. “Riteniamo importante offrire una possibilità lavorativa alle nuove generazioni per dare un futuro alla nostra città“, racconta. E’ stato proprio lui ad assumere Cristina grazie al sistema AlmaLaurea dell’Università di Messina. E di recente, in occasione del Recruiting Day organizzato da Unime al Rettorato, l’azienda che Francesco rappresenta ha deciso di investire su un altro giovane laureato che a giorni entrerà a lavorare per l’ufficio estero del mobilificio.
“E’ la quarta assunzione tramite AlmaLaurea e Recruiting Day”
“Non è la prima volta che attingiamo dall’università, questa è la quarta assunzione che facciamo tramite il sito AlmaLaurea. Lo troviamo molto valido anche rispetto ad altre piattaforme internazionali molto più blasonate e molto più costose, in cui la conoscenza delle lingue dei candidati non sempre è certificata”, conclude.