La Vara nel ricordo di Sara Campanella, Messina fa i conti con le sue ferite

La Vara nel ricordo di Sara Campanella, Messina fa i conti con le sue ferite

Marco Olivieri

La Vara nel ricordo di Sara Campanella, Messina fa i conti con le sue ferite

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sabato 16 Agosto 2025 - 08:00

Il richiamo del cappellano alle vittime di femninicidio. E così l'edizione 2025 si è connessa con un pezzo di realtà che ha sconvolto la nostra comunità

di Marco Olivieri

MESSINA – Il momento più significativo della Vara 2025? Quando, prima della partenza in piazza Castronovo, il cappellano Antonello Angemi ha ricordato Sara Campanella e tutte le vittime di femminicidio “uccise dalla barbarie umana”. Un’occasione per esprimere la vicinanza alla famiglia della giovane studentessa dell’Università di Messina e per ribadire il “no” a ogni violenza “nel nome di Maria e a sostegno di tutte le donne”.

Oltre al consueto, enorme bagno di folla. Oltre alla spettacolare “girata” e alla manifestazione imponente, con la machina votiva e l’enorme fila di tiratori, le corde e la partecipazione popolare, le parole del cappellano hanno evocato le ferite di una comunità che deve essere capace di elaborare i propri lutti.

Le ferite sociali, i femminicidi, i genocidi e l’odio sui social

Esistono ferite sociali: la disoccupazione, l’eterna fuga dal territorio messinese per trovare un’occupazione dignitosa, la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro, il degrado delle periferie e lo squilibrio tra chi ha molto e chi ha poco. Ed esistono ferite che affondano le loro radici nei “mostri che abbiamo dentro”, come ci ricordava Giorgio Gaber. I femminicidi fanno parte di questa categoria. E ricordare ogni giorno la giovanissima accoltellata in strada, a Gazzi, ci fa ricordare quanto siamo arretrati ancora come esseri umani.

Al pari delle guerre e del genocidio “in diretta” a cui stiamo assistendo, i femminicidi, le violenze e gli orrori quotidiani, da Messina al mondo, devono richiamare a un senso di responsabilità in quanto appartenenti a un’unica “famiglia” umana. Dall’odio che si vomita sui social al giudicare sempre gli altri, senza guardare dentro di noi, ne dobbiamo fare di strada per essere davvero evoluti.

La Vara 2025 e la necessità di fare i conti con il male

Di conseguenza, avere connesso la Vara 2025 a quel pezzo di realtà che ha sconvolto Messina rappresenta un piccolo passo per fare i conti con il male. Non per condannare o per dire “io mai farei così simili”. Ma per capire. Solo attraverso la comprensione dell’orrore, e mettendo davvero in relazione cuore e mente, possiamo davvero cambiare. E migliorare come genere umano.

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3 commenti

  1. BELLISSIMO ARTICOLO DIRETTORE CHE STRACONDIVIDO DALL’ INIZIO ALLA FINE👏👏👏👏👏👏👏👏E MI AUGURO CHE QUESTE RIFLESSIONI FACCIANO VERAMENTE RIFLETTERE, E CAMBIARE, IN MEGLIO, OGNUNO DI NOI!!!

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  2. Alla mia età non più giovane e speranzosa, ho capito che cambiano i suonatori ma la musica rimane uguale: guerre genocidi razzismi disuguaglianze sfruttamenti non finiranno mai, solo la cultura e la conoscenza possono migliorare e mitigare la natura umana,ma i tempi che viviamo non lasciano ben sperare.Grazie direttore per i suoi articoli che ci richiamano a un po’ di umanità.

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  3. Ogni anno la Curia e le testate scrivono le stesse identiche cose.
    Tutto muore il giorno dopo.
    Lo sappiamo noi lo sa la in vescovo che ripete lo stesso discorso come fosse capodanno, lo sanno i giornalisti.

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