Il buffone che ci racconta la Guerra dei trent’anni

Il buffone che ci racconta la Guerra dei trent’anni

Pierluigi Siclari

Il buffone che ci racconta la Guerra dei trent’anni

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venerdì 17 Settembre 2021 - 06:55

I paradossi raccontati da Kehlmann fanno sorridere, ma fanno anche paura, perché ci ricordano come pregiudizi, superficialità e mancanza di logica condizionino fortemente pure il nostro tempo

È lo sguardo di un buffone quello che Daniel Kehlmann sceglie per accompagnare il lettore attraverso l’Europa devastata dalla Guerra dei trent’anni nel suo romanzo Il re, il cuoco e il buffone.

Dal folklore popolare tedesco

Tyll Ulenspiegel, ispirato a una figura del folklore popolare tedesco, già da bambino va vicino alla morte in più occasioni. Poco dopo, suo padre, a causa soprattutto della propria ingenuità, viene accusato di stregoneria e mandato al rogo.

Il re, il cuoro e il buffone

La madre, rimasta sola, non saprebbe come occuparsi di lui e Tyll, insieme alla amica Nele, scappa dal paese dove è nato per diventare un artista di strada. In un mondo sconvolto da un conflitto fatto più di saccheggi che di grandi battaglie, e dalla risoluzione apparentemente irraggiungibile, un mondo in cui tra la violenza, la scarsità di cibo, il freddo e il diffondersi della peste, la morte è sempre dietro l’angolo, quella dei girovaghi è forse la vita più difficile.

Soli, ma liberi

Privi di una corporazione che li difenda, i primi a essere sospettati in caso succeda qualche guaio, sempre costretti a muoversi, con i pericoli che ne conseguono, e in grado di mangiare solo se il loro spettacolo è apprezzato dal pubblico; di contro, i girovaghi hanno anche poco da perdere. Di fatto, possiedono solo due cose: la vita – e quella prima o poi la perdono tutti, i re e i servi della gleba – e la libertà – di cui, soprattutto, sono gli unici a apprezzarne il sapore.

L’unico che può offendere il re

Tyll diventerà l’artista di strada più famoso del suo tempo; giocoliere capace di lanciare in aria e controllare numerosi oggetti, anche di forma e peso diversi, acrobata in grado di camminare, correre e saltare su una fune tesa nel vuoto. Queste capacità, e la sua lingua tagliente e ambigua lo rendono un perfetto buffone di corte, l’unico che può offendere un re, cosa di cui anche i sovrani riconoscono l’importanza.

Figura ambigua e complessa

Ma è anche l’unico a non abbandonare lo sfortunato Re d’inverno quando questi sta per morire, e ad onorarlo. Va detto che Tyll non è un eroe senza macchia, né un giustiziere o un raddrizza-torti. La sua ambiguità, la sua capacità di essere perfido unita a un’etica del tutto personale ma irrinunciabile, lo rendono il narratore perfetto per una storia che si svolge in un periodo complesso.

Paradossi del passato e del presente

Un periodo in cui, oltre alla già citata Guerra dei Trent’anni, a colpire il lettore sarà l’assoluta assenza della ragione. Emblematico, a riguardo, il metodo “scientifico” (che di scientifico non ha nulla) di un personaggio fondamentale de Il re, il cuoco e il buffone: Athanasius Kircher, reale celebrità dell’epoca, alla ricerca di sangue di drago per curare la peste e di eretici da mandare al rogo per fare carriera.

I paradossi raccontati da Kehlmann fanno sorridere, ma fanno anche paura, sia per come possono influenzare il destino dei protagonisti nel romanzo, sia perché ci ricordano come – sia pur con forme e intensità diverse – pregiudizi, superficialità e mancanza di logica condizionino fortemente pure il nostro tempo.

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