Messina ai tempi del Coronavirus: psicosi collettiva e fan di Savonarola

Messina ai tempi del Coronavirus: psicosi collettiva e fan di Savonarola

Rosaria Brancato

Messina ai tempi del Coronavirus: psicosi collettiva e fan di Savonarola

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domenica 01 Marzo 2020 - 08:10

Tra doverosa cautela e panico che fa svuotare supermercati e gridare all'untore ne passa. Temo gli effetti collaterali della psicosi collettiva: l'altro che diventa nemico e l'arrivo dell'uomo forte.

Lunedì scorso mio marito è andato al supermercato per comprare l’acqua. Arrivato alla cassa con due confezioni di bottiglie di acqua (come di consueto da anni), la cassiera e le persone in fila lo hanno guardato sconvolti: “Solo due confezioni???”.

Psicosi da siccità e guerra…

Quando me lo ha raccontato ho pensato che forse in città si teme l’arrivo di una siccità epocale o il bombardamento dell’acquedotto. Una mia amica martedì sera ha dovuto girare 3 supermercati per trovare il latte per la bimba. Un’altra amica mi ha mandato foto di scaffali vuoti e carrelli pieni di spesa per centinaia di euro.

Il panico da Coronavirus

Messina ai tempi del coronavirus pensa che sia imminente una guerra e che si combatterà a colpi di pacchi di pasta e scatole di tonno. Si costruiranno trincee con i barattoli di salsa e lattine di carne simmenthal. Eppure persino a Codogno non risulta che le istituzioni abbiano affamato il paese in quarantena, ma si sia provveduto regolarmente a distribuire il cibo. Mi sgomenta la psicosi collettiva che si è scatenata a Messina. Non soltanto per il fatto in sé, ma per le conseguenze che lo scatenarsi della paura e il silenzio della ragione possono portare.

A Messina non ci sono casi

In Sicilia (che ha una popolazione di 5 milioni di abitanti), dei 4 casi risultati positivi (tutti provenienti dal nord) 3 sono già guariti ed il quarto è in via di guarigione. A Messina, città di oltre 230 mila abitanti NON CI SONO CASI. Nonostante i dati reali e nonostante finora Conte non abbia dichiarato guerra alla Cina a Messina è scoppiato il delirio. Sui social sono scomparsi i post su Morgan e Bugo per lasciare spazio a trattati di epidemiologia e infettivologia da far impallidire i migliori Nobel. Tra la doverosa cautela e il panico che ti fa svuotare supermercati e banchi di farmacia ne passa. Tra il prendere le precauzioni necessarie a tutela della propria salute e convincersi che sia una peste bubbonica che uccide con un solo scambio di sguardi ne passa.

Il clima da “Lettera scarlatta”

Ho letto post che non solo alimentavano la paura e scatenavano la psicosi del contagio ma rasentavano la follia. E’ stata chiesta la chiusura immediata (e ad oltranza) di scuole di ogni ordine e grado, asili, università, sale lettura, cinema, teatri, palestre, bar, ristoranti, l’annullamento di ogni sorta d’iniziativa o evento. Si è salvata dalla psicosi solo la distribuzione di pignolata a Piazza Duomo perché a quanto pare ciò che è gratuito uccide ogni tipo di virus. Si è paventata la possibilità di mettere in quarantena e controllare tutti gli studenti e lavoratori rientrati dalle zone rosse. Magari con la lettera scarlatta messa sul petto……

Il Coronavirus è un’influenza

Noi giornalisti abbiamo una gran parte di responsabilità in questo perché nell’era del “click” un titolone (anche lontano un paio di chilometri dalla verità) viene letto molto più di una banale cronaca dei fatti. L’unico vaccino utile in tempi di psicosi è l’informazione. Il coronavirus non è la peste. E’ una forma d’influenza. La notizia reale che tutti sembrano ignorare è che il contagio del virus non ti fulmina sul momento.

Nel 98% dei casi si guarisce

Dal coronavirus si guarisce. E si guarisce presto e nel 98% dei casi. Anzi, l’80%-90% dei casi sviluppa sintomi lievi come quelli della normale influenza e non necessita di ricovero. Gran parte dei risultati positivi possono anche essere asintomatici e guarire senza sapere d’averlo mai preso. Il 10% dei casi necessita di ricovero ( e guarisce) e l’1% -2% muore. Questa ultima percentuale peraltro è collegata (così come gran parte dei decessi per virus influenzali) a casi di minori difese immunitarie o di gravi e concomitanti patologie. Il che non equivale a dire: “vabbè ce ne freghiamo degli anziani o dei malati”, ma vuol dire: “massima cautela per i soggetti fragili”. E’ a loro che dobbiamo prestare più attenzione e non li salviamo certo comprando 20 chili di penne rigate.

Gli altri numeri

Le conseguenze dell’influenza NORMALE (soprattutto nei soggetti a rischio) comportano ogni anno la morte di 8 mila persone in Italia. La Sars ha avuto una letalità del 9,6%, la Mers del 34% e l’Ebola del 50%. Eppure se in questi giorni provi a spiegare che di Coronavirus si sta guarendo in tutto il mondo vieni tacciato di non avere a cuore le sorti degli anziani.

