Teatro Vittorio Emanuele, Luciano Marabello: "A titolo gratuito"

Teatro Vittorio Emanuele, Luciano Marabello: “A titolo gratuito”

Teatro Vittorio Emanuele, Luciano Marabello: “A titolo gratuito”

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venerdì 06 Dicembre 2013 - 06:24

Pubblichiamo la riflessione dell'architetto Luciano Marabello in merito alla recente decisione dei vertici dell'Ente Teatro che hanno emanato un avviso rivolto ai direttori artistici ed ai professionisti per operare, a titolo gratuito, per il Vittorio Emanuele....

A proposito dell’avviso pubblico del Teatro Vittorio Emanuele rivolto a direttori artistici a titolo gratuito ed a professionisti (avvocati, ingegneri geometri, giornalisti, commercialisti) disposti a fare parte gratuitamente di un Comitato di rilancio (vedi articolo allegato), Tempostretto vuol segnalare ai lettori la riflessione di Luciano Marabello:

“Ho dei titoli gratuiti, cedo titoli gratuiti,offro titoli gratuiti, non svendo titoli .

Io che sono un materialista seppure sempre più dematerializzato dagli eventi, di solito vendo il mio lavoro anche per soldi! E’ brutto dirlo? Ok userò parole meno ruvide ; per rendere più gradevole la percezione della frase dirò che offrirò prestazioni, dispenserò attività, elargirò servizi professionali.

Come il mestiere più antico del mondo la vendita di lavoro umano in cambio di denaro fa storcere il naso. Si usano eufemismi, si modificano i verbi e i sostantivi nella speranza di rendere meno brusco il concetto. Ma un “materialista dematerializzato” riconosce valore alle scelte umane, ai desideri cosi come alle necessità, quindi non si turba della cosa e si chiede piuttosto se questa nuova diffusissima purificazione e sterilizzazione delle pratiche della retribuzione non siano invece l’anticamera del fosso che da anni viene allargato intorno alle gambe delle persone e alla loro sopravvivenza in un mondo che, anche senza retribuirle, vende e scambia ogni cosa e ogni servizio prevalentemente attraverso il denaro.

Postulato numero 1

Il denaro non è il mio fine

Postulato numero 2

il lavoro non è il mio unico mezzo di esistere

Postulato n 3

Il denaro senza lavoro appartiene al caso

Postulato n 4

Il lavoro senza il denaro costruisce spesso un caso

Ci sono volte che per scelta o desiderio prestiamo il nostro fare o saper fare a chi vogliamo e quando vogliamo, senza contratto e solo per dono silenzioso e consapevole, emozionale o razionale; quando doniamo abilità o capacità di lavoro in cambio di sorrisi, stima o silenzi lo facciamo e basta.

Per donare non partecipiamo a bandi, avvisi pubblici o selezioni, non facciamo procedure comparative e molto spesso non prevediamo le conseguenze legali di quel dono; adesso invece in tante occasioni il dono si istituzionalizza, si bandisce, prende forma e cerca garanzie dentro le forme delle procedure e del diritto,

A causa di profondissimi buchi neri nelle casse pubbliche si moltiplicano I bandi per lavori da svolgersi a titolo gratuito nelle amministrazioni, negli organismi, negli enti.

Eserciti di dipendenti dei servizi aggregati o partecipati lavorano senza stipendi continuativi, precariati vari prestano lavori a singhiozzo, poi fioccano i lavori creativi e della conoscenza quelli che genericamente sono per loro natura immateriali ma

i cui esecutori per disegno o per necessità sono smaterializzati non solo nel riconoscimento ma persino nei compensi.

Quante volte ogni giorno siamo a conoscenza di una violazione Costituzionale, quante volte spostiamo il limite oltre il fondamento originario della nostra Repubblica, quante volte la Costituzione è violata per legge o per norma, per diritto o per apparente necessità?

Così basta cambiare le parole, non usare il concetto di lavoro e lavoratore e seppelliamo quell’articolo 36. “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.”

Dignitosamente l’esistenza non è più libera e la proporzione quantitativa e qualitativa della retribuzione viene spostata nel mondo dei sogni, nel duplicato concettuale e simbolico che permette di accettare la realtà cruda e opposta.

Se le violazioni dell’esistenza libera e dignitosa non sono considerate gravi, cosa allora è grave?

Leggo che a Teatro si cercano Direttori artistici a titolo gratuito, donatori di sapienza e creatività ,donatori che per bontà , intellettualità o vanità possano prestare il loro saper fare alla collettività, su questo presupposto si richiedono massime professionalità e significativi curriculum, ma non è solo la Politica dell’austerità e del predissesto che fa così, sono anni che si bandiscono all’Unime o alla Sapienza o in decine di altre Università Italiane posti di professore a contratto a titolo gratuito con tanto di prove, selezioni e commissioni.

Sono anni che sindaci e amministratori bandiscono progettazioni di piani urbani o di opere pubbliche contraendo il compenso fino alla forma simbolica di 1 euro , sono anni che si chiede di fare Ricerca scientifica senza nulla a pretendere, sono anni che si formalizzano queste pratiche in procedure e delibere appellate alla legge o alle leggi di bilancio.

