Dall'Archivio di Stato alla Biblioteca regionale, Messina e la cultura abbandonata

Dall’Archivio di Stato alla Biblioteca regionale, Messina e la cultura abbandonata

Marco Olivieri

Dall’Archivio di Stato alla Biblioteca regionale, Messina e la cultura abbandonata

domenica 12 Ottobre 2025 - 12:15

La città non riesce a dare centralità al suo patrimonio. Un deficit di memoria che s'intreccia con il degrado sociale ed economico

di Marco Olivieri

MESSINA – Cercasi cultura. O, meglio, la cultura c’è. E in città sono tanti i pezzi di arte ed espressioni cultruali meritevoli. Ma manca una visione d’insieme. E l’ennesimo appello a salvare l’Archivio di Stato e il suo enorme patrimonio dal trasferimento a Catania (per ora temporaneo) è il simbolo di una Messina dove la cultura è trascurata e marginalizzata. Abbandonata a un passato visto come un Eden che mai più ritornerà.  Migliaia di documenti preziosi e antichissimi e nessuno che se ne prenda cura nel quadro di un progetto con al centro Messina, la sua memoria e il suo futuro.

E allora ci si ricorda pure della Biblioteca regionale sotto sfratto. E che merita una sede all’altezza della sua storia. Un tesoro della città con 600.000 volumi, pergamene, giornali, riviste. E c’è pure da rimediare al pasticcio dell’archivio “Quasimodo” che non può essere smembrato. Per non parlare della lentezza esasperante nel realizzare la Cittadella della cultura nella struttura dell’ex “Margherita”.

Un ponte a Messina tra artisti e istituzioni

Ma si può sempre giocare in difesa, come si fa con lo Stato sociale? Prima o poi il gol si prende. Bisogna rilanciare. A Messina serve un ponte. Come abbiamo già scritto, un ponte tra artisti, operatori culturali e istituzioni per far prevalere un’altra idea di città. Un’altra idea da costruire nel segno dell’arte e del risveglio culturale. Nel nome della memoria storica, serve pure un ponte che colleghi passato, presente e futuro. Il tutto in una visione che tenga insieme il progetto in fieri su Antonello da Messina, il nuovo polo museale “Maxxi Med”, il museo “Maria Accascina” e le tante realtà teatrali, musicali e cinematografiche che impreziosiscono Messina.

In una città colpita da una profonda crisi economica, non è un tema secondario. Tutt’altro. Il deficit di memoria e la mancata valorizzazione s’intrecciano con il degrado sociale. Amministrazione, governo regionale e nazionale, deputazione, istituzioni europee, artisti, cittadinanza e operatori culturali sono tutti chiamati ad avere un ruolo centrale nella rinascita.

Piazza Duomo, foto di Rosario Lucà.

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11 commenti

  1. Ormai Qualcuno pensa solo a prendere in giro le persone.
    Si pensa solo a “cibo e divertimento'”, mentre le cose serie le dobbiamo lasciare alla “amministrazione del fare”, unica e sola detentrice della verità e delle soluzioni.
    E infatti, siccome ” non fa” e se fa “non fa bene”, i guai escono, perché siamo maltrattati.
    Se qualcuno parla, e vai di social, vendette, e attacchi gratuiti.sembra più una ressa da paese che una serie di vicende di una città.

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  2. Se una città come la nostra è al massimo del degrado culturale e storico. E’ un degrado che parte dalla coscienza, abituati a non amare, e non apprezzare i beni storici ricevuti in eredità. E’ un degrado che risiede nelle scelte politiche scellerate fatte.

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  3. Potrebbe sembrare esagerato, ma quello che è stato fatto alla passeggiata a mare(vedi scivoli da RSA), è un piccolo esempio di sfregio e disinteresse della storia che vengono perpetrati a danno della città,finché non si arriva a quello che stiamo vivendo oggi.

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  4. NUCLEUS ACCUMBENS 12 Ottobre 2025 17:33

    Ricordiamocelo meglio : BIBLIOTECA REGIONALE ed Emeroteca sono sotto sfratto. Non ci sono piu’ Luciano Ordile (passato a miglior vita) e, da tempo, Sandra Conti (andata in pensione). Questa è la realtà dei fatti : innegabile realtà. Ciao Luciano !

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  5. Esco fuori tema , ma mi chiedevo e chiedo:
    Caro direttore, che succede? Stavolta niente articolo su Gaza, la flottiglia, il “governo complice” e le destre mondiali seminatrici d’odio? Silenzio improvviso di chi, fino a ieri, ci omaggiava soprattutto nel fine settimana con l’articolo ricco di accuse e moralismi. Forse la tregua,ottenuta anche grazie al lavoro dei governi europei e di Giorgia Meloni, ha rovinato la narrativa? Quando la realtà smentisce la propaganda, meglio fare finta di niente, vero?
    Buona serata.

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  6. Si Luca..il lavoro del governo italiano che sanno tutti non contare un tubo a livello internazionale.
    Passiamo da una propaganda di sinistra ad una di destra, ma sempre di mere chiacchiere parliamo.

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  7. Beh , arcistufo2.0 il ” sanno tutti non contare un tubo a livello internazionale” riferito al governo italiano sa tanto di propaganda atta a screditare piùche informare.
    Lo sanno tutti ..chi tutti ??
    Che io sappia siamo la terza economia d’Europa, protagonisti su energia, immigrazione e Africa, e presenti ai tavoli che contano con USA e UE. Certo, non comandiamo da soli, ma contiamo eccome ,e oggi più di prima.
    Chiuoi qua , notte.

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  8. No non chiudere Luca.
    Dimmi cosa abbiamo fatto concretamente a parte dichiarazioni stampa.
    Protagonisti su energia immigrazione ed Africa che vuol dire?
    Cos’ è uno spot tipo quella idiozia delle ferrovie dello stato che dice di noi che siamo un popolo di ferro?
    Come abbiamo influenzato gli eventi per potere dire che questi sono giunti a loro compimento così come lo sono oggi anche grazie a noi.
    Allora tanto vale la pena dire che è stata la flottiglia a dare una svolta, tanto il livello di concretezza è il medesimo.
    La verità è che le chiacchiere della politica non hanno bisogno di dimostrare nulla perché le tracanniamo senza pensarci.

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  9. Per quanto riguarda l’economia Luca, tralasciando il debito enorme che non ci da spazio di manovra, le sottopongo due spunti di Sebastiano Barisoni di radio 24.
    Senza l’affetto del PNNR (che come lei di certo sa non è farina del sacco di questo governo) saremmo già in recessione (parliamo di numeri non protagonismo africano).
    In più, sempre Barisoni fa presente (sono sempre numeri quelli sciorinati dal giornalista) che l’effetto dei dazi imposti da Trump ci porterà il prossimo anno, in concomitanza con la fine del PNNR a recessione certa.
    E siamo già alla terza manovra correttiva quest’ anno.
    Questo a meno di una impennata del PIL come mai viste se non nell’immediato dopoguerra ci porterà come detto prima in recessione.
    Adesso si bene che il prossimo anno ci diranno che è così in tutta Europa, però tocca decidersi se siamo o no noi fautori delle nostre sorti nel bene o nel male o se siamo come intendevo io in balia degli eventi.
    E torniamo al mio …non contiamo nulla.
    Tocca stare coi piedi in terra.

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  10. @arcistufo 2.0
    Siamo fuori tema, quindi non è caso di aprire un dibattito qui.
    Cmq , paragonare tutto a uno “spot” o alla flottiglia è superficiale ,qui ci sono piani firmati( memorandum con Arabia Saudita per idrogeno e progetti LNG per citarne uno tra tanti) , impegni finanziari e contratti aziendali che producono effetti concreti (ti darei pure 2 righe su dove verificare date/stanziamenti per diversi punti, ma nn è il caso qui ).
    Per quanto concerne economia e PNRR:
    È vero che il PNRR non nasce con questo governo, ma gestirlo e tradurlo in cantieri reali è responsabilità di chi governa oggi, e l’Italia è tra i pochi paesi che sta rispettando le scadenze UE. Le manovre correttive servono proprio a evitare una crisi più profonda, non a nasconderla. Sul fronte estero, le politiche industriali ed energetiche mirano a ridurre la dipendenza e creare margini di autonomia, anche per attenuare gli effetti dei dazi e della fine del PNRR. Dire che “non contiamo nulla” è ingeneroso: contiamo se sappiamo gestire e anticipare, non solo subire.
    Scusa la lungaggine.

    Buona giornata.

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  11. Buona giornata a te Luca.

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