Terzo Livello: la Procura chiede condanna a 6 anni e 6 mesi per la Barrile

Terzo Livello: la Procura chiede condanna a 6 anni e 6 mesi per la Barrile

Alessandra Serio

Terzo Livello: la Procura chiede condanna a 6 anni e 6 mesi per la Barrile

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martedì 08 Ottobre 2019 - 11:50

L'accusa ha chiesto condanne per tutti gli imputati. Sentenza entro fine ottobre

Sono queste le richieste formulate dall’Accusa alla fine del processo Terzo Livello. Il PM Fabrizio Monaco, al termine della sua lunga requisitoria, ha sintetizzato le accuse sollecitando al Tribunale condanne per tutti gli imputati.

Rischiano 6 anni e 6 mesi l’ex presidente del consiglio Emillia Barrile, protagonista principale dell’inchiesta, 1 anno e 8 mesi l’ex presidente dell’Amam Leonardo Termini, Daniele De Almagro. L’accusa ha chiesto condanne anche per il già dirigente comunale di Milazzo Francesco Clemente (2 anni e 10 mesi),  e il costruttore mamertino Vincenzo Pergolizzi, (6 anni) le figlie Teresa (2 anni), Stefania( 2 anni e 4 mesi) e Sonia (2 anni e 4 mesi), gli imprenditori Angelo e Giuseppe Pernicone, (entrambi a 2 anni) di Santa Lucia sopra Contesse, già coinvolti nell’inchiesta Matassa, 4 anni Michele Adige, 7 anni per Marco Ardizzone, Elio Cordaro,(4 anni e 10 mesi)   Tony Fiorino (3 anni) Giovanni Luciano ( 4 anni e 2 mesi) Vncenza Merlino 4 anni e 8 mesi, Carmelo Pullia. (4 anni)

A gennaio scorso era stata assolta Angela Costa, collaboratrice della Barrile, mentre ha scelto la messa alla prova e non compare così al processo l’imprenditore Sergio Bommarito, patron della Fire, il colosso nazionale del recupero crediti.

Toccherà ora ai difensori, gli avvocati Nino Favazzo, Nunzio Rosso, Salvatore Silvestro, Tommaso Autru, Carmelo Scillia, Isabella Barone, Alberto Gullino, Antonio Paratore, Alessandro Billè, Massimo Rizzo, Valentino Gullino e Fabio Repici. Le arringhe difensive sono fissate per i prossimi giorni, fino a martedì prossimo . Un calendario fitto, quindi, che se sarà rispettato porterà alla sentenza entro fine mese.

Amam, Atm e Comune di Messina sono parti civili, assistiti dall’avvocato Giovanni Mannuccia. La Barrile attende la sentenza agli arresti domiciliari, dove è rimasta in tutti questi mesi senza mai chiedere la scarcerazione.

Un vero e proprio processo record, questo, rispetto agli ordinari tempi dei dibattimenti, se si considera che gli arresti sono scattati il 2 agosto del 2018 e il processo è cominciato a marzo di quest’anno. Nel corso dei mesi, si sono susseguite lunghe udienze fiume, quasi tutte all’aula bunker del carcere di Gazzi, servite alla Corte per ascoltare i testimoni citati dall’Accusa e quelli chiamati a deporre dalle difese.

Sul banco degli imputati sono così sfilati quasi tutti i componenti della Giunta di Renato Accorinti, sindaco di Messina fino alla primavera del 2018, quando la Barrile era presidente del consiglio. Un periodo caratterizzato da vivaci scontri politici in aula tra la presidente, la Giunta e il consiglio comunale. Dalle carte dell’indagine della Dia, invece, emerge il profilo “non pubblico” di quel periodo, e la figura della Barrile viene fuori come un vero e proprio sindaco-ombra di Palazzo Zanca, in grado di condizionare molti aspetti della vita amministrativa del palazzo di città. Un vero e proprio total power della consigliera comunale più votata della città, fedelissima di Francantonio Genovese, eletta col Pd poi con lui passata a Forza Italia.

Proprio questa è l’accusa principale mossa dalla Procura di Messina all’esponente politica, aver piegato a interessi privati le vicende pubbliche: dagli affidamenti Amam alle cooperative a lei vicine alle assunzioni all’Atm, passando per le pressioni sugli uffici per sbloccare pratiche agli “amici”.

In questi mesi i tanti testimoni, dai politici di quegli anni ai dirigenti comunali, dai principali imprenditori cittadini ai collaboratori delle cooperative, hanno risposto alle domande del Pubblico Ministero e dei difensori e hanno offerto uno spaccato in parte inedito di tanti passaggi chiave della sindacatura Accorinti.

Tra gli imputati, invece, hanno scelto di farsi interrogare la stessa Barrile, che ha difeso la legittimità del proprio operato, e l’ex numero uno dell’Amam Leonardo Termini, passato da essere amico stretto della presidente del consiglio a suo principale accusatore.

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2 commenti

  1. A prescindere della sentenza la voterei sempre .Almeno faceva una politica viva non questi signori consiglieri anzi esistono ancora ?

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  2. Eller lo disse chiaramente e fu preso a pernacchi dai soliti struzzi che amano nascondere la testa sotto terra.

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