Sono gli anni del risparmio violento questi qui, anni in cui risparmiare i diritti e far pensare che la prassi è la guida e i principi sono sempre un ostacolo.

Poi certo accade che qualche generoso prestatore d’opera o d’ingegno gratuito si presenterà e sposterà l’asticella verso il basso, ma in questo cedere e regalare, i verbi donare e imporre spesso si scambiano di posto. Questo apparente dono di alcuni, stabilizza forme compiute di oligarchie che prima si sono date in forma politica e poi si estendono in forma culturale, sono quelli che non hanno bisogno di altri denari, sono quelli che hanno già compensi da altre parti, quelli che vivono su patrimoni consolidati, quelli che donano senza donare. Una società poco democratica può persino essere illuminata, offre competenze già consolidate e non avvia la formazione della competenza attraverso la sperimentazione del lavoro e l’avanzamento delle soluzioni. Spesso quella ricerca del Titolo gratuito esclude chi materialisticamente vive di lavoro manuale o intellettuale, consente di essere professori ai chi può vivere d’altro o a chi forma la professoralità sia sulle capacità sia realisticamente sul censo; quel fare a titolo gratuito che permette di progettare scuole, piazze o città senza guadagnarci nulla, perché la formazione di un credito o di un monte ipotetico di sequenze temporali e quantitative di opere, permetterà poi di spenderle in fasi successive della carriera.

Donare il proprio lavoro è cosa pregevole, bandire posti non retribuiti fino a prova contraria per me è alquanto spregevole.

Luciano Marabello

8 commenti

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    il titolo gratuito toglie dignità a chi lavora favorendo chi HA ma non sempre SA a danno di chi NON HA e spesso SA.
    Questi incarichi a titolo gratuito rappresentano un ulteriore punto di contatto tra Buzzanca e questi presunti rivoluzionari con il c…o pieno, con la differenza che al primo bisogna riconoscere coerenza con le sue idee mentre agli altri non è possibile riconoscere proprio un bel niente

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  2. Nino Principato 6 Dicembre 2013 08:16

    La cultura è aria, parole e quindi non deve essere assolutamente retribuita.
    Si chiede a professionisti di prestare la propria opera a titolo gratuito, quindi di fare un sacrificio di natura economica e non si capisce perchè il sacrificio non possa essere condiviso da Soprintendente, Presidente o da qualunque impiegato dell’Ente Teatro a qualsiasi titolo.
    Un capolavoro di articolo, questo dell’arch. Marabello, che fotografa spietatamente una forma di malcostume tipicamente italiano. Il rovescio della medaglia? I soldi, e che soldi, per nominare quattro inutili senatori a vita di cui non sentivamo assolutamente la necessità, nell’Italia dello spreco, però ci sono!
    Arch. Nino Principato

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  3. E’ a casa in malattia? O scrive dalla sua scrivania al comune?
    Inutili e ben pagati non sono solo i senatori a vita…

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  4. Architetto Marabello, un’analisi lucida che spiega il perché la qualità dell’opera professionale/culturale si stia spostando sempre più verso il basso con lo spostarsi dell’asticella verso la gratuità del lavoro. Si auto candideranno scarsi operatori culturali impegnati nella vita in altre attività.

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  5. pietro anzalone 6 Dicembre 2013 09:44

    Il lavoro a titolo gratuito non e’ piu’ un lavoro ma un hobby e se lo puo’ permettere solo chi ha tempo da perdere o denaro che gli proviene da altre vie.

    Il piu’ delle volte il lavoro gratuito viene esaltato da soggetti che hanno una rendita od un comodo posto ben retribuito che li impegna poco

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  6. I parassiti ed i disonesti le daranno almeno del reazionario o del fascista.
    Chi ha lavorato seriamente nella vita non può che complimentarsi.
    Ed io lo faccio.

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  7. puzza di bruciato 6 Dicembre 2013 22:02

    Visto che parlare di una collaborazione a titolo gratuito è per molti “puritani” come una bestemmia… allora si fà un contratto ad “obiettivo” es. affluenza pubblico.
    Per anni il Vittorio come affluenza di pubblico calcolato in base ai residenti effettivi ed il numero delle opere al netto degli omaggio e considerando, inoltre, che è l’unico teatro con la T maiuscola della città… Non siamo messi bene

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  8. Alcune piccole considerazioni che forse sono sfuggite al Dott. Marabello:

    – l’Ente con l’avviso chiede solo delle consulenze a titolo gratuito;
    – l’Ente non obbliga nessuno a dare la propria disponibilità;
    – l’art. 22 della L.R. 9/2013 non consente più l’affidamento degli incarichi esterni;
    – mentre i liberi professionisti hanno altri redditi consolidati i dipendenti che secondo lui dovrebbero contribuire non possono espletare nessun altra attività lavorativa essendo dipendenti pubblici;

    Sarebbe bene informarsi prima di informare…

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