Messina, lavoratori protestarono: assolti dall'accusa di estorsione

Messina, lavoratori protestarono: assolti dall’accusa di estorsione

Alessandra Serio

Messina, lavoratori protestarono: assolti dall’accusa di estorsione

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martedì 03 Marzo 2020 - 07:32

I dipendenti di una ditta edile di Messina erano stati accusati di estorsione dal capo cantiere aggredito durante uno sciopero. Sono stati assolti in appello

Tre lavoratori messinesi, impiegati di una ditta edile, sono stati prosciolti dall’accusa di estorsione. Erano stati denunciati dal capo cantiere dopo una violenta protesta. Ma per i giudici di secondo grado si tratta di esercizio arbitrario delle proprie ragioni.

Si chiude con un proscioglimento totale il processo d’appello per Giuseppe Costa, 40 anni, Piero Costa(32), e Stefano Celona (47) di Santa Lucia Sopra Contesse, impiegati nel decennio scorso presso una ditta di Patti, la B&P Costruzioni.

L’impresa era coinvolta nella realizzazione del complesso edilizio La Residenza di Torrente Trapani ma i lavori nel 2008 subirono un forte rallentamento, così come gli stipendi dei lavoratori. Le proteste fioccarono, i dipendenti scioperarono a più riprese e si riunirono in assemblee, con la conseguenza che sul cantiere si arrivò a forti momenti di tensione. In una occasione la situazione precipitò e il capo cantiere, intervenuto per bloccare l’ennesimo stop ai lavori da parte dei dipendenti, venne aggredito fisicamente.

Da qui la denuncia e il processo per i tre operai, che in primo grado nel marzo 2019 erano stati condannati a quasi 7 anni per estorsione pluri aggravata.

Ma la corte d’Appello (presidente Sicuro) ieri ha ribaltato il verdetto, riqualificando l’accusa in esercizio arbitrario delle proprie ragioni e dichiarando il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.

I difensori, gli avvocati Alessandro Trovato,Domenico Andrè e Salvatore Silvestro, hanno puntato il dito in particolare sulle testimonianze sfilate in aula durante il processo di primo grado e secondo loro ignorate dai giudici del Tribunale.

In particolare la testimonianza di un sindacalista Uil che ha ricostruito quei concitati giorni del 2008, confermando che i lavoratori avevano attuato diverse forme legittime di protesta, a fronte di ritardi continui nel pagamento degli stipendi, e che anche il giorno della presunta aggressione si stava svolgendo una normale assemblea, che il capocantiere aveva cercato di bloccare.

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