La Dia di Messina confisca beni per un valore di 600 mila euro

La Dia di Messina confisca beni per un valore di 600 mila euro

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venerdì 19 Luglio 2013 - 07:22

A due esponenti del clan dei "tortoriciani", Orlando Galati Giordano e Antonio Carcione, la Direzione investigativa antimafia ha sequestrato beni mobili e immobili per una valore di 600mila euro

La Direzione Investigativa Antimafia di Messina, nel contesto di due distinti provvedimenti emessi dalle competenti Autorità Giudiziarie, ha sottoposto a sequestro e confisca beni per 600.000 euro riconducibili a Orlando Galati Giordano e Antonino Carcione, ritenuti esponenti di spicco del clan dei “tortoriciani”, operante nella fascia tirrenica-nebroidea della provincia di Messina. Nei confronti del primo, con Decreto dell’8.7.2013, la Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di un’unità immobiliare a Tortorici e di un’edicola a Pisa: il tutto per un valore di circa 400.000 euro. Tale provvedimento scaturisce da attività delegata a questa Sezione Operativa dalla Procura Generale di Reggio Calabria per accertare la situazione patrimoniale del Orlando Galati Giordano al 9.3.2010, data in cui era divenuta definitiva la sentenza di condanna a vent’anni di reclusione emessa dalla Corte di Assise di Appello di Messina per i reati di associazione mafiosa, omicidi ed estorsioni consumati dal medesimo nella provincia peloritana tra il 1986 e il 1993. Le attività d’indagine della D.I.A. hanno consentito di fare emergere evidenti profili sperequativi tra i beni posseduti ed i redditi dichiarati ai fini delle imposte sul reddito dal Galati Giordano, elemento carismatico nell’ambito del gruppo mafioso dei “tortoriciani” tanto da divenirne, verso la fine degli anni ’80, capo indiscusso dell’omonima frangia che si contrapponeva a quella dei Bontempo Scavo. Orlando Galati Giordano, già gravato da diversi precedenti penali per reati contro il patrimonio, sequestro di persona ed altro, il 30.05.1987 era stato arrestato per associazione a delinquere di tipo mafioso e favoreggiamento nei confronti dei responsabili dell’omicidio di Nicolò Bevacqua, avvenuto a Milazzo il 7.05.1987. Imputato nel procedimento penale “Mare Nostrum”, che ha riguardato i clan operanti nella fascia tirrenica della provincia di Messina sino ai primi anni ’90, il Galati Giordano è stato collaboratore di giustizia dal 1992 al 27.05.1997, data di revoca del programma di protezione. Le indagini sulla consistenza patrimoniale dell’imputato sono state estese anche alla provincia di Pisa, dove da diversi anni il Galati Giordano dove insieme alla sua famiglia è proprietario di un’edicola, acquisita con disponibilità finanziarie ritenute incoerenti con i redditi dichiarati. L’altro provvedimento ha invece riguardato Antonino Carcione, 37 anni, anch’egli ritenuto personaggio di spicco del gruppo mafioso dei “tortoriciani”. Si tratta di un Decreto di confisca emesso il 28.06.2013 dal Tribunale di Messina – Sezione Misure di Prevenzione che ha sottoposto a confisca quei beni che erano stati sequestrati nel luglio 2012 a Carcione con provvedimento che il suddetto Tribunale aveva emesso sulla base di proposta avanzata alla competente A.G. dal Direttore della Direzione Investigativa Antimafia. Si tratta, in particolare, di 14 appezzamenti di terreno nel Comune di Carlentini – tutti in comproprietà con il fratello e la cognata – che sono stati acquistati con esborso di denaro, anche in questo caso ritenuto sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. La misura di prevenzione ha riguardato anche diversi rapporti bancari e forme di investimento instaurati dallo stesso Antonino Carcione, il tutto per un valore complessivo di circa 200.000 euro. Al pari di Galati Giordano, anche Carcione è ritenuto elemento riconducibile al gruppo dei “tortoriciani”, tanto da essere stato coinvolto, con l’accusa di aver favorito la latitanza di alcuni esponenti delle consorterie mafiose, nel procedimento penale “Icaro”, che nel novembre 2003 ha portato all’arresto di 87 appartenenti all’associazione mafiosa operante nella zona tirrenico-nebroidea della provincia di Messina. A distanza di alcuni anni, nel 2006, il medesimo veniva condannato dal G.I.P. del Tribunale di Siracusa alla pena di anni 1 e mesi 4 di reclusione ed € 1.200 di multa per una tentata estorsione ai danni di un imprenditore agricolo.

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