San Pier Niceto capofila delle lotte ambientali, ma dimentica il proprio patrimonio architettonico

San Pier Niceto capofila delle lotte ambientali, ma dimentica il proprio patrimonio architettonico

Giovanni Passalacqua

San Pier Niceto capofila delle lotte ambientali, ma dimentica il proprio patrimonio architettonico

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giovedì 04 Settembre 2014 - 16:17

La giunta ottiene l'unanimità nel no al CSS e chiama a raccolta i comuni della Valle del Mela. Intanto, una lettera dell'ex vicesindaco Ruggeri e una petizione online pongono l'attenzione sul caso di uno “storico palazzotto signorile di particolare valenza architettonica”, che verrà destinato all'edilizia popolare

In un consiglio comunale convocato d’urgenza, il comune di San Pier Niceto ha approvato una delibera contro l’utilizzo, da parte della centrale Edipower, del nuovo combustibile solido secondario – il famigerato CSS -. La delibera, proposta dal sindaco Luigi Calderone – assente alla votazione –, dall’assessore alle politiche ambientali ed energetiche Rocco Maimone e dal presidente del consiglio Domenico Nastasi, è stata votata all’unanimità.

“Gli imprenditori hanno una normativa cui adeguarsi” – ha dichiarato Nastasi – “e devono smetterla con il ricatto occupazionale”. Sullo stesso tono l’intervento di Maimone: “San Pier Niceto ribadisce l’importanza primaria della difesa di salute e ambiente. I sindacati sono favorevoli alla riconversione? Sono gli stessi sindacati assenti nella lotta contro l’elettrodotto Terna; è ora di capire che la salute non si può barattare con nulla”. L’assessore Alessandro Cambria ha aggiunto che il comune ha aderito al progetto “rifiuti zero”: “Il CSS è inutile perché ogni rifiuto è riciclabile; se saremo capaci di sensibilizzare la popolazione, non ci saranno rifiuti da bruciare”. Posizione ribadita anche dal vicesindaco Francesca Pitrone: “Bisogna creare un circolo virtuoso, dopo 50 anni di scelte politiche scellerate, che hanno distrutto il nostro territorio”.

Le uniche critiche alla delibera sono arrivate dal consigliere Gitto: “Questo atto manca di una visione d’insieme. È inutile focalizzarsi sul problema specifico quando intorno ci sono decine di industrie inquinanti, quando mancano proposte concrete che affrontino globalmente la situazione. Le intenzioni sono buone, resta qualche dubbio sull’effettiva efficacia di un’azione del genere. Consiglierei al comune di assumere un esperto in materie ambientali, visto che manca ancora uniformità di giudizio sulle conseguenze dell’utilizzo del CSS”.

La giunta ha poi rivolto un invito ai comuni della Valle del Mela affinché aderiscano compatti all’iniziativa. Una precedente riunione dei sindaci e dei presidenti del consiglio era già stata convocata, ma con scarso successo: erano infatti presenti all’incontro soltanto il sindaco di San Filippo del Mela, il vicepresidente del consiglio di Monforte San Giorgio e un rappresentante del comune di Condrò. “La battaglia per difendere la salute pubblica deve coinvolgere in un fronte compatto popolazione, associazioni e istituzioni” – ha dichiarato Peppe Maimone, presidente ADASC, – “noi facciamo la nostra parte sensibilizzando e informando le persone. Abbiamo già raccolto ottimi risultati, e andremo avanti su questo percorso”.
Resta da capire l’urgenza con cui è stato convocato un consiglio comunale – pagato dai cittadini – con un solo punto all’ordine del giorno, nonostante un altro consiglio comunale sia previsto giorno 12 settembre.

All’attenzione per le tematiche ambientali, l’amministrazione sampietrese vuole affiancare l’attenzione per il decoro architettonico del paese. Risale al 1 agosto un “atto di indirizzo per il recupero e la valorizzazione di immobili vetusti e di aree sul territorio comunale”, con cui la giunta ha manifestato la sua intenzione di “destinarle ad esigenze abitative o turistico-ricettive”.
Tuttavia, fanno discutere le modalità con cui l’amministrazione vuol realizzare questo programma.

