Migranti, la "Papa Giovanni XXIII" vicina a Lucano: non si criminalizzi la solidarietà

Migranti, la “Papa Giovanni XXIII” vicina a Lucano: non si criminalizzi la solidarietà

Redazione

Migranti, la “Papa Giovanni XXIII” vicina a Lucano: non si criminalizzi la solidarietà

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sabato 09 Ottobre 2021 - 13:47

«Chi ha a cuore centinaia di migliaia di vite "sospese" è bersaglio di campagne tossiche. Nel rispetto dei magistrati, siamo vicini all'ex sindaco di Riace»

REGGIO CALABRIA – La comunità Papa Giovanni XXIII solidarizza con Mimmo Lucano; e per farlo attende appositamente che i “fumi” delle recentissime elezioni regionali, in Calabria, si siano diradati.

Chi è solidale diventa bersaglio

La Comunità «esprime viva preoccupazione per il generale clima di crescente criminalizzazione della solidarietà. Le Ong che operano in mare per salvare vite vengono descritte, come già accaduto in passato, come organizzazioni criminali colluse con i trafficanti; coloro che nei vari territori europei si adoperano per assicurare accoglienza e integrazione vengono rappresentati come affaristi senza scrupoli che mirano ad arricchirsi, sfruttando l’emergenza profughi.

È in atto un’allarmante criminalizzazione di individui, comunità e gruppi che mostrano solidarietà ai migranti; sono diventati bersagli di campagne tossiche mirate a delegittimarne le attività e a negare la natura di aiuto umanitario dei loro atti», evidenzia la comunità.

In Grecia come in Libano…

Tra quanto messo in luce, «le testimonianze che giungono dai volontari della comunità Papa Giovanni XXIII che operano nei progetti di condivisione e tutela dei diritti umani nel campo profughi di Lesbo in Grecia, in quello di Tel Abbas in Libano, sulla rotta balcanica, ci parlano di vite interrotte, sospese, in attesa di poter attraversare un confine che in molti casi diventa irraggiungibile».

Vicinanza all’ex

Ecco perché, seppur «nel rispetto del lavoro della magistratura, manifestiamo piena solidarietà a Mimmo Lucano per quanto realizzato nell’accoglienza e inclusione dei profughi».

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