Fabrizio Ferrandelli: "A Messina, con i coraggiosi che non si arrendono e cambieranno la Sicilia"

Fabrizio Ferrandelli: “A Messina, con i coraggiosi che non si arrendono e cambieranno la Sicilia”

Rosaria Brancato

Fabrizio Ferrandelli: “A Messina, con i coraggiosi che non si arrendono e cambieranno la Sicilia”

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venerdì 21 Agosto 2015 - 22:04

Le dimissioni da deputato regionale, il movimento dei Coraggiosi, la delusione di un governo regionale che doveva essere rivoluzione e si è trasformato in involuzione. Incontriamo Fabrizio Ferrandelli a Messina per parlare con quella che è "la sfida di chi non ha paura di tirare un calcio di rigore".

“Devi dare l’esempio, non puoi dire che vuoi cambiare le cose, non puoi chiedere agli altri di essere coraggiosi se resti comodamente in poltrona ad incassare 10 mila euro al mese”. Fabrizio Ferrandelli, 35 anni a settembre, palermitano, una vita intera passata nel mondo dell’associazionismo, è già passato alla storia siciliana: è l’unico deputato regionale che si è dimesso e lo ha fatto come gesto politico forte, come segnale di riscatto, come invito alla dignità. Si è dimesso lo scorso mese non perché arrestato, indagato, condannato, non perché ha dovuto scegliere tra due poltrone, ma perché il coraggio a volte è anche quello della coerenza. Il progetto che nel Pd e con il Pd ha sposato nel 2012, entrando all’Ars nell’era crocettiana è naufragato “dovevamo fare la rivoluzione ed invece è stata un’involuzione, politica, etica e morale”. In Crocetta ha creduto anche lui, come migliaia di siciliani, ma di mese in mese si è arreso all’evidenza fino a quando, sul finire di giugno ha proposto la mozione di sfiducia invitando tutti i colleghi a votarla ed il Pd ad essere “non il partito della paura di perdere ma il partito del coraggio di osare”.

Pochi giorni dopo è scoppiato il caso di Lucia Borsellino e lui ha presentato una lettera di dimissioni irrevocabili. L’Ars, raggiungendo vette di comicità, le ha respinte con 24 no e 20 sì e con il presidente del gruppo Pd Cracolici che è riuscito a dichiarare, sfiorando l’imbarazzante: “Stiamo attraversando una fase politica complessa nella quale servono scelte condivise: bisogna evitare fughe in avanti ed egoismi mediatici bisogna far prevalere le ragioni del ‘noi’ rispetto alla voglia di esposizione dell’ ‘io’. A Ferrandelli, che ha reiterato le dimissioni “a un certo punto mi sono sentito un prigioniero politico non volevano accettare la mia decisione” è subentrato Francesco Riggio, arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla formazione e sul caso Ciapi. Ferrandelli ha dimostrato che è possibile rinunciare a 10 mila euro al mese ed ai privilegi per affermare un ideale “Per loro adesso sono più pericoloso di prima, perché prima ero uno dei 90 dell’Ars, adesso continuo la battaglia fuori, al fianco dei siciliani. E’ stato un passo indietro per farne altri cento in avanti”.

Nelle ore della crisi di governo più ipocrita che la Sicilia abbia vissuto l’ormai ex deputato regionale del Pd ha fondato il movimento dei “Coraggiosi”, con l’obiettivo di cambiare il partito da dentro “la rottamazione di Renzi si è fermata a Reggio Calabria, io voglio attraversare lo Stretto e portarla in Sicilia” ma anche di conquistare la Presidenza della Regione.

Sta girando l’isola armato di entusiasmo e di un progetto che guarda al futuro ed in un mese, senza fare tanto clamore ha già dalla sua parte 75 coordinamenti dei “Coraggiosi”, e punta ad arrivare a 390, quanti sono i comuni siciliani. Tra i Coraggiosi ci sono giovani,meno giovani, militanti Pd, ex, simpatizzanti di destra e di sinistra, insoddisfatti, delusi dai partiti ma non ancora allontanati del tutto, e infine la rete di quei sindaci di frontiera che sia da Renzi che da Crocetta hanno ricevuto solo sberle e qualche “scippo” e tanti tagli.