Il vaccino: informarsi

Andrea Scanzi non mi ha mai entusiasmato ma il suo video contro la psicosi collettiva del 2020 sta facendo migliaia di visualizzazioni. Scanzi invita all’uso dei dati reali, dell’informazione, della ragione. Su Tempostretto invito a leggere l’articolo molto interessante del collega Giuseppe Ruggeri “Il vento del Dragone”.

La caccia all’untore

Ho apprezzato la posizione del prefetto Librizzi che ha dimostrato ancora una volta saggezza e ponderatezza in relazione alla contrarietà alla chiusura delle scuole. I problemi non si risolvono alimentando fobie. Regole di buona igiene ed educazione personale dovrebbero averci portato sin da bambini a non starnutire in faccia alle persone ed a lavarci bene (non solo le mani). Invece è scoppiata la caccia all’untore, la diffusione del virus delle bufale.

Savonarola e streghe del 2020

L’Italia ai tempi del Coronavirus mi ricorda la Firenze ai tempi del Savonarola tra terribili profezie e flagellazioni di costumi. Il preside del liceo Volta di Milano ha pubblicato una bella lettera agli studenti ricordando la peste del 1630 dei Promessi Sposi di Manzoni. Quattro secoli dopo la descrizione di Renzo inseguito dalla folla “dagli all’untore, dagli, dagli”, mi ricorda i post sull’untore milanese che è andato al calcetto e al bar…. Sempre Manzoni nella “Storia della colonna infame” ha raccontato un fatto realmente accaduto: il processo a due poveretti accusati di essere untori, torturati e giustiziati salvo poi scoprire che erano tutte calunnie. E di processi agli untori in quegli anni ve ne furono tantissimi.

L’uomo forte e il coprifuoco

E’ questo che mi spaventa della psicosi collettiva: gli effetti collaterali. Mi spaventa quel terreno fertile che il panico crea.  Quando scatta la caccia alle streghe, all’untore di turno, al colpevole, l’altro diventa il nemico. Sia esso il migrante o il cinese o il milanese tornato dalla Cina. Quando inizia a guardare con diffidenza “l’altro” il passo verso la sua trasformazione in nemico si fa più corto. Quando la folla chiede provvedimenti straordinari si apre la strada all’arrivo dell’uomo forte al potere. All’inizio l’uomo forte asseconda gli umori del popolo, la pancia della folla, chiude scuole, porti, chiese, ristoranti cinesi. Poi mette il coprifuoco con la scusa “del tuo bene”, per evitare che gli untori di turno escano di notte. Poi per strada farà uscire solo i monatti che detteranno legge. Nel frattempo l’economia è crollata a picco.

La paura rende schiavi

L’economia italiana è precipitata e quel che è peggio è che il crollo sta avvenendo nelle zone che rappresentavano i pilastri. La Sicilia rischia di sprofondare in un’ulteriore emarginazione economica, infrastrutturale e sociale. A me spaventa un popolo che si fa guidare dalla paura, perché la paura rende schiavi.

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4 commenti

  1. Scanzi è chiaro conciso e diretto. Non necessita di riempire le colonne del temino da consegnare, con congetture o fantasiosi parallelismi, tanto per far vedere che c’è del lavoro dietro. Non è figlio del pressappochismo insomma.

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  2. Giovanni Cucinotta 1 Marzo 2020 08:45

    Tra tante idiozie fomentare in verità dalla stampa irresponsabile ed iniziative demagogiche e irresponsabili di politici di ogni colore, finalmente un articolo serio. All’estero siamo diventati ahimè una barzelletta.

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  3. La colpa della psicosi è esclusivamente dei giornalisti (o meglio pseudo giornalisti) che fanno a gara a chi la spara più grossa, per accalappiare ascolti e pubblicità.
    In Italia vi sono troppi telegiornali e troppi quotidiani on line.
    Vedere certi giornalisti che parlano del Covid-19 mi dà la sensazione di vedere dei maiali che sguazzano nel fango.
    Lo stesso è capitato col mostro di Firenze e col delitto di Avetrana.
    Troppa gente ha avuto accesso ad una professione un tempo riservata agli ἄριστοι, ai migliori, come dicevano i greci.
    Ora qualunque pischello, con capello bagnato di gel, può comparire in TV per dire le fesserie di turno.
    Per non parlare di certe “giornaliste”, modello Lilli dei giorni migliori, col capello cotonato ed il fare aggressivo che fanno domande cretine e non danno modo all’interlocutore di rispondere e dispensano patenti di cretineria e di fascioleghismo a chi capita.
    Datevi una calmata e tornate con i piedi per terra.
    Gente come Barzini e Montanelli si stanno rivoltando nella tomba.

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  4. L’infezione da COVID 19 non è assimilabile ad una influenza, se non nelle manifestazioni cliniche, almeno nelle fasi iniziali. Tale infezione ha una mortalità di oltre il 2% (molto più alta dell’ “influenza suona”) ed una elevata contagiosità (ogni persona infetta in media trasferisce l’infezione a tre persone sane). Inoltre, circa il 20% di persone infette da COVID 19 necessitano di cure intensive/rianimatorie, e il nostro Sistema Sanitaria non è pronto per fronteggiare tale emergenza. Si rischia di morire non per l’infezione, ma per l’impossibilità ad avere una adeguata assistenza. Abbassare la guardia comporterebbe un danno irreparabile. Bisogna fare massima prevenzione e proteggere, in particolare, anziani e soggetti debilitati.

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