Emblematico è il caso di un palazzotto signorile, ubicato nel centro storico, appartenuto a una delle figure culturali più celebri di San Pier Niceto agli inizi del ‘900: il dottor Placido Bruno, luminare della medicina specializzato in ostetricia, amatissimo dai sampietresi più anziani che ne ricordano le grandi capacità, ma soprattutto l’umanità – Bruno era solito curare gratuitamente chi non poteva permettersi i suoi servizi -.
L’eredità lasciata da Bruno al paese è il suo palazzotto, nel quale svolgeva anche la sua professione. Ma quel “palazzotto signorile di particolare valenza architettonica”, com’era stato descritto dall’architetto Paolo Bucca in un precedente progetto, verrà destinato all’edilizia popolare.

A denunciarlo, in una lettera indirizzata il 21 luglio al sindaco, all’assessorato ai beni culturali di Palermo e alla soprintendenza di Messina, è stato l’ex vicesindaco Francesco Ruggeri, dimessosi dopo un anno di carica in seguito a divergenze con l’operato della giunta. Nella lettera si legge che i lavori di riqualificazione urbana riguarderanno 4 case – tra cui il palazzotto del dott. Bruno – per la cifra totale di 2.059.000,00 €. Per accedere al finanziamento, il comune avrà bisogno di accendere un nuovo mutuo, nonostante sia ancora in corso il risanamento della situazione debitoria del paese.

Lo stesso Ruggeri sottolinea come il progetto fosse stato fortemente voluto dalla precedente amministrazione Pitrone, che aveva già inserito l’edificio nel programma di recupero PIT 22. L’attuale amministrazione ha invece approvato il 12 dicembre del 2012 la delibera n° 102, affidando i progetti a tecnici comunali e alla ditta Teknographics dell’architetto Paolo Bucca, lo stesso che aveva proposto di destinare l’immobile “a centro di sviluppo e promozione delle attività legate all’Infiorata del Corpus Domini”. A conferma delle intenzioni della giunta, l’ufficio per le espropriazioni è stato incaricato, il 4 febbraio scorso, di valutare le indennità da riconoscere ai proprietari degli immobili, così da poter procedere con il “Programma di riqualificazione urbana per alloggi a canone sostenibile”.

Nel tentativo di proteggere l’immobile e il suo forte valore per la collettività sampietrese, la cittadina Antonella Nuccio ha lanciato una petizione online, ricca di infomazioni sull’edificio e sul celebre dottore. Ma presto, assicura, “la raccolta firme si sposterà proprio in piazza Innocenzo Bruno, in cui l’immobile è ubicato. Sarà una firma di altissimo valore simbolico; crediamo di rappresentare tutti i nostri concittadini chiedendo di salvaguardare e recuperare la struttura, utilizzandola come centro studi per manifestazioni culturali come mostre permanenti, congressi, concerti, e magari la già prevista valorizzazione dell’Infiorata.” E riprende le parole già pronunciate in consiglio comunale dal vicesindaco Pitrone: “Bisognerebbe creare un circolo virtuoso, dopo 50 anni di scelte politiche scellerate, che hanno distrutto il nostro territorio e gran parte del suo patrimonio architettonico, culturale e artistico”.

“Quando mi sono ritrovato vicesindaco ho pensato che fosse l’opportunità giusta per cambiare il modo di amministrare il paese; a distanza di un anno, ho dovuto prendere atto della continuità esistente tra i metodi del passato e lo stile della giunta di cui ho fatto parte. Il caso del palazzotto del dottor Bruno ben rappresenta questa continuità, basata su scelte superficiali e oligarchiche, che scavalcano la cittadinanza” – conclude Ruggeri.

Qui la petizione online: http://www.change.org/p/assessorato-ai-beni-culturali-e-dell-identit%C3%A0-siciliana-della-regione-sicilia-proteggiamo-la-casa-del-dott-placido-bruno-difendiamo-la-nostra-storia?utm_campaign=friend_inviter_chat&utm_medium=facebook&utm_source=share_petition&utm_term=permissions_dialog_false&share_id=atXsNwAPdb

Giovanni Passalacqua

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