Scarcerazioni per Coronavirus, i boss messinesi fuori, il monito di Ardita

Scarcerazioni per Coronavirus, i boss messinesi fuori, il monito di Ardita

Alessandra Serio

Scarcerazioni per Coronavirus, i boss messinesi fuori, il monito di Ardita

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giovedì 07 Maggio 2020 - 07:40

Ardita difende Di Matteo sul caso caso Bonafede. Tutti i boss liberi a Messina e provincia dopo l'allarme coronavirus in carcere

Ci sono anche i messinesi Gino Bontempo e Antonino Cambria Scimone tra i boss di mafia scarcerati recentemente per motivi di salute nella lista che il Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria ha consegnato alla Commissione nazionale Antimafia dopo le polemiche sulle scarcerazioni per rischio coronavirus nelle carceri.

Qualche settimana fa è tornato a casa il barcellonese Angelo Porcino, difeso dall’avvocato Tino Celi, recluso a Voghera dove un detenuto è morto per Covid-19. Le sigle antimafia hanno poi inserito nell’elenco anche un altro boss di Barcellona, Carmelo Vito Foti, scarcerato a marzo dal Giudice per le indagini preliminari di Messina per attenuazione delle esigenze cautelari. Il suo legale, l’avvocato Gaetano Pino, aveva chiesto di valutare anche i rischi legati all’emergenza sanitaria, ma le motivazioni della decisione del giudice non riguardano questo profilo.

L’elenco di Giletti

Nell’elenco mostrato a spizzichi e bocconi dal conduttore Massimo Giletti nella puntata de l’Arena che ha scatenato il botta e risposta tra il Guardasigilli Bonafede e il magistrato Nino Di Matteo, infine, compare un altro messinese, Stefano Marchese, assistito dall’avvocato Salvatore Silvestro. Quest’ultimo è uscito da Gazzi all’inizio di aprile, ma per lui la scarcerazione non ha nulla a che vedere con le esigenze di salute.

L’operazione Nebrodi

Bontempo è un nome chiave della mafia dei Nebrodi, quella mafia che da rurale si è riciclata in imprenditoriale specializzandosi nelle truffe all’Unione Europea attraverso i contributi destinati all’agricoltura e all’allevamento. L’operazione Nebrodi è scattata lo scorso 15 gennaio con 94 arresti. L’indagine non è ancora arrivata al capolinea ma nel frattempo sono stati scarcerati, qualche settimana dopo il blitz, diversi nomi coinvolti col ruolo di addetti alle pratiche agricole, mogli e figlie utilizzate come prestanome nelle società create per dragare i fondi europei. Lo zoccolo duro dei clan batanese e tortoriciano, invece, era rimasto dietro le sbarre.

Gino Bontempo, che in passato è rimasto dietro le sbarre diversi anni, ha ottenuto i domiciliari una quindicina di giorni fa. Torna a casa, a Messina, anche Antonino Cambria Scimone, condannato a 12 anni nell’operazione Polena, considerato uomo di spicco del potente clan di Santa Lucia sopra Contesse.

Entrambi erano nel carcere di Siracusa, dove alcuni detenuti sono stati trovati positivi al Covid-19. I loro legali hanno chiesto ed ottenuto dal giudice di Messina la detenzione domiciliare.

Le scarcerazioni disposte dopo i primi casi di contagio nelle carceri continuano ad animare lo scontro sulla giustizia. Ieri il ministro Bonafede ha risposto all’attacco nato dopo le dichiarazioni di Di Matteo ribadendo il giro di vite annunciato sui provvedimenti degli uffici di sorveglianza.

Anche Sebastiano Ardita è intervenuto sulla vicenda, difendendo Di Matteo. “Non ha mai legato la sua mancata nomina alle notizie che arrivavano dal carcere”, ha detto il magistrato, tornato a sollevare l’attenzione sulla risposta dello Stato alle rivolte nelle carceri e più in generale sulla gestione della vicenda: “La scarcerazione di 367 boss è un fatto grave, quando io ero al DAP non è uscito un solo mafioso per motivi di salute. Il sistema carcerario è in crisi da tempo, serve progettazione”.

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Un commento

  1. L’ho sempre detto e lo ribadisco: in Italia in carcere vanno solo i cretini e chi non conta niente e anche i poveri disgraziati.

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