Reggio. Concorsi truccati all'Università Mediterranea, coinvolto il Rettore VIDEO

Reggio. Concorsi truccati all’Università Mediterranea, coinvolto il Rettore VIDEO

Dario Rondinella

Reggio. Concorsi truccati all’Università Mediterranea, coinvolto il Rettore VIDEO

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giovedì 21 Aprile 2022 - 11:27

L'Università Mediterranea nel mirino della GdF. Eseguite misure interdittive nei confronti di 6 professori ordinari e 2 dipendenti dell’area amministrativa

REGGIO CALABRIA – I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale nei confronti di 6 professori ordinari e 2 dipendenti dell’area amministrativa dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

Tra le persone sottoposte alla misura cautelare del divieto temporaneo all’esercizio del pubblico ufficio ricoperto presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria figurano anche l’attuale Rettore dell’ Ateneo, Santo Marcello Zimbone, sottoposto ad una misura interdittiva della durata di 10 mesi, nonché il suo predecessore, l’attuale Prorettore Vicario, Pasquale Catanoso, sottoposto ad una misura interdittiva della durata di 12 mesi. Interdittive per periodi variabili fra i 2 e i 6 mesi per gli altri, dall’ex dg Ottavio Amaro (già candidato al Senato per il Partito democratico) al direttore del Dipartimento di Architettura Adolfo Santini, dal collega del dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Scienze umane Massimiliano Ferrara (già fondamentale dirigente del dipartimento Cultura, Istruzione, Università, Ricerca, Innovazione tecnologica e Alta formazione della Regione Calabria, quando Governatore per il centrodestra era Peppe Scopelliti) ad Antonino Mazza Laboccetta.
Nei confronti di Catanoso, il GIP ha anche disposto l’esecuzione di un sequestro preventivo del valore di circa 4 mila euro.

Contestualmente, i finanzieri hanno eseguito delle perquisizione domiciliare e personale nei confronti di 23 soggetti e di sistemi informatici/telematici in uso alla Università, nonché di richiesta di consegna di documentazione ritenuta essenziale ai fini probatori.

L’operazione costituisce l’esito di un’articolata che ha consentito di ipotizzare – fatte salve successive valutazioni di merito – condotte illecite, commesse in un arco temporale molto significativo, dal 2014 al 2020, integranti l’esistenza di un’associazione dedita alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica nella direzione e gestione dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e delle sue articolazioni compartimentali.

Le indagini traggono origine da un esposto, presentato alla locale Procura della Repubblica, da una candidata non risultata vincitrice, nel quale venivano segnalate condotte irregolari perpetrate in occasione dell’espletamento della procedura di valutazione comparativa per un posto di ricercatore universitario.

L’esponente, per tutelare la propria posizione, aveva promosso appositi giudizi presso i competenti organi di Giustizia Amministrativa, in tale contesto, come emerso agli atti delle indagini, veniva suggerito al predetto di rinunciare all’azione giudiziaria intrapresa ed “aspettare il proprio turno” per avere accesso a future opportunità professionali all’interno del Dipartimento.

Sulla base di quanto emerso dalle indagini, la perpetrazione di molteplici e reiterati atti contrari ai doveri d’ufficio di imparzialità, lealtà, correttezza e fedeltà si manifestava, soprattutto, in occasione delle varie procedure concorsuali e comparative, nella selezione delle commissioni esaminatrici attraverso la scelta di0 componenti ritenuti “affidabili” e pertanto idonei a garantire un trattamento favorevole ai singoli candidati scelti “direttamente” o a seguito di “segnalazione”. Le procedure comparative e concorsuali riguardavano indistintamente le posizioni di ricercatori, di professori ordinari e associati, di assegnisti di ricerca nonché le selezioni per l’accesso ai dottorati di ricerca e ai corsi di specializzazione.

Inoltre, sulla scorta delle indagini poste in essere venivano riscontrate ulteriori e molteplici irregolarità nella gestione delle risorse universitarie: le autovetture di servizio, infatti, venivano sistematicamente sottratte alle loro finalità istituzionali per essere utilizzate ai fini privati, nonché taluni appalti dei lavori edili di manutenzione dei locali universitari venivano assegnati in assenza di apposite procedure di gara e sulla base di false prospettazioni della realtà fattuale. Peraltro, l’indebito utilizzo delle risorse dell’ente non ha riguardato solo le autovetture di

servizio, le contestazioni di peculato concernono, infatti, anche le carte di credito intestate all’Università, reiteratamente utilizzate per pagare spese di natura prettamente personale.

Le condotte contestate agli indagati consistono – ad oggi e fatte salve le valutazioni dei successivi organi di giudizio – nella associazione a delinquere (art. 416 c.p.), nella concussione (art. 317 c.p.), nella corruzione (artt. 318 e 321 c.p.), nell’abuso d’ufficio (art. 323 c.p.), nella falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art.479 e 476 co.2.c.p.), nella turbata libertà del procedimento di scelta del contraente (art. 353 bis c.p.) e nel peculato (art. 314 c.p.).

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