Pecoraro choc sul Policlinico: «Ho trovato un sistema senza regole. Qui c’è un clima bruttissimo»

Pecoraro choc sul Policlinico: «Ho trovato un sistema senza regole. Qui c’è un clima bruttissimo»

Pecoraro choc sul Policlinico: «Ho trovato un sistema senza regole. Qui c’è un clima bruttissimo»

lunedì 22 Febbraio 2010 - 15:27

Durissime parole del direttore generale dell’azienda ospedaliera più grande di Messina, durante il congresso provinciale della Flc Cgil: «Episodi recenti confermano che poco è cambiato in questi due anni. Io non capisco le regole del gioco? La verità è che non le condivido»

«Ho cercato di portare le regole laddove non ce n’erano». Sono macigni le parole di Giuseppe Pecoraro, che da due anni è alla guida del Policlinico di Messina, prima nelle vesti di commissario straordinario (dal marzo 2008) e poi in quelle di direttore generale, nominato da Raffaele Lombardo nell’agosto scorso. Le ha pronunciate stamani nel corso dei lavori congressuali della Flc Cgil, facendo una sorta di bilancio di questi due anni e dipingendo un quadro preoccupante: «Sono arrivato a Messina – ha esordito – con la certezza che la situazione fosse molto complicata, soprattutto sul piano della certezza delle regole e dei diritti. Sono arrivato senza nessun vincolo, se non quello di far bene». E quanto la situazione sia complicata è chiaro anche oggi. «Pochi giorni fa – racconta Pecoraro – dei vandali hanno devastato il reparto di Chirurgia; sempre pochi giorni fa è stato accertato che nel solaio del reparto di Ortopedia era stato collocato materiale plastico che aveva provocato infiltrazioni nella sala operatoria; e soprattutto questa mattina, arrivando in ufficio, ho appreso che nel fine settimana un dipendente di quest’azienda è stato arrestato con l’ipotesi di mafiosità. Sono tutti episodi significativi del clima che c’è in quest’azienda: un bruttissimo clima, che purtroppo non si è modificato in questi due anni».

Pecoraro è un fiume in piena: «Appena sono arrivato, ho iniziato una lunga stagione di confronto con i sindacati. In questa azienda il rispetto dei contratti nazionali di lavoro non era assolutamente una prassi. Dunque mi sono posto un primo obiettivo: creare un sistema di regole laddove regole non ce n’erano. E purtroppo devo dire che il sindacato è stato parte attiva nel creare questa carenza. Il mio secondo intervento è stato mettere mano a tutti i contratti di fornitura di beni e servizi, caratterizzati fino a quel momento quantomeno da una scarsa economicità nei confronti dell’azienda, con vantaggi enormi nei confronti delle ditte appaltatrici. E ancora: ho messo mano all’assetto organizzativo dell’azienda. Qui ci sono state delle “contraddizioni” con il preside della facoltà di Medicina, il quale mi ha accusato del mancato coinvolgimento della facoltà stessa: le abitudini erano ben altre, lo comprendo, così come comprendo che averle cambiate non ha soddisfatto qualcuno».

L’ultima grande polemica ha riguardato il caos parcheggi: «Ho avuto contro tutti, dai sindacati al Comune fino a quei portatori d’interessi che la sera parcheggiavano dentro il Policlinico per poi rubare la notte i macchinari. Sono convinto che non ero matto quando ho preso questa decisione e ho continuato in questa direzione. Così come non ero matto quando mi sono reso conto, al mio arrivo, che c’erano tutte le condizioni per stabilizzare il personale precario. Ciò che mi stupisce è che l’ovvio diventa motivo di scontro. Qualcuno pensa che io non capisca le regole del gioco, la verità è che non le condivido». Il vero problema, secondo Pecoraro, è che «si perde troppo spesso di vista la centralità del paziente. Non sono mai stato chiamato a discutere dei pazienti, al centro ci sono sempre stati i dipendenti».

«Al Policlinico c’è un grande problema – ha concluso poi il direttore generale – il posizionamento dell’etica professionale che va rivisto e ridiscusso. Abbiamo un tasso d’assenteismo grave, l’invito che faccio ai sindacati è di cominciare ad affrontare le questioni del funzionamento dell’azienda, rispetto agli esiti di sanità e di salute che quest’azienda ha il dovere di dare. C’è bisogno di una grande scossa, di una rivisitazione del modo di stare di ognuno di noi dentro quest’azienda. Didattica e ricerca sono importanti, per carità, ma non possono essere la foglia di fico rispetto ad una sanità che non funziona».

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