“La politica cambia le persone, ed io non volevo che mi cambiasse al punto da non riconoscermi più per quello che sono sempre stato” ci racconta a Messina, dove lo incontriamo a conclusione dei primi contatti con i coraggiosi di un Pd che nello Stretto non esiste ma che tanti vorrebbero che esistesse, un Pd imbavagliato ed ostaggio di una classe dirigente paralizzata dal terrore di perdere il controllo del territorio. “Noi puntiamo molto su Messina, siamo certi che qui ci sono migliaia di persone che vogliono cambiare. Io credo in questa battaglia. Da quando è nata mia figlia sono diventato intransigente, lo dobbiamo a chi verrà dopo di noi. E’ per loro che non dobbiamo arrenderci, per tutti quelli che sono rimasti e vogliono crescere qui e far crescere la Sicilia. Abbiamo davanti sfide enormi e questa classe dirigente si è autorottamata. In autunno sarà finita la “luna di miele dettata dal bostik”, dalla paura di Grillo e non serviranno più le frasi di rito come “cambio di marcia”, nuovo patto. I 90 hanno una vita apparentemente reale, sono convinti di vivere, ma è come se fossero morti. Ho fatto un appello a tutti i deputati, compresi i grillini, a dimettersi e tornare al voto. Ma nel Pd c’è la paura di perdere come se fosse un male ineluttabile. Come dice Maradona solo chi tira un rigore può sbagliare. Dobbiamo essere coraggiosi e giocare questa partita. Io sfido Grillo. Bisogna sfidarlo sul piano della politica non della protesta. Sapete perché i deputati del M5S non si dimettono? Perché sanno che ogni giorno in più di questo governo è consenso in più per loro alle prossime elezioni. Imparano in fretta…. Questo non è avere a cuor l’interesse del territorio….”.

Le sfide Ferrandelli le ha tutte in casa, non c’è solo il M5S, ma nel Pd un esercito di aspiranti al trono di Crocetta. Nel Pd terrorizzato dal voto anticipato c’è la volontà di non lasciare la poltrona e di restarci fino all’ultimo minuto utile, nella consapevolezza che sarà appunto l’ultima volta.

“Per giorni e giorni si è parlato di trazzere e di rinnovo del patto e nessuno fa più caso al fatto che da un mese manca l’assessore regionale alle attività produttive e nessuno ha preso il posto di Linda Vancheri. Un mese senza assessore per una Sicilia in fondo a tutte le classifiche economiche, con le famiglie alla fame e le imprese sull’orlo del fallimento, è un delitto”.

Nel Pd ha lanciato la prima sfida candidando nei giorni scorsi Giulia Beninati alla presidenza dell’Assemblea. Messinese, 30 anni, Giulia Beninati ha iniziato a far politica a 13, nella Sinistra Giovanile. Laureata a Bologna con 110 e lode in Relazioni Internazionali, vola al Cairo durante la Primavera Araba, uno stage in ambasciata,poi un lavoro per un'azienda italiana, studia l'arabo, frequenta un Master in International Public Affairs e parla 4 lingue. E’ troppo per il Pd degli equilibrismi politici. I giochi erano già fatti per l’ex assessore Giovanni Bruno. Il segretario regionale Fausto Raciti, da buon vecchio politicante, propone ai coraggiosi un posto in direzione, ruolo che Giulia Beninati rifiuta: “Voglio fare politica vera, non mi interessano le poltrone, non è questo il significato della nostra sfida”.

Sognano un Pd, una sinistra ed una Sicilia diversa, che sappia aiutare i giovani attraverso le riforme ed i fatti, “la trazzera è una bella cosa, ma spetta alla Regione usare la pala, le ruspe e dare infrastrutture”. Una delle prime battaglie sarà per eliminare quello che da opportunità si è trasformato in ostacolo: lo statuto speciale

“C’è questa classe dirigente che va a Roma col cappello in mano. Che rispetto può avere una classe politica che si arrocca e difende una cosa del ’46? Sono stanco di essere figlio di una regione speciale, voglio essere figlio di una regione normale. Guardo da qui a 20 anni e voglio la Sicilia delle start up, senza frontiere, che produce. In questi tre anni ho presentato proposte, idee, la prima è stata la legge sull’immigrazione, lo sa che abbiamo una norma in Sicilia che risale agli anni ’70? Ma come volevamo fare la rivoluzione se persino fisicamente il cerchio magico è fatto dalle stesse persone che c’erano con i precedenti governi?”

Tra i primi ad avvicinarsi all’ex deputato nel territorio messinese c'è Giuseppe Ministeri, giovane produttore teatrale e cinematografico. "La scelta di Fabrizio di rinunciare allo scranno di deputato regionale, è senza dubbio un unicum nella storia politica della nostra Regione. Per questo guardo con attenzione a cosa si sta muovendo attorno e con lui. Spero che il Pd, di cui non faccio parte ma che oggi rappresenta il perno della scena politica nazionale, cominci a valorizzare le risorse migliori e più preparate di cui dispone, non gli ultimi arrivati e i figli di. E tra le risorse senza dubbio c’è Giulia Beninati che vanta curriculum e merito."

Nel suo sito Ferrandelli paragona l’esperienza siciliana al titolo di un libro dell’astrofisico Hawking “Dal Big bang ai buchi neri” con il centro sinistra che nel 2012 pensava di poter provocare un Big bang ed invece adesso si trova solo dei buchi neri davanti, un mondo che non può più emettere luce. Quel buco nero è l’involuzione che nessuno si aspettava ma che, insieme ai Coraggiosi, vuol lasciarsi alle spalle. Senza la paura di consegnare ai 5Stelle la Sicilia, senza la vergogna di essere Pd, perché, come dice Maradona “sbaglia solo chi tira il rigore” e allora tanto vale provarci a tirarlo.

Rosaria Brancato

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