8 marzo, dal carcere di Siano (CZ) omaggio al volto delle donne

8 marzo, dal carcere di Siano (CZ) omaggio al volto delle donne

Redazione

8 marzo, dal carcere di Siano (CZ) omaggio al volto delle donne

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lunedì 08 Marzo 2021 - 07:30

8 marzo, dal carcere di Siano (CZ) omaggio al volto delle donne: numerosi ritratti in esposizione accompagnati da pensieri sull' "altra metà del cielo"

«L’attenzione agli sguardi, ai volti, la volontà quasi di fermare sulla carta il pensiero delle donne vuole essere un messaggio di vicinanza anche in un periodo di doppia separazione, dovuto alla pandemia ed alla detenzione». Così Angela Paravati, direttore del carcere di Siano (Catanzaro), rispetto al singolare omaggio al pianeta femminile realizzato dagli ospiti di quello che, però, è un istituto penitenziario maschile.

Fra i ritratti in mostra per l’8 marzo

Tanti ritratti femminili: per ognuno, una frase marcatamente antiviolenza e garbatamente deferente verso il pink power, con quel pizzico d’ironia che non guasta mai… «L’unico uomo che può metterci le mani al collo è il gioielliere», oppure «Non piangere mai per un uomo, ti si sbava il trucco» (epica citazioni di Marilyn Monroe).

L’autore di questi ritratti Michele, detenuto autodidatta, ha eseguito disegni curatissimi, allestiti in una sorta d’esposizione nel percorso che porta al teatro del penitenziario e «realizzati grazie al materiale artistico fornito dall’associazione Universo Minori», realtà attiva in particolare a tutela dei rapporti affettivi tra i reclusi e i loro familiari.

Il supercarcere di Siano, a Catanzaro

Ma si tratta pure di un frutto di una serie d’attività dispiegate attribuendo grande attenzione al fenomeno dei femminicidi e alla violenza sulle donne più in genere: «Letture di libri, convegni con il Comitato pari opportunità della Regione, dibattiti vari hanno avuto come scopo quello di utilizzare il tempo della detenzione per riflettere su un problema a lungo sottovalutato, in alcuni contesti non considerato proprio tale, che invece ha troppo spesso conseguenze tragiche».

Il punto è che «oltre a pene severe e giuste, è necessario innescare un cambiamento culturale», mette in evidenza la Paravati. «Neanche la più severa delle punizioni può restituire una vita che non c’è più».

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