Ottavo Cerchio: chi è Tavilla, il rapporto con Bonaffini

Ottavo Cerchio: chi è Tavilla, il rapporto con Bonaffini

Alessandra Serio

Ottavo Cerchio: chi è Tavilla, il rapporto con Bonaffini

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mercoledì 04 Marzo 2020 - 07:30

Sono due vecchie conoscenze dele forze dell'Ordine Tavilla e Bonaffini, al centro dell'operazione anti corruzione a Messina battezzata Ottavo Cerchio

E’ indagando su un fatto di cronaca nera che la Squadra Mobile di Messina letteralmente “incappa” in quello che il magistrato Rosa Raffa ha definito un vero e proprio “Sistema-Tavilla”, ovvero il meccanismo rodato di contatti che ha permesso a Marcello Tavilla di acquisire lavori pubblici, affidati alla ditta della compagna Cinzia Fiorentino o ad altri imprenditori vicini.

Il 1 gennaio 2019 la saracinesca della tabaccheria di Pietro Ferrante in via Gerobino Pilli a Camaro viene forata da 4 colpi di arma da fuoco. Gli investigatori si accorgono subito che il titolare e il fratello Pasquale, nipoti di un vecchio nome noto della criminalità organizzata, sono quanto meno reticenti sul fatto. Si decidono quindi a metterli sotto intercettazione e passano ai raggi x tutte le loro attività.

Scoprendo che Pietro Ferrante partecipa a diverse attività economiche, oltre alla tabaccheria. Con la Tao Ristora gestisce l‘osteria San Nicola di Taormina, un ritrovo molto frequentato della cittadina turistica. E con un cittadino di origini tunisine è socio nella Blu Mare di Marcello Tavilla.

A quel punto nelle stanze della Mobile, in Questura, “scattano tutti gli allarmi”. Marcello Tavilla è infatti un personaggio ben noto sin da giovanissima età. Negli anni emerge e scompare dalle cronache, ma gli investigatori di lungo corso lo conoscono bene.

Alla fine degli anni ’90, infatti, finisce in una inchiesta della Dda di Messina su una lunga serie di furti nella zona tirrenica tra Messina e Spadafora denominata Aracne. Per gli inquirenti non si tratta di una semplice banda di rapinatori, ma dietro ci sono i clan. Ipotesi che non regge del tutto al processo.

Nel 2005 tocca ai Carabinieri occuparsi di lui, con l’operazione Last Minute. Furti di auto, di opere d’arte, ricettazione, spaccio di droga, ancora una volta a cavallo tra Spadafora e Messina. Al centro c’è ancora una volta la figura di Tavilla, arrestato insieme ad Antonino Bonaffini, soprannominato Ninetta. Anche in questo caso il processo si chiuderà con la condanna per i singoli reati ma cadrà l’accusa di associazione mafiosa.

Nel 2017 il nome di Tavilla torna a risuonare nelle aule di giustizia. Vincenzo Nunnari, fratello del più noto Gioacchino, ex braccio destro del boss storico poi pentito Lugi Sparacio, si pente e fa i nomi del nuovo clan di Camaro, con cui avrebbe avuto a che fare anche in anni recenti, oltre che nei decenni scorsi.

Nunnari racconta di essere entrato in contatto, su indicazione “Mileddu” Ventura, proprio con Tavilla, che già conosceva perché facevano parte della banda di rapinatori guidata dal fratello. Secondo il racconto di Nunnari, Tavilla gli avrebbe riferito di essere stato lui ad aver procurato la pistola adoperata per il delitto del giovane De Francesco, ucciso a Camaro ad aprile del 2016.

I verbali finiscono nel processo Matassa ma anche in quello denominato Terzo Livello, dove Nunnari depone “accusando” Tavilla di avergli offerto di aiutarlo con l’assegnazione di una casa popolare, grazie ai contatti con esponenti politici ed amministrativi di vario livello, tra i quali l’ex presidente del consiglio comunale messinese Emilia Barrile.

“Conoscevamo Tavilla come uno in grado di parlare con questo e quell’altro politico”, dice in sostanza Nunnari. In anni recenti, come scopre la Mobile, si è dato ai lavori edili, tanto che qualcuno lo chiamava addirittura “architetto”.

Simone Scalzo
Simone Scalzo

Intercettandolo durante l’inchiesta Ottavo Cerchio, la sezione Anticrimine della Mobile, coordinata da Simone Scalzo, si accorge che il rapporto tra Tavilla e “Ninetta” dura ancora oggi. E che la Blu Mare non è altri che di Antonino Bonaffini. E’ lui che ordina al telefono a Tavilla quando andare in banca, quanto versare o prelevare, quali ordini fare. E’ sempre Bonaffini a dare indicazioni ad un altro dipendente della società e che si occupa della pescheria di Spadafora, al quale sono intestati due mezzi che sono in realtà di Ninetta.

Anche il nome di Bonaffini è ben conosciuto agli investigatori. Oltre che in Last Minute, infatti, ha precedenti per usura, è stato condannato per i legami col potente clan di Mangialupi – l’operazione Nemesi-Ninetta viene battezzata così proprio per il suo soprannome – ed è inserito in parte degli affari di famiglia nella fiorente attività della pesca e commercializzazione dei prodotti ittici, un impero finito al centro di un maxi sequestro milionario, poi ridimensionato nei vari gradi di giudizio (una parte delle società è stata restituita alla famiglia Bonaffini).

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