Quelle 39 case per Fondo Fucile bloccate da contese giudiziarie

Quelle 39 case per Fondo Fucile bloccate da contese giudiziarie

Marco Ipsale

Quelle 39 case per Fondo Fucile bloccate da contese giudiziarie

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venerdì 24 Novembre 2017 - 07:03

Il Comune ha deciso di acquistarle invece che costruirle ma la Regione aveva revocato i fondi per mancanza di requisiti. Le ditte escluse si sono rivolte al Tar e le prime hanno avuto ragione

E dire che l’intenzione era quella di velocizzare i tempi. Idea valida, in teoria, poi allo scontro con la pratica. La giunta Accorinti ha deciso di portare avanti solo i progetti già finanziati per la costruzione di nuove case popolari. Ogni altra somma giunta per il risanamento, invece, sarebbe stata utilizzata per l’acquisto di alloggi sul mercato. Non solo tempi accorciati, ma si spende anche meno e non viene consumato altro suolo.

Ovviamente servono i fondi e, negli ultimi anni, la Regione li ha dati col contagocce. Appena 7 milioni e mezzo, dei quali 2 e mezzo sono serviti per l’atteso appalto di riqualificazione a Casa Nostra e 5 per il primo esperimento di acquisto alloggi sul mercato. Un esperimento, almeno finora, non andato a buon fine.

Con quella somma era possibile acquistare 39 alloggi rispetto ai 90 necessari per sbaraccare Fondo Fucile. Non la soluzione definitiva del problema ma comunque una parte importante. E in graduatoria erano stati inseriti proprio 90 alloggi, in modo tale da scorrerla e completare lo sbaraccamento una volta arrivata l’altra parte di fondi necessaria. Non si tratta, chiaramente, di 39 singoli venditori ma di dieci ditte, che vendono ognuna più appartamenti.

Sembrava tutto fatto ma, l’11 novembre 2015, la Regione aveva revocato i finanziamenti poiché la commissione di verifica aveva rilevato inadempienze sul possesso del certificato di abitabilità. Non una grande sorpresa visto che, nei mesi precedenti, lo stesso assessore al risanamento, Sebastiano Pino, aveva ammesso che il bando era stato fatto male e l’allarme era stato lanciato da più parti, in particolare dai consiglieri comunali Daniele Zuccarello e Donatella Sindoni.

L’intenzione del Comune, a quel punto, era quella di scorrere la graduatoria, considerando solo le case che, a regola di bando, avevano l’abitabilità entro il termine prestabilito.

Sono trascorsi ben due anni, nessun atto di acquisto è stato concluso e la situazione di Fondo Fucile è sempre la stessa, quella di recente ripresa anche dalle telecamere di Rai due.

Ma perché quest’impasse? “Le ditte escluse hanno fatto ricorso al Tar – spiega l’assessore Sebastiano Pino – e alcune l’hanno vinto, l’ultima sentenza è recente, di fine ottobre. Per altre, il Tribunale non si è ancora pronunciato. Appena questo quadro sarà completo, se il Tar avrà dato ragione a tutte le ditte, dovremo fare richiesta alla Regione di reintegro dei fondi. Se invece la sentenza sarà in senso opposto, si procederà allo scorrimento della graduatoria”.

Secondo il Comune, quindi, alla fine il “pasticcio” sarà risolto ma, almeno finora, si è trattato solo dell’ennesima perdita di tempo. Ecco perché Palazzo Zanca sta seguendo anche un’altra strada parallela, quella del progetto Capacity, finanziato dallo Stato con 18 milioni. “Finora è arrivata solo una prima tranche da poche centinaia di migliaia di euro – riprende l’assessore Pino – ma a breve dovrebbe arrivarne una seconda da circa 8 milioni che ci consentirà di dare le prime nuove case alla famiglie che vivono in baracca. Alla fine saranno oltre 150 e potranno scegliere se avere un contributo non superiore a 80mila euro per l’acquisto di una casa a loro scelta o se accettare una casa acquistata dal Comune”.

Non solo case, “il progetto prevede anche un sistema di finanza etica per aiutare le famiglie a uscire dallo stato di povertà, è un approccio diverso, un risanamento anche sociale. I progetti esecutivi sono già pronti sia per Fondo Fucile sia per Fondo Saccà, a brevissimo sarà pubblicato il bando di acquisto delle case. Sono previste anche azioni urbanistiche per il recupero di aree dismesse – conclude Pino -, su tutte la trasformazione dell’ex stazione di Camaro in centro sociale”.

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