Isola Bella passa in mano ai catanesi: Messina resta a guardare

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venerdì 11 Marzo 2011 - 02:51

L’assessorato regionale Territorio e Ambiente ha affidato la Riserva Naturale al Cut Gana dell’Università etnea, non rinnovando la convenzione con palazzo dei Leoni scaduta nel 2009. Dalla nostra Provincia nessuno commenta. A quando uno scatto d’orgoglio?

Con il parere positivo rilasciato dalla quarta commissione dell’Assemblea Regionale Siciliana, riunitasi alla presenza dell’assessore al Territorio e Ambiente, Gianmaria Sparma, giunge a conclusione l’iter per l’affidamento della Riserva naturale orientata ”Isola Bella” al Cut Gana, il ”Centro tutela e gestione degli ambienti naturali e degli agrosistemi” dell’Università di Catania. A riferirlo ieri una nota della Regione Siciliana. La riserva naturale, istituita nel 1998, negli anni passati era stata gestita prima dal WWF e poi dalla Provincia regionale di Messina, la cui convenzione era scaduta il 31 dicembre 2009. Da lì era stata aperta una querelle tra palazzo dei Leoni e Regione che non ha mai portato a qualcosa di concreto, fino al passaggio di ieri.

Il servizio ”Patrimonio naturale” dell’assessorato Territorio e Ambiente, aveva indicato la necessità di affidare la riserva per un periodo di lunga durata e il ”Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale”, lo scorso 12 gennaio, aveva individuato nel Cut Gana il nuovo ente gestore. Da allora nessuno o quasi, da Messina, ha mosso un dito. Adesso sarà dunque cura del dipartimento Ambiente della Regione Siciliana redigere la convenzione con il Cut Gana. «Abbiamo voluto accelerare l’iter di affidamento di Isola Bella – ha commentato Sparma – per evitare rischi di danni all’ecosistema e alla biodiversità. E’ stata scelta un’istituzione altamente qualificata per una riserva che rappresenta un unicum dal grande valore naturalistico, storico e culturale, che siamo certi potrà tutelare al meglio questo straordinario patrimonio della Sicilia».

Una notizia che dalle nostre parti e in special modo nei comuni vicini all’oasi naturale dell’area di Taormina, praticamente nessuno si è affrettato a commentare. Sarà forse la vergogna per non essere riusciti a mantenere nella propria “area” amministrativa e gestionale una delle perle paesaggistiche più belle e ammirate del comprensorio. Provincia e giunte comunali? Parlamentari e rappresentanti della zona? L’Università di Messina era nelle condizioni di ricoprire lo stesso ruolo? L’unico ad intervenire è il consigliere provinciale di “Sicilia Vera”, Pippo Lombardo, che già in passato si era occupato della vicenda: «Quanto dichiarato dall’assessore Spama è inaccettabile – commenta -. Parlare di rischio danni per l’ecosistema è solo un pretesto per proseguire la “catanesizzazione” portata avanti dal presidente della Regione Lombardo, che oggi si arricchisce di uno dei principali patrimoni ambientali della provincia di Messina. Ho chiesto già a Ricevuto, con una nota inviata ieri nel pomeriggio, di verificare se ci sono i presupposti giuridici per fermare un procedimento che ci vede per l’ennesima volta espropriati».

In tal senso, al di là dei rapporti economici-commerciali esistenti nella zona, è impossibile non sottolineare alcune situazioni che evidenziano come Catania insista con il voler prendere il sopravvento anche amministrativo sull’area di Taormina. Il Distretto Taormina-Etna con Randazzo capofila. Per non parlare della lunga querelle legata al futuro di TaoArte, che per lunghi mesi ha visto Buzzanca e Ricevuto da una parte e l’ex assessore catanese Nino Strano dall’altra, con sullo sfondo la costituzione ancora attesa della nuova fondazione. Campanilismo? No, solo la constatazione di rapporti di forza che oggi condannano Messina a recitare il ruolo di provincia comprimaria, nonostante le ricchezze che il territorio sa offrire. In attesa di uno scatto d’orgoglio…

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