Dopo 48 anni passa alla Camera la mini-riforma dell’Ordine dei giornalisti

Dopo 48 anni passa alla Camera la mini-riforma dell’Ordine dei giornalisti

Dopo 48 anni passa alla Camera la mini-riforma dell’Ordine dei giornalisti

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mercoledì 03 Agosto 2011 - 14:56

Diverse le novità, tra le quali la previsione che i professionisti debbano avere almeno una laurea triennale e gli aspiranti pubblicisti debbano superare un esame di cultura generale. Prossimo passo in Senato

Dopo 17.685 giorni (48 anni) dall’istituzione dell’Ordine dei giornalisti, la Camera dei deputati ha approvato in prima lettura una mini riforma della legge sull’Ordine dei giornalisti. Secondo i rappresentanti dell’ordine, sono sicuramente positivi alcuni aspetti: l’introduzione di un numero massimo dei membri del Consiglio (fissato in 90 contro gli attuali 150 in progressiva crescita dati gli automatismi attualmente vigenti), la previsione che i giornalisti professionisti debbano avere almeno una laurea triennale e che gli aspiranti pubblicisti debbano superare un esame di cultura generale che attesti, tra l’altro, la conoscenza dei principi di deontologia professionale. Norme che contribuiranno alla crescita di qualità dell’informazione e, al tempo stesso, ad una maggiore consapevolezza dei doveri nei confronti dei cittadini.

Resta invece, sempre secondo l’ordine, qualche amarezza e un profondo disagio. Tra le prime il fatto che siano state cancellate dalla proposta la commissione deontologica nazionale e il giurì per la correttezza dell’informazione. L’una e l’altro avrebbero consentito di dare risposte in tempi più rapidi alle doglianze dei cittadini su comportamenti ritenuti scorretti di giornalisti. Il disagio è legato all’introduzione di un rapporto tra professionisti e pubblicisti che penalizza fortemente i secondi. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti nel progetto di riforma, con una decisione unanime, e recentemente, il 12 aprile 2011, con un documento (approvato con 3 voti contrari e 4 astenuti su 113 presenti) aveva invitato la Camera a “lasciare al potere regolamentare dell’Ordine la ripartizione proporzionale in base alla realtà in evoluzione della professione, prevedendo verifiche durante e al termine del periodo di transizione”. L’auspicio dell’ordine è che il Senato non solo recuperi la commissione deontologica e il giurì per la correttezza dell’informazione, ma consenta all’Ordine – certamente più a conoscenza di come avviene il lavoro giornalistico, indipendentemente dall’iscrizione agli elenchi dei professionisti e dei pubblicisti – di riflettere al suo interno per stabilire criteri di rappresentanza rispettosi della realtà. In questo senso c’è stato un impegno formale assunto dalla presidente Aprea e dal relatore Mazzuca, i quali – il 18 aprile, in occasione di un incontro con una delegazione dell’Ordine (composta da Enzo Iacopino, Enrico Paissan, Giancarlo Ghirra, Ugo Armati) si sono fatti carico di rappresentare tale esigenza alla competente commissione del Senato. (www.odg.it)

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