Messina e Barcellona, ecco come i gruppi mafiosi si spartiscono il territorio

Messina e Barcellona, ecco come i gruppi mafiosi si spartiscono il territorio

Veronica Crocitti

Messina e Barcellona, ecco come i gruppi mafiosi si spartiscono il territorio

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mercoledì 08 Febbraio 2017 - 11:35

L'annuale relazione della Direzione Nazionale Antimafia snocciola dati e numeri sulla criminalità organizzata che agisce a livello nazionale. Ecco tutti i legami emersi nella città di Messina e Provincia.

“I gruppi mafiosi che insistono sulla provincia di Messina, data anche la particolare esposizione geografica, rappresentano la risultante di una contaminazione criminale che vede interessate Cosa Nostra palermitana, Cosa Nostra catanese e la ‘ndrangheta”.
E’ questo l’esordio della relazione nazionale della Direzione Distrettuale Antimafia sul fenomeno mafioso nella città di Messina e provincia.
Più di 300 pagine, quelle stilate dalla DDA a Roma, che snocciolano dati e numeri sulle maggiori operazioni condotte nel primo semestre 2016, nonché sul quadro generale delle famiglie, delle cosche, delle concentrazioni criminali e delle relazioni tra le varie “mafie” su tutto il territorio nazionale.

Nel capitolo dedicato a Messina, si legge chiaramente come “le dinamiche criminali che hanno caratterizzato il semestre non sembrano aver condizionato le convenzionali sfere di influenza dei singoli gruppi sul territorio. Allo stesso tempo, tuttavia, si sono registrati mutamenti nella composizione interna dei clan, i cui esponenti sembrano comunque aver mantenuto legami di tipo affaristico con i gruppi palermitani, catanesi e calabresi”.

Dal quadro delineato emerge come, al momento, il gruppo operativo mafioso più attivo e strutturato alla “palermitana” sia quello dei Barcellonesi, da decenni al centro di indagini e inchieste che ne hanno delineato gerarchie, vicende ed omicidi. La scalata delle giovani leve, “imprevedibili e spregiudicate”, puntualmente decapitata dalle varie operazioni Gotha sembra comunque aver mantenuto un clima di “fibrillazione”.

Una delle più “clamorose” vicende del periodo preso in esame dalla relazione riguarda, di certo, l’attentato al Presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, sottoscrittore del Protocollo di legalità che mira ad estendere i controlli preventivi antimafia anche al settore agro-pastorale.

“Questa più incisiva procedura accertativa che già lo scorso dicembre aveva dato luogo ad undici informazioni antimafia interdittive – si legge nella relazione – ha, tra l’altro, consentito al Prefetto di Messina di adottarne di ulteriori nei confronti di imprese operanti nel contesto del Parco, i cui intestatari sono risultati collegati al gruppo dei tortoriciani ed, in particolare, alla cosca dei Bontempo Scavo”.

Estorsioni, traffico di stupefacenti, usura, appalti e smaltimento dei rifiuti rimangono comunque le principali attività di guadagno dei vari gruppi criminali. In particolare, con riferimento alla città di Messina, le operazioni della DIA come “Senza Tregua” hanno fatto emergere i forti legami tra i tortoriciani ed il clan di Mangialupi.

In città, poi, continua a prevalere una suddivisione legata ad un vero e proprio “piano di lottizzazione” dei vari quartieri: nella zona Sud domina il gruppo criminale Spartà con i suoi affiliati; nella zona centrale emergono, ben distribuiti, i gruppi Lo Duca e Ventura, ma anche le famiglie Aspri, Trischetta e Cutè, tutti legate al clan Mangialupi; nel quartiere Giostra padroneggia il gruppo Galli, con a capo il nipote del vecchio boss, attualmente in carcere.

Proprio in relazione al clan Galli, nel 2016 la Polizia ha inferto un duro colpo alla zona di Giostra con l’Operazione Totem, stangando un’organizzazione specializzata nel controllo dei locali notturni nella riviera nonché nelle corse clandestine di cavalli e scommesse online.

Una vocazione “imprenditoriale”, quella dei clan messinesi, che ha allungato i suoi tentacoli anche all’interno della Pubblica Amministrazione. Tante le indagini condotte per far emergere legami tra Enti Pubblici e criminalità, con conseguenze “pesanti” come quella del Commissariamento del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea. Da non dimenticare, poi, l’operazione Matassa che, nel mese di giugno, ha fatto luce su intrecci tra politica e gruppi mafiosi legati a elezioni e ricerca di voti in campagne elettorali. (Veronica Crocitti